Simone Lega: quanto l’odio e la vendetta possono essere pericolosi

Da Siracusa, il cui sostrato greco rimanda alla tragedia, erano nate Le Megere, una storia di femminicidio al contrario dove l’indignazione dell’uomo aveva dato vita alla rabbia e al male. Con l’autore, Simone Lega, abbiamo voluto approfondire l’argomento, riflettendo sui sentimenti sempiterni che generano tanta malvagità, come la paura e l’insicurezza.

Come nasce la sua narrazione, dove ha tratto la sua ispirazione?
È successo parecchi mesi fa. Era il tramonto e ho notato che la più piccola delle mie nipoti – cinque anni – fissava preoccupata l’edificio di fronte. Quel palazzo è pieno di finestre cieche e ho immaginato la reazione di mia nipote se all’improvviso qualcosa di spaventoso si fosse affacciato da uno di quei davanzali decrepiti. Ho pensato al volto di una vecchia strega. Ho immaginato mia nipote che correva a rifugiarsi in casa ma trovava le serrande chiuse. Poi ho provato a cercare un motivo per cui una vecchia strega dovesse starsene in un edificio scalcagnato a spiare una bambina. E da lì è nato Le Megere. Più o meno il processo di ideazione è stato questo.

L’odio e la vendetta sono sentimenti molto pericolosi, secondo lei l’uomo perché odia?
Credo che l’odio nasca dall’insicurezza. Odiamo chi in qualche modo minaccia la nostra stabilità e autostima. Chi è più bello, più intelligente, chi è più ricco. Ma anche chi ha cultura diversa, tradizioni diverse, colore di pelle diverso. Odiamo chi è diverso perché temiamo che ci contamini. Odiamo la fidanzata che vuole lasciarci o l’affascinante collega di lavoro della nostra donna perché temiamo che ce la porti via. Odiare è istintivo, come amare. La differenza è che l’odio è contagioso. L’odio genera altro odio. L’amore non genera amore. Una coppia innamorata che passeggia per strada non ispira amore in chi la guarda, anzi spesso attira gli sguardi di fastidio di chi è solo, magari l’invidia di chi è insoddisfatto. Insomma perfino l’amore il più delle volte finisce per generare odio. Nel mio racconto non ho specificato il perché di tanto odio da parte delle Megere. In fondo le streghe sono sempre state il simbolo del male, e inoltre ho pensato fosse evidente in un contesto sociale come quello attuale il motivo per cui le donne dovrebbero rivoltarsi contro i maschi.

Lei è di Siracusa e nel suo racconto è evidente l’impatto greco che fa da sostrato: qual è la peculiarità secondo lei che tutt’oggi emerge nelle donne sicule eredi di tanta storia?
Direi una certa tendenza alla tragedia

Il femminicidio al contrario: come mai questa scelta?
Scelta dettata dalla rabbia e dalla vergogna. Rabbia nel pensare al padre, al fratello, all’amico di una delle purtroppo tante donne massacrate dalla follia di un uomo. Vergogna perché quando succedono casi del genere mi vergogno di essere maschio e avverto nel mio piccolo la necessità di esprimere indignazione. Il risultato finora sono alcuni racconti, tra cui Le Megere.

Come è possibile liberarsi dalla paura secondo lei?
Forse si potrebbe cominciare imparando a conviverci. Già sarebbe un buon risultato. La paura può essere anche comoda, una scusa per rimanere rintanato nel tuo buco. Posso dire che alcune, solo alcune, delle mie paure le ho affrontate e vinte. E dopo ci si sente veramente bene.

Cosa pensa della morte?
Tempo fa scherzando con un amico dicevamo che sarebbe il caso di organizzare dei sit-in di protesta permanenti per l’abolizione della morte. O quantomeno affinché si sveli il mistero di ciò che c’è dopo. Penso che questa cosa della morte sia una gran porcata. Cerco di guardarla in maniera positiva, dicendomi che sarà un cambiamento e non la fine di tutto, ma dentro di me c’è sempre una voce che ripete che dopo la morte non c’è niente, e che so benissimo che smetterò di esistere e basta. E in contemporanea ho un flash di me stesso mentre esalo l’ultimo respiro con gli occhi sgranati per il terrore, prima di trasformarmi in un fantoccio inerte.

…e della vita?
Il problema della vita è che per viverla pienamente e far sì che tutto fili liscio è necessaria l’esperienza. Fare le scelte giuste o sbagliate dipende in gran parte da questo – e dalla fortuna, ovviamente. Purtroppo però l’esperienza si acquisisce quando i giochi sono ormai fatti, quando solitamente è troppo tardi e le occasioni sono sfumate. Quindi io credo che la vita bisogna viverla così com’è, senza badare troppo ai fallimenti o a tutte le volte che “non ci abbiamo provato”. Oggi vivere sembra sia tutta una questione di bilanci e sensi di colpa, vincere o perdere, andare avanti o restare indietro. Bisogna rilassarsi. E se andrà male e finiremo sotto un ponte… magari potrebbe anche essere meno brutto di quel che si pensa. In fondo siamo solo esseri umani che corrono in circolo senza neanche sapere perché.

 

 

Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist