Federico II Imperatore, uomo, mito – Hubert Houben

Glorioso è il ricordo dello stupor mundi normanno-svevo, sovrano del Medioevo che diede un’impronta originale al regno. Un uomo dalle molteplici attività, un imperatore capace di dare una svolta soprattutto nel regno dell’Italia meridionale, dove ha apportato splendore e vivacità culturale.
Federico II è stato un uomo controverso, tante volte contestato tante altre adulato. Di lui sono poche le fonti che ne delineano il carattere e la personalità, perché a differenza di altri sovrani non commissionò a nessuno di scrivere una biografia per magnificare le gesta.

I libro edito da Il Mulino lo ritrae riportando aneddoti che riguardano il suo carattere dalle diverse sfaccettature. A soli tre anni fu orfano, ma crescendo e formandosi a Palermo, che in quel periodo raggiunse il massimo dello splendore, viene fuori un uomo sicuro di sé tanto da inimicarsi il papa. Se il nonno Barbarossa cercò in maniera diplomatica di conciliarsi con il Vaticano, lo Svevo non riuscì neppure a cedere all’orgoglio (se di orgoglio si tratta!). Accusato di eresia egli con invidiabile coraggio si difese dichiarando eretico il papa stesso che lo scomunicò: Gregorio IX.
Hubert Houben divide il libro in tre parti: nella prima narra le gesta politiche, nella seconda ne delinea le caratteristiche umane, nella terza cerca di evidenziare le peculiarità che lo portarono a diventare un mito.

Senza soffermarci nelle storiche imprese politiche la parte più interessante e curiosa ai nostri occhi è apparsa quella di Federico-uomo. Dalla lettura del libro viene fuori una personalità forte che sicuramente riusciva a essere carismatico pure nelle emozioni che volutamente voleva dimostrare, come quando, molto addolorato per la perdita del primo figlio Enrico VII — col quale tra l’altro non andava d’accordo —, scrive parole commoventi intrise di una certa «teatralità emozionante»:

Forse i duri padri si meraviglieranno che il Cesare, imbattuto in nemici esterni, possa essere stato vinto da un dolore domestico; ma l’animo di ogni principe, per quanto sia forte, è soggetto all’impero della natura che lo domina. Questa esercita le sue forze contro chicchessia e non riconosce né re né imperatori. Ammettiamo quindi che noi, se non siamo stati piegati dalla superbia di un re vivo, siamo commossi dalla morte di questo nostro figlio. […] Né l’acerbo dolore generato dalla trasgressione è per i genitori una medicina contro il dolore: la natura, pungendoli, li fa dolere per la morte dei figli, anche se essi li hanno offesi con la loro irriverenza, che si oppone alle leggi della natura stessa.

Federico amò i suoi figli, anche quelli illegittimi, mentre forse non si può dire altrettanto delle mogli, di cui forse solo per la prima, Costanza d’Aragona, nutrì molta stima. Ma le fonti a quanto pare tacciono su questo aspetto.
Interessanti sono gli aneddoti un po’ cattivi del francescano Salimbene, secondo cui Federico aveva manie strane e troppo orientaleggianti visto che affidò ad eunuchi la custodia di harem.
Ma lo Svevo, che voleva solo placare la sete di sapere, voleva capire con esperienze vissute in prima persona le domande di filosofia e scienza che si poneva: per scoprire quale idioma avessero i neonati ordinò alle nutrici di non rivolgere loro alcuna parola, purtroppo però l’unica scoperta fu che i neonati morivano presto perché impossibilitati a vivere senza carezze, gestualità e vezzeggiamenti.
Si chiese dove fossero ubicati l’inferno, il purgatorio e il paradiso, e invitò a corte i migliori intellettuali del tempo per rispondere alle sue esigenze di cultura e intelletto.

Fu uomo astuto, ingegnoso, avaro, lussurioso, malizioso, iracondo. Talvolta fu anche uomo valente, quando volle dimostrare la sua bontà e cortesia, piacevole, gioviale, delizioso industrioso; sapeva leggere, scrivere e cantare, e comporre canti e poesie. […] Sapeva pure parlare molte e varie lingue. E, per dirla in breve, se solo fosse stato cristiano (catholicus) e avesse amato Dio, la Chiesa e l’anima sua, ci sarebbero stati, nel mondo, pochi uomini pari a lui nel governare.

In queste frasi Salimbene riuscì a essere meno di parte, e malgrado non possiamo accertare che le gesta di Federico II siano tutte state positive, in questa sede ci piace riportarne l’esempio brillante di una modernità e apertura mentale nella società medievale che a oggi non ha trovato eguali.

 

Federico II. Imperatore, uomo, mito

Hubert Houben
il Mulino, 2009
Pagine 192
Prezzo di copertina € 12,00

Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist