Diario Civile – Davide Giacalone

Quando l’amore per il proprio lavoro è autentico diventa una forza trainante che sfiora tutta un’esistenza. E la rotta che si insegue rimane ferma, solida, inalterata da nessun commento, sia esso condivisibile o meno.

Nutrire il talento con cognizione e competenza rinforza l’indole di chi lo possiede. Stiamo parlando dell’interesse per l’informazione, per le verità di cui farsi portavoce. Un’informazione senza (almeno in apparenza) pregiudizi, ma che non nasconde il desiderio (giustamente lecito e condivisibile) di una possibilità di miglioramento della vita del nostro paese.

Davide Giacalone è un giornalista che dell’informazione, appunto, ha riempito la sua esistenza; è un “conoscitore” che già al mattino presto, prima di andare a lavoro, finiva di leggere tutti i quotidiani. E ha dedicato la sua attività a temi economici, istituzionali oltre che sociali. Così Diario Civile è un “catalogo” di tutti i suoi interventi giornalieri, dopo il giornale orario delle 7:00 di Rtl 102.5, dal 27 aprile 2004 al 15 luglio 2005.

Si è formato, orbene, nella redazione radiofonica, nel momento in cui si metteva a fuoco un’idea e si esprimeva un’opinione. Frutto di un lavoro quotidiano,

Rtl è stata

la prima radio privata italiana ad avere una redazione giornalistica vera e propria, con un direttore responsabile e professionisti che confezionano un “giornale orario” completo

sostiene Lorenzo Suraci, il quale evidenzia altresì che l’informazione è un «ingrediente essenziale» per l’emittente, e intende avere una valenza immediata per l’ascoltatore. Quella di Giacalone, indi, è un’informazione all’impronta – carpiamo sempre da Suraci – che nasce senza mediazioni.

Dalle pagine del testo in questione si può palesemente notare come le notizie, che il giornalista ha messo su carta, si siano affinate nel tempo. D’accordo con quello che dichiara il suo prefatore, il quale tra l’altro le considera «nette», colpiscono tutti quelli che per natura sono portati alla riflessione.

Come già anticipato, esso comprende un insieme di interventi quotidiani, riprodotti e messi per iscritto, ma senza alterazioni di quanto esposto durante la “messa in onda”. Questa condizione è stata voluta – ci dichiara l’autore – per onestà; tanto che gli errori (nell’eventualità ce ne fossero) sono rimasti per far sì che il lettore possa valutarli proprio per quello che sono.

Egli considera laico lo Stato, e quindi «un sistema la cui superiorità non deriva da investitura divina, ma da faticosa sperimentazione di vita, di storia»; sostiene poi che l’Italia, dove alcuni «temono il nuovo e preferiscono conservare i privilegi del passato», dovrebbe essere più libera, con meno vincoli da parte della Pubblica amministrazione e maggiori responsabilità; invita all’abbattimento del monopolio o dell’oligopolio, della privatizzazione che sembra impoverire la collettività (ricordiamo che si è impegnato nella battaglia contro i monopoli nei settori delle telecomunicazioni e dell’emittenza televisiva); “reclama”, inoltre, ai giovani una maggiore preparazione qualitativa culturale.

Appare chiaro a molti come la formazione universitaria sia in procinto di diventare prerogativa dei più ricchi. Dove ce ne accorgiamo?

Dunque: è possibile a tutti iscriversi, studiare e laurearsi. Il problema è che oggi la sola laurea non basta. Di conseguenza bisogna investire nei corsi post laurea (i master, ad esempio) che non costano poco. Così il laureato e basta rischia di rimanere disoccupato. Chi, invece, disponendo di capitale, può acquisire (e “accumulare”) qualifiche, prosegue.

La soluzione, secondo il giornalista, potrebbe essere la selezione. Insieme a una buona dose di competizione essa premierebbe i più bravi e meritevoli. In questo modo gli incapaci si arresterebbero alla frontiera. Ma siamo sicuri che nelle selezioni campeggerebbero davvero i più competenti?

Diverse sono le discussioni che Giacalone argomenta in modo succinto e fluente. Ricordiamo che il libro è una raccolta di idee, di disagi, e in essi prevale, di solito,

il conformismo, il luogo comune, il non dire quel che si ritiene impossibile, con ciò stesso sopprimendo il riformismo possibile.

Tutto questo perché la crisi sta nella classe dirigente che sembra non avere intenzione di raccontare il passato, e incapace, probabilmente, «di pensare il domani».

Questo lavoro, però, sa essere anche un insieme di avvenimenti di svariata natura: economici, etici, geografici, politici, religiosi, sociali, ecc. Ne affronta di validi, considerevoli e attuali: cronaca, islam, governo, lavoro, scuola, ecc. Ogni tema, poi, sembra ricondurre a una comune chiave di lettura, riassumibile in una affermazione di Suraci: «ritengo sempre che la via sbagliata sia quella degli “aiutini”, mentre quella giusta è la via della libertà e della competizione».

Diario Civile
Davide Giacalone
Rubbettino, 2005
Pagine 344
Prezzo di copertina € 12,00

Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist