L’esperienza della politica. Un dialogo – Orazio Abbamonte, Italo Bocchino
Orazio Abbamonte, avvocato e docente universitario di Storia della giustizia, e Italo Bocchino, giornalista professionista e deputato nazionale, si sono incontrati e hanno discusso della situazione politica italiana.
Dalla loro conversazione è nato L’esperienza della politica. Un dialogo, testo nel quale tra domande e risposte emerge l’interesse comune di esprimere, in alcuni ambiti, come stanno le cose in Italia.
Bocchino, anche per definire la sua condizione lavorativa attuale, si ritiene una specie di figlio della «rivoluzione dolce» creatasi negli anni Novanta: essa sarebbe il lungo percorso che «passando per consigli comunali, provinciali e regionali» prepara al Parlamento; pertanto definisce, quella attuale, una generazione politicamente di mezzo in attesa di preparare una classe dirigente successiva «all’altezza della nostra Italia».
Riferisce, nelle risposte alle domande del suo interlocutore, un po’ delle sue esperienze personali, manifestando talvolta alcune difficoltà nelle prese di posizione, in particolare dove viene chiamato a contribuire a scelte che riguardano il rapporto tra individuo e società. In effetti è difficile decidere su scelte fondamentali, tanto che si preoccupa se in primis egli ne abbia il diritto…
Interessante, tra i vari argomenti, il dibattito sulle lobbies, termine attribuito a quella zona del Parlamento in cui i rappresentanti dei gruppi di pressione cercano di contattare i membri del Parlamento stesso. Nella pratica si tratta di un gruppo di persone che, attraverso pressioni (anche illecite) su uomini politici e funzionari pubblici, riesce a influenzare e ottenere provvedimenti legislativi o amministrativi in proprio favore. Esse, secondo Abbamonte, sulla scia dell’esperienza statunitense, potrebbero essere un input in scelte appropriate, ma in Italia la situazione appare impropria perché influenzando scelte politiche potrebbero nascondersi dietro il legislatore rimanendo nell’anonimato, influendo così su quella che poi appare una politica irresponsabile. In breve: il tutto viene vissuto come corruzione.
Bocchino considera che se diventano «soggetti istituzionalizzanti» potrebbero essere fonte di guadagno per tutti. Un’organizzazione che finanzia un parlamentare il quale poi, di conseguenza, difende le sue tesi può essere definita corruttiva, anche se non è detto. Egli stesso si è trovato in una situazione in cui il lobbista si tutelava i propri interessi, che però si incrociavano con l’interesse generale. Ma quando questi interessi non “si incrociano” come la mettiamo?
Diciamo chiaramente che le lobbies possono assumere la funzione di proteggere il capitalismo legittimando così la competizione. E ciò non guasta. Ma i contro sarebbero troppi!
Il testo è diviso in brevi capitoli dove si affrontano temi inerenti alla politica e alla “prassi” vissuta dal deputato in questione, come abbiamo già accennato. Fra essi: il Parlamento, visto come una centralità condizionata; tanto è vero che il giornalista considera il parlamentare più che servo del popolo, servo dei suoi singoli elettori, almeno «fino all’epoca dei collegi uninominali maggioritari». Ciò è abbastanza chiaro tuttora al Sud ad esempio, dove il voto viene «contrattato» sulla base di promesse più o meno concrete. Abbamonte addirittura vede questa istituzione un po’ come il capo in alcune tribù primitive:
reso sacer, diveniva intoccabile ma anche puramente rappresentativo, essenzialmente totemico.
In un altro piano sono affrontate La Costituzione e la sua riforma, i quali in un’assenza di forti personalità che riducono il grado di propositività, difficilmente possono essere modificate. A questo proposito riportiamo per intero il pensiero di Bocchino:
Ritengo che il Parlamento non abbia messo mano seriamente alla riforma della Corte Costituzionale perché non si sono voluti affrontare i seri e da tempo irrisolti nodi del coordinamento istituzionale di quelli che definirei veri e propri ‘templi laici’. Consulta, Quirinale, Camere sono in una costante dialettica e sottesa conflittualità, e nessuno vuole farsi carico degli scontri che deriverebbero da un intervento deciso.
Diciamo che i motivi della sua “stabilità” sono parecchi, di diversa natura e culturali, anche se a nostro avviso la Costituzione, formatasi su solide basi, non necessita di clamorosi cambiamenti. O almeno per il momento.
Altre problematiche riguardano i partiti politici (oggi di poca valenza ideologica), visti come mediatori tra l’individuo e la collettività (quindi se ad esempio un partito politico è bloccato trasferisce, di riflesso, la «cementificazione anche nella società» sostiene Abbamonte), e la burocrazia, statica, come del resto tutto l’assetto costituzionale – secondo il nostro deputato – decisamente lenta – concordiamo noi – e principale responsabile della poltroneria con cui cambia il nostro paese.
Tanti in ogni caso gli argomenti – “aperti” alla riflessione per ogni singolo lettore – affrontati dai due interlocutori. E anche in situazioni quasi poco speranzose non si abbattono nel credere a un futuro più certo, migliore.
L’esperienza della politica. Un dialogo
Orazio Abbamonte, Italo Bocchino
Rubbettino
Pagine 100
Prezzo di copertina € 15,00