In 3D – Francesca Omaggi

Francesca Omaggi racconta l’esperienza di vita di tre donne, Veronica, Anna e Cristina, tre entità diverse, uniche come genere, alle prese con l’amore In 3D, edito da Guasco. Coglie in profondità tre dimensioni del mondo femminile, vissute dalle tre donne in modo differente, paragonabili alla visione di un lembo di mare limpido e calmo, illuminato e trafitto dai raggi del sole, che lascia calare lo sguardo partendo dalla superficie per scendere lentamente in profondità e vedere così le diverse intensità di colore, tutte appartenenti allo stesso mare. Si vivono sensazioni diverse secondo dove si ferma lo sguardo, allo stesso modo di come la natura della donna vive, nel mare dell’amore, quello materno, quello casto e quello civettuolo. Tuttavia l’amore che l’autrice mette in evidenza rappresenta la meta, lo scopo, il fine, come passaggio obbligato della vita, come qualcosa senza la quale la vita stessa non avrebbe senso, al di là della dimensione in cui esso è vissuto.
Veronica, la ragazza dal passato triste, segnata dalla separazione dei genitori, in quella infanzia critica, subisce, nella sua interiorità, il lievitare di una maternità precoce, proiettata come desiderio di genitura nell’età adulta, desiderio non recepito da Marco, compagno immaturo, che non intuisce e né percepisce quella interiorità, già da tempo fecondata pur non avendo avuto figli, ma resa madre dagli eventi, generatori di comportamenti, sentimenti e desideri che inesorabilmente percorrono per intero l’arco della vita. Questo accadeva a Veronica che già avvertiva la maternità mentalmente:

Contemplò l’idea di diventare madre a sua volta, immaginando l’abbraccio stretto di due manine, di baci umidi sulle guance, al profumo di latte e biscotti. Mentalmente pensò ad accarezzare una testolina riccioluta abbandonata su un cuscino e le sembrò di sentire quel sospiro, segno di un sonno tranquillo, proveniente da un lettino profumato di borotalco.
Sorrise tra sé per quelle immagini, soppiantandole sbrigativamente con quelle meno romantiche, ma più realistiche…

L’abbandono di Marco e il ripiego alle origini:

…Se ti va potremmo trascorrere insieme questo Natale…ho nostalgia dei tuoi baci e dei tuoi rimproveri. Mi manchi. Ciao mamma, stai bene… ovunque tu sia!

La fine di un rapporto col proprio uomo e il rigenerarsi di un nuovo rapporto, quello dell’amore materno, conclude e caratterizza tutto il racconto, come messaggio dell’autrice inteso a far capire che ogni individuo, per vivere, non può fare a meno di essere amato.

Dopo Veronica l’autrice ci presenta Anna, monaca, che in punto di morte racconta al prete confessore il segreto che le ha condizionato l’intera vita. Affiora così come la castità con cui realizzava la sua vocazione fosse portatrice di energia spirituale che libera l’amore dall’egoismo e dall’aggressività, ove la sessualità diventa personale e umana ed integrata, fra persona e persona, in un dono reciproco totale e illimitato nel tempo, che caratterizza la vita di questa donna fino alla sua dipartita. Per una vita intera non seppe perdonarsi quella che chiamò “viltà”:

La mia viltà, la mia ipocrisia – Suor Anna pianse, senza lacrime – questa, se mai il Signore me la perdonasse, sarebbe la colpa che non riuscirei mai a cancellare dalla mia anima: il tradimento dei sentimenti del prossimo!
Di fronte a questa rivelazione Don Claudio abbassò istintivamente lo sguardo in segno di rispetto per la dignità con cui Suor Anna aveva aperto la sua anima.

L’ultima protagonista è Cristina, che parla con il suo lui in prima persona, incontrato sul treno dopo tante relazioni sbagliate e alla ricerca di quella giusta. Inizia così un rapporto volto alla trasgressione delle regole per demolire quel modello su cui poggiava l’amore fallimentare del passato. A volte le ferite non si chiudono del tutto e il dolore, quando prende il sopravvento, porta allo sdoppiamento della personalità.

Non potrò soffrire dell’assenza di te perché nel mio presente non ci sei mai stato, non ti sei seduto in nessuna sedia della mia casa, non hai mangiato nella mia cucina, non hai mai dormito nel mio letto. Nel mio vivere non potrai lasciare vuoti, pause e interlinee imbarazzanti, i momenti vissuti con te sono scollegati dalla vita che conduco abitualmente.
Sei il mio spazio nel weekend, da rimpiazzare in qualche modo, ma l’impianto della mia esistenza non subirà scosse e cedimenti. Me lo ripeto così chiaramente che quasi mi convinco. E in cuor mio, per la prima volta, spero che per te sia lo stesso.

Così quando l’uomo del weekend sparisce anche questa storia, come le altre, arriva al capolinea, richiamando quell’aforisma di Friedrich Nietzsche, che l’autrice pone all’inizio del libro come riferimento utile e necessario: «Diventa ciò che sei».
Comunque se, all’inizio del libro, il richiamo a Nietzsche da parte dell’autrice è stato propedeutico, in conclusione affiorano le maschere di Pirandello, quelle maschere che non esistono nell’età infantile e nella vecchiaia. Suora Anna infatti butta la maschera, esempio di inutilità della finzione nell’età avanzata, ma che nell’età matura consacra il nascondiglio nel quale l’uomo si rifugia nell’illusione di scoprire la strada che porta alla felicità. Francesca Omaggi è stata brava nel farci vedere questa maschera nel modo tridimensionale dell’essere donna: Veronica che la indossa con difficoltà, Anna, la monaca, che la getta via definitivamente e Cristina che ne usa diverse.

 

IN 3D
Francesca Omaggi
Guasco editore, 2013
Pagine 160
Prezzo di copertina € 14,00

Franco Santangelo

Critico e Storico