Ancora giornalisti in carcere

 

 

Superata la crisi istituzionale del caso Sallusti la politica si è acquietata e cincischia sulla depenalizzazione del reato di diffamazione a mezzo stampa. Intanto i giornalisti in carcere ci vanno davvero. Accade ora a Maurizio Cangemi, 79 anni, che su disposizione della Procura Generale della Repubblica di Catania ed a firma del sostituto procuratore generale Elvira Tafuri, è stato dapprima portato in Questura a Reggio Calabria e, poi, nella Casa Circondariale “San Pietro” dove deve scontare due anni di pena residua. Il reato che lo ha fatto rinchiudere in carcere, ad una età che è vietata dalla legge, è la diffamazione a mezzo stampa durante la direzione del periodico Il Dibattito e il rifiuto di rivelare la fonte delle proprie notizie. Comportamenti tutti ritenuti perfettamente legittimi dalla Corte dei diritti di Strasburgo che ha ripetutamente affermato che nessuno Stato può ostacolare la funzione di “cane da guardia della democrazia” dei giornalisti. L’Unione cronisti sottoscrive pienamente l’appello del Segretario della Fnsi Franco Siddi al Parlamento perché superando tatticismi e veti incrociati si decida a varare una normativa in linea con i principi di civiltà giuridica europea.

 

Da: Assostampa FVG