Stefano Mancini, dal giornalismo al romanzo fantasy

Le Paludi di’Athakahè è il romanzo fantasy di Stefano Mancini di cui ci parla in questa intervista. Mancini è un giornalista e uno scrittore che ama molto il suo lavoro. In questo romanzo ha dato tutto se stesso e dietro la sua riuscita c’è il grande impegno e lavoro che è proseguito nel corso del tempo. Il genere che lui ama di più è proprio il fantasy come possiamo capire già dal titolo del testo.

Di cosa parla il suo libro?
Si tratta di un romanzo al quale sono molto legato, per tutta una serie di motivi. Era un progetto ambizioso che coltivavo da tempo. Il desiderio (e spero di esserci riuscito) era di raccontare un’epopea grandiosa, un’opera epica. Mi ci sono dedicato anima e corpo per quasi un anno, tra stesura e revisioni. E il risultato mi soddisfa. Trovo che sono riuscito a ottenere lo scopo che mi ero prefissato, ossia raccontare una bella storia, che tenesse il lettore incollato alla pagina e che gli permettesse di distrarsi passando un po’ di tempo in un altro mondo. Come dico spesso alle presentazioni, non si tratta di un capolavoro assoluto della letteratura, né questo del resto era il mio scopo quando l’ho scritto. Ma sono pronto a dire che leggendolo difficilmente si rimane delusi.

Scrittore e giornalista: a quale si sente più legato?
Come passione indubbiamente al mio essere “scrittore”. Come lavoro al giornalismo. Se dovessi scegliere, però, non avrei dubbi, del resto il primo mi fa vivere, il secondo mi da vivere. Sono comunque due aspetti diversi e hanno entrambi importanza. Diciamo che sono uno di quei pochi fortunati che è riuscito a far coincidere la propria passione con il proprio lavoro. Certo, se potessi vivere e guadagnare solo scrivendo romanzi, sarei la persona più felice del mondo. Mi sto adoperando, ma di strada ne ho da fare e per il momento mi accontento così.

Il suo scrittore preferito?
Ne ho molti, perché sono un lettore “onnivoro” e mi piace spaziare. Ultimamente mi sono molto appassionato a Carlos Ruiz Zafòn, un autore che non scrive il mio stesso genere, ma ha un talento davvero eccezionale. Però devo dire che leggo veramente di tutto e ho una predilezione per Stephen King e Glen Cooper. Del primo adoro la sua capacità di inventare storie e del secondo lo stile asciutto e stringato. Ovviamente, poi, non posso non citare il Maestro John Ronald Reuel Tolkien, per me fonte d’ispirazione continua. Ultimamente, infine, sto leggendo anche molti italiani, soprattutto esordienti, perché credo sia giusto dargli spazio e soprattutto aiutarli a emergere.

Di che genere si tratta?
Il mio è un romanzo fantasy. Come ripeto spesso a chi me lo chiede, si tratta di un fantasy di stampo “classico” per quel che riguarda l’ambientazione, che si rifà ai maestri del genere, Tolkien su tutti. Posso però affermare, e dubito di poter essere smentito, che presenta connotati di grande originalità, come mi è stato fatto notare più spesso anche dai miei lettori.
Tanto per cominciare nello stile, meno descrittivo e “lento”, di quello tradizionale del fantasy. E poi nella trama. Il mio romanzo, infatti, non ricalca la “solita” avventura, quella in cui una compagnia di eroi ha il compito di distruggere/trovare/creare un oggetto magico per salvare il mondo. Il mio è più un affresco fantasy, in cui presento due stirpi ben distinte: elfi e nani, protagonisti della storia a discapito degli uomini, che invece ho relegato a ruolo di comprimari, trasformandoli in creature primitive, che ancora vivono nelle grotte o nelle palafitte e hanno uno sviluppo tecnologico pressoché nullo, un po’ com’era per noi cinque o diecimila anni fa.

La storia prende avvio con un’epica battaglia che determinerà l’ascesa definitiva di leader “mondiali” di elfi e nani, a vantaggio di uomini, appunto, e altre creature arretrate come orchi e goblin. Lo scorrere della storia, però, ci mostrerà che due “superpotenze” sullo stesso scacchiere non possono coesistere senza venire allo scontro. Il mio obiettivo, infatti, era raccontare questo deteriorarsi dei rapporti, questa sete di conquista che porterà i due antichi alleati l’uno contro l’altro. Ma anche raccontare qualcosa che, da Tolkien in poi, è sempre stato un tratto dominante dell’ambientazione fantasy, ma che nessuno aveva mai descritto nel dettaglio: l’odio e la rivalità atavica fra elfi e nani.

Il suo stile?
Faccio dello stile uno dei miei punti di forza. Da quando ho cominciato a scrivere, esso è andato cambiando ed evolvendosi (mi auguro in meglio). Mi è stato fatto notare che leggere i miei libri è un po’ come guardare un film, per il modo in cui presento le scene e sviluppo la trama. Cerco di dare realismo e veridicità ai miei personaggi, agli eventi che li coinvolgono e all’ambientazione. Per farlo, però, a differenza dei maestri del genere fantasy, utilizzo uno stile più moderno, meno cadenzato e quasi privo di descrizioni; uno stile più asciutto, che va dritto al punto e che colpisce il lettore con la forza delle immagini. Punto moltissimo sul dialogo. Non credo di sbagliare se dico che il 70% dei miei romanzi siano discorso diretto. Questo perché trovo che il dialogo dia realismo e freschezza all’azione, portando avanti la storia senza appesantirla con inutili e verbose descrizioni. E i personaggi emergono più vividi dalla pagina.

A chi vuole dire grazie per la nascita di questo libro?
Beh, per prima non posso non citare la mia casa editrice, la Linee Infinite. Non tanto (o non solo) perché hanno avuto il coraggio/volontà di puntare su di me, nonostante prima d’allora avessi pubblicato appena due altri romanzi; ma anche perché si tratta di seri professionisti, gente che fa questo mestiere con impegno e abnegazione, togliendo tempo anche alla propria vita privata. Gran parte del merito, poi, va alla mia editor, Chiara Guidarini, che si è letteralmente innamorata della mia storia e dei miei personaggi, spingendo per la mia pubblicazione. E poi grazie sicuramente ai miei lettori, perché mi danno sempre molti consigli e mi indicano quegli accorgimenti per perfezionare i miei libri. Il loro aiuto è fondamentale.

Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice