Confessioni ultime – Mauro Corona
La strage del Vajont, che risale al 9 ottobre 1963 è ancora viva nel ricordo degli abitanti di quella terra friulana, Longarone e dintorni, diventata purtroppo conosciuta per questo disastro umano, dovuto all’inondazione della diga che causò la morte di quasi duemila abitanti.
Il livello della diga del torrente, in quegli anni, era stato aumentato per via della stagione poco piovosa, dunque per compensare alla crisi dell’acqua e far sì che la produzione idrica continuasse a essere funzionante. Ma il caso volle che dal monte Toc una frana precipitò in quella diga provocando il disastro nei territori circostanti.
Mauro Corona, che ha vissuto la tragedia, dal momento che è nato e vive a Erto (Pordenone), zona toccata dalla frana, non può dimenticare l’errore umano che costò la vita a così tante persone. Nel suo ultimo lavoro, Confessioni ultime (edito da Chiarelettere) si occupa (e preoccupa) di raccontare se stesso, della sua Erto che muore, del territorio dimenticato e della sua vita: scrive un monologo interiore per confessare le sue fragilità a chi non le ha conosciute.
Il Vajont è materia delicata, da silenziare. Ora sono quasi cinquant’anni (il 9 ottobre), il Vajont non va dimenticato, ma nemmeno usato per notorietà e per visibilità personali. La memoria del Vajont va programmata, perché non si possono dimenticare questi duemila morti uccisi da cinici farabutti. E per salvare la memoria, bisogna proporre cose utili.
Tanti i temi affrontati nelle sue pagine: non mancano la politica, la montagna, la morte, il senso di responsabilità, l’amicizia e l’amore. Un Corona maturo, del resto come lo è sempre stato, perché chi nasce in una terra dove per guadagnarsi da vivere bisogna lavorare sodo la solidità dell’animo non può venire meno.
Vorrei vedere il mio volto dopo che sarò morto, vorrei vederlo, almeno per una volta, rilassato, lisciato, disteso, sereno, pacifico, anche solo pochi secondi. Per vederlo così dovrò essere morto e i morti non vedono più… Solo da morto, credo, il mio volto sarà rilassato.
La morte stende e distende. Fin da piccolo, da bambino, ho avuto un volto impaurito, un volto tirato, teso, ansioso, inquieto, angosciato, triste, deluso, amareggiato, sconfitto, rassegnato, avvilito e si potrebbe andare avanti. A volte arrabbiato, irato, altre contuso e tumefatto, altre sporco, mai disteso. Ho eliminato gli specchi, non mi hanno mai ridato un volto tranquillo come acqua ferma, per questo evito gli specchi. Quando vedo il mio volto, quella tragica maschera di dolori e fallimenti e menzogne e sconfitte, penso a coloro che hanno contribuito mettendocela tutta a ridurlo così, io per primo. E ormai non cambia più, si è irrigidito, imbalsamato, fermo e secco in quei tratti angosciati che hanno piallato ogni dolcezza.
Un testo che ha tanto da trasmettere al suo pubblico, che lo accetta così com’è, senza mai giudicarlo. Un libro che contiene un filmato di Giorgio Fornoni, le cui immagini possono arrivare alla mente ancor prima della scrittura.
Confessioni ultime
(con dvd di Giorgio Fornoni)
Mauro Corona
Chiarelettere, 2013
Pagine 128
Prezzo di copertina € 13,90