Deus caritas est – Benedetto XVI

In occasione delle feste natalizie in corso ci piace ricordare la pubblicazione, di esattamente 8 anni fa, nel periodo d’avvento, dell’enciclica di papa 
Benedetto XVI. Essa affronta
 una tematica sulla quale parecchi hanno parlato e continuano a 
dibattere: l’amore.
 Questa volta, però, l’argomento parte da un punto di vista 
più che religioso, storico-teologico. E viene affrontato, 
nella prima parte, analizzando le due parole greche che in maniera
 diversa parlano d’amore: eros e agape. Il primo allude chiaramente alla 
sensualità, il secondo alla disciplina, alla purezza, al 
sentimento d’affetto che dovrebbe essere duraturo e che confina con la 
caritas.

D’accordo con quel che 
è scritto, ognuno desidera un amore certo, per 
niente insicuro e che non si limiti all’ebbrezza del solo istante. Ma 
non per questo è d’obbligo bandire e attutire l’eros in nome 
del solo agape e/o viceversa.
 Pare che l’interesse della prima parte di questo testo voglia essere
 quello di giustificare l’agape con un ragionamento persuasivo che
 inviterebbe l’uomo a ricercarla tenendo a bada l’eros. Ma ci chiediamo: 
come può la chiesa parlare d’amore, riflettere sulla coppia, 
e soprattutto parlare di eros, talvolta dettando legge, quando essa per 
prima non ha esperienza diretta perché non provata (visto che i preti
 sono single)? 
Perché dare un unico significato alla parola amore, 
unificare le sfumature di significato in un unico termine?

È chiaro a 
tutti che l’amore verso il prossimo è diverso da quello
 verso un uomo e una donna e, ancor più, da quello verso Dio. Senza nulla togliere all’amore verso Quest’ultimo, che è 
contemplativo, mistico, ascetico ecc. non è possibile 
renderlo uguale a quello per una persona con cui si sceglie di vivere,
 e dove subentra la carnalità. Quindi perché
 cercare di trovare delle giustificazioni per parlare di un amore unico, 
che accolga tutti i vari significati? I greci avevano ben compreso 
prima di noi, dando appunto il giusto nome a ogni tipo di emozione. Non ci sarebbe motivo, dunque, di “nobilitare e purificare” l’eros, considerando che 
l’amore puro e nobile consiste già nell’agape.

Si parla, poi, di uomo e donna che solo insieme acquistano completezza; allora preti, vescovi e uomini di ordine religioso in 
genere, sono incompleti?
La lettura è piacevole, gli argomenti coinvolgenti e di
 estrema riflessione, ma tutto ciò non risolve quel quid che
 anzi diventa sempre più dubbioso suscitando critiche e
 confermando alcune incoerenze di base.

Deus caritas est
Benedetto XVI
Libreria Editrice Vaticana, 2005
Pagine 112
Prezzo di copertina € 7,00

Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist