Roberto Russo e la scrittura nobile

Roberto Russo è scrittore, ma conosciuto ai più come editore della casa editrice Graphe.it, nata nel 2005. Ha scritto diversi libri, non sempre pubblicati dalla sua azienda. Si distingue per l’eloquente stile narrativo, erudito, elegante e piacevolmente garbato, e noi abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo meglio in occasione del suo ultimo racconto, pubblicato, in ebook, per l’anniversario di fondazione della Graphe.it. Ci ha parlato di come gestisce il suo lavoro redazionale e quanto l’amore per la scrittura sia stato fondamentale per il suo percorso dove gentilezza, chiarezza, fiducia ed educazione, oltre che professionalità, sono stati indispensabili. E ci ha fornito persino delle indicazioni su come si può viaggiare contemporaneamente in più posti, tra fisicità e intimità, risparmiando così tempo e costi.

Il suo ultimo libro, Terre nuove, è ambientato nell’Ottocento e ha come protagonista un amore omosessuale: come mai questo ritorno al passato con un tema che oggi è molto attuale?
Terre nuove è un racconto che è nato qualche buon anno fa, in un periodo in cui mi piaceva un po’ sperimentare e, soprattutto, contaminare i testi che scrivevo con quelli di altri autori. A un occhio attento, non sfuggiranno che ci sono espressioni che provengono da Umberto Eco o da Sebastiano Vassalli. Il testo è stato poi pubblicato da Mondadori in un’antologia. E ora l’ho ripreso, rivisto, aggiornato e pubblicato in ebook. Il tema dell’amore omosessuale è incidentale, diciamo così: è una storia d’amore, questo sì. Il fatto che poi sia una storia d’amore e di passione tra due uomini, dal mio punto di vista è secondario. L’amore è amore: prescinde e supera le classificazioni di genere.

Lei, oltre che scrittore, è un editore: cosa deve comunicare un libro al suo pubblico? Quali sono gli elementi essenziali che non possono mancare?
Credo che un libro – di qualunque genere (cartaceo o digitale, saggistica o narrativa o poesia o altro) – debba comunicare passione. Il lettore (figura che spesso in Italia viene bistrattata, visto che si parla quasi solo di autori ed editori e i lettori vengono tirati in ballo solo quando li si accusa di non leggere…) capisce se un libro è scritto per passione o per meri motivi commerciali: lo si intuisce da come è scritto, da come è realizzato, da come è proposto. Da qui scaturiscono gli elementi essenziali che non possono mancare in un libro: attenzione ai dettagli, cura dei particolari e simili. Gli errori capitano e, a mio modo di vedere, non inficiano la qualità di un libro; sono molto più gravi altri errori (tipo: una copertina messa lì solo per catturare l’attenzione e che poi non copre un bel niente).

Un editore come gestisce il suo lavoro di redazione?
Credo che dipenda molto dalla personalità dell’editore. Posso dirle come gestisco io la mia redazione che è virtuale, nel senso che i collaboratori sono in varie zone d’Italia. Anzitutto c’è la fiducia: se affido un incarico a una persona, poi mi devo fidare di quello che fa. Posso, senza dubbio, dire la mia, ma non posso stare lì a mettere in dubbio ogni cosa, altrimenti non si lavora più (né la persona incaricata, né io). Poi c’è bisogno di chiarezza: non posso pretendere che gli altri intuiscano quello che io ho in mente e nemmeno loro possono avere tali pretese con me. Si dice quello che si pensa, quello che si ha in mente in maniera chiara e gentile. Ecco, la gentilezza e l’educazione sono l’altro aspetto del lavoro, soprattutto per una redazione che spesso si sente solo per email o in chat: bisogna essere gentili sia perché si ottengono più cose, sia perché si lavora meglio. E poi, lo sappiamo tutti, per email si può fraintendere benissimo: quindi chiedere scusa deve essere uno degli atteggiamenti basilari.

Qual è il suo romanzo preferito e perché?
Citerei La chimera di Sebastiano Vassalli: è stato il primo romanzo di quest’autore che ho letto e che mi ha fatto innamorare del suo modo di scrivere. Inoltre, ma non saprei dire per quale meccanismo, mi ha fatto nascere la passione di leggere in maniera diversa: senza dubbio di seguito, ma anche cercando di capire il lavorio dell’autore che c’è dietro al testo che abbiamo tra le mani.

Le piacerebbe raccontare qualcosa di sé che ha segnato la sua esistenza e, dunque, trasmettendola qualcuno potrebbe trarne beneficio?
La domanda è impegnativa! Potrei dire che mi ha molto aiutato usare i mezzi pubblici. Che c’entra? Per anni e anni ho viaggiato con i mezzi pubblici di tutti i tipi e ho avuto l’occasione, così, di leggere tantissimo: durante le attese dei bus (a Roma, soprattutto…), nel corso di spostamenti in treno, agli aeroporti in attesa di partire o attendendo qualcuno che tornava… Sempre con un libro in mano (e oggi è ancora più facile con gli ebook, visto che si possono portare centinaia di libri appresso!). Il viaggio diventava così più breve e io, in realtà, di viaggi ne compivo due: uno fisico, con il mezzo di trasporto, e l’altro intimo, tra le pagine del testo. Quindi, sì: direi di viaggiare di più con i mezzi pubblici (che poi serve anche a decongestionare il traffico!)

Che consiglio vorrebbe dare ai ragazzi che vivono nella precarietà dove i sogni non sono più realizzabili?
La professoressa di Lettere al liceo ogni tanto ci assegnava come compito a casa quello di pensare a un determinato argomento: ci diceva anche quanto tempo dovevamo pensare (si andava dai quindici minuti all’ora). Io (e molti altri compagni di classe) spesso snobbavamo questo lavoro e ci dedicavamo ad altro (latino, greco e matematica!), però poi in classe nascevano discussioni interessanti. Credo che oggi sia necessario veramente fermarsi un po’ e pensare: a sé, ai sogni, all’amore. I giovani (e non solo) sono bombardati di informazioni, proprio a partire dalla scuola che ha perso di vista il suo senso etimologico di luogo di ri-creazione ed è diventata un posto in cui si fanno fare cose. Se ogni tanto si spegnesse tutto (computer, tv, telefoni, tablet e anche i libri) e ci si dedicasse semplicemente a pensare, forse i sogni potrebbero diventare più realizzabili perché si saprebbe come fare. Non è facile, certo, ma non è che sia sufficiente chiudere gli occhi per sognare.

Ha progetti futuri?
Con la casa editrice abbiamo diverse pubblicazioni: sta per uscire un testo sul rapporto tra bambini e animali, poi a marzo una fiaba il cui ricavato andrà in beneficenze; a maggio una serie di testimonianze sulla fecondazione assistita e poi a giugno lanceremo una rivista di filosofia Animot. Poi in ballo altre pubblicazioni.
Per quel che mi riguarda, c’è il classico romanzo nel cassetto (da intendere proprio letteralmente: ho smarrito il file e ho solo il cartaceo, nel cassetto). Sta lì da dieci anni e altri dieci ne passeranno senza dubbio prima di tirarlo fuori e rileggerlo.

*La foto di copertina, che ritrae Roberto Russo, è del fotografo Simone Di Camillo

Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist