L’uomo che amava dipingere – Vincenzo Borriello

 

Quando l’arte diventa strumento rivoluzionario prima di tutto contro se stessi ecco che i valori per cui abbiamo sempre creduto crollano. Così una passione può assumere un potere controproducente in quanto non è praticata liberamente.

Il protagonista del libro di Vincenzo Borriello è un pittore, condannato perché ha dipinto una donna nuda. La vicenda è narrata in Iran, dove la moralità viene imposta dal regime e dove per essa si muore.

Il testo è un preciso richiamo alla denuncia e violazione dei diritti umani, con una precisazione rivoluzionaria che riguarda l’arte in tutte le sue forme, in uno spazio dove molta gente si lascia manovrare e dove per vivere è fondamentale riuscire a scuotere le coscienze.

Oltre alla celebrazione dell’ingegno artistico come funzione catartica e, quindi, libera ecco un’altra importante caratteristica che emerge dalla lettura: il tradimento. L’uomo viene denunciato e tradito dallo zio che, chissà per quale arcano motivo, consegna il nipote alla morte.

Il testo sottolinea la condanna eccessiva: morire per offesa alla moralità dettata dall’alto e non condivisa. Ma è anche vero che dalla morte si può rinascere: e così mentre il giovane muore… il suo quadro rivive divenendo simbolo di un Iran finalmente libero.

L’uomo che amava dipingere
Vincenzo Borriello
Aurea, 2010
Pagine 64
Prezzo di copertina € 11,00

 

 

Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist