Premio Letterario Internazionale Europa al poeta Roberto Malini

Dopo la selezione ufficiale, il poeta Roberto Malini ha ottenuto il terzo premio, con targa e menzione su diploma alla XV edizione del Premio Letterario Internazionale Europa, che ha sede a Viganello (Svizzera), per la raccolta edita di poesie Dichiarazione (Edizioni Il Foglio 2013). La cerimonia di premiazione avverrà domenica 11 maggio 2014 alle ore 11 presso l’Istituto Comprensivo Statale di Porlezza (Como). Il Premio Letterario Internazionale Europa è organizzato dall’Università della Pace – Universum Switzerland di Viganello. Per il suo impegno nel campo della cultura legata al rispetto dei diritti umani e per la sua opera di difensore di essi, Roberto Malini aveva già ricevuto il Premio Phralipé 2013 e commenta:

Sono particolarmente lieto di aver ricevuto questo riconoscimento con un libro che parla di rom, di rifugiati, di emarginati, in un paese come l’odierna Svizzera, così ostile alle minoranze etniche e spaventata dalle diversità.

Qui di seguito, un estratto della recensione della raccolta premiata, scritta da Marisa Cecchetti:

Con prefazione di Els de Groen, questa nuova raccolta di Malini, ‘Dichiarazione’ (Ed Il Foglio), nelle sue cinque sezioni, torna a richiamare l’attenzione sui diritti umani. Una parte importante del testo è dedicata alle vittime della Shoah, perché è fondamentale la memoria per costruire il presente. Il passato deve essere conosciuto, non cancellato. Troppe divisioni, abusi, prepotente, violenze, troppo sfruttamento, strumentalizzazione, schiavitù, hanno luogo nel mondo, a dimostrare che c’è una certa umanità che non vuole imparare dalla storia, i cui crimini nega e cancellerebbe volentieri: “C’è chi non si inginocchia davanti alla memoria/perché non riconosce il proprio destino”. Ma se ognuno di noi, pur nel suo continuo costruirsi, è anche ciò che è stato, l’umanità non deve disconoscere il passato bensì riconoscerlo e porsi in maniera critica nei confronti dei suoi errori, perché non siano ripetuti. Le parole di Malini non risparmiano niente agli occhi e al cuore. “vedo un’orda di scheletri, migliaia/di scheletri che tendono le loro ossute braccia/verso di me, implorando pietà e vita./ Pietà. Vita. Ma io, bagnato di sudore,/posso solo guardarli,ma non posso aiutarli”. Questo il lamento di chi, deportato a Treblinka, era stato costretto a partecipare alla edificazione delle camere a gas. La pace sembra un’utopia in questi versi che echeggiano Brecht: “Pace, dichiararono le Nazioni/e poi aprirono il fuoco. La pace, /dissero, si fa con gli eserciti,/i carri armati,i cacciabombardieri/e le navi da guerra”. Ma i diritti umani sono diventati “codici di giustizia dimenticati”. Lo sanno e lo sperimentano tutti gli emarginati, le vittime della violenza di ogni genere, i fuggiaschi sui barconi della speranza, chi muore di freddo e di inedia, i rom perseguitati, i diversi, gli ultimi della terra che vedono crollare i loro sogni prima di arrivare a mare: “Si muore nella sabbia/quando gli occhi/non cercano più il mare,/ mentre il khamsin cancella/la memoria di casa/ e l’anima riarsa/ beve fuoco dal cielo”.