Nebbia – Ivano Mingotti

Nebbia di Ivano Mingotti è un romanzo particolare. Nella trama e nello stile. Appartiene a quel genere di horror che viene definito “metafisico”, dove la fantasia non ha confini, e le scene sono accompagnate da atmosfere fosche che infondono un senso d’angoscia.

La trama è ambientata in un piccolo paese americano, Beaumont, sperduto tra le montagne e avvolto perennemente da una fitta nebbia. Tanto che l’autore lo definisce “un paesino di nebbia e solitudine”.

Nebbia. Nebbia fredda. Nebbia che ti entra nella pelle, che ti strappa le pupille. Tanta nebbia da non riuscire a vedere i tuoi piedi. Qui, qui è la prassi. Qui è normale. Camminare nella foschia. Della sera, della notte. A Beaumont Village, è la norma.

Gli abitanti iniziano a sparire misteriosamente, e un omicidio porterà ancora più inquietudine. Inoltre, una frana ha bloccato la strada principale e i soccorsi non arrivano. La nebbia influenza persino i personaggi, che subiscono rassegnati, impossibilitati a ribellarsi. Sanno che prima o poi inghiottirà tutti, ma sperano solo di non essere il prossimo.
La protagonista è Clythia, che lavora al “Beaumont Gazette”, il giornale locale. Convive con Luc, ma non lo ama più. Sente che qualcosa sta cambiando in lei, vorrebbe fuggire dall’angosciante paese, ma è impossibilitata.

Si è persa, Clythia. Persa da troppo. Non si sente più nemmeno viva. Anestetizzata. Come se la vita che le scorre intorno non le appartenesse. No. Non è la sua. Non la vuole, la rigetta.

L’attenzione si focalizza sui vari personaggi della storia, svelando elementi sempre più preziosi per giungere alla soluzione del mistero. Importanti si rivelano i ricordi, per poter affermare di avere veramente vissuto; mentre questa “nebbia”, che è anche interiore, avvolge l’essere umano e lo lascia solo con la sue contraddizioni.
La strada è sbarrata, i telefoni sono isolati, non si può fuggire da Beaumont, e la gente continua a sparire.
L’idea di fondo è valida ed avvincente, ma lo stile, forse vero protagonista dell’opera, è lento e studiato per creare un effetto “alienante”. Confonde il lettore e compromette la lettura. La prosa di Mongotti è scarna, lapidaria con termini che si ripetono in maniera ossessiva. Un continuo fluire di pensieri ridondanti dei personaggi. Siamo consapevoli che l’effetto sia voluto, per acuire quel senso di smarrimento e di angoscia che accompagna, per esempio, i libri di Stephen King. Ma la lettura risulta un tantino “faticosa” e claustrofobica.
Alla fine il mistero si chiarirà, se il lettore saprà superare questo ostacolo, che potrebbe portarlo a desistere nella lettura. La verità va guadagnata. Perché come diceva la poetessa Emily Dickinson: “Tutti hanno diritto al mattino, alla notte solo alcuni. Alla luce dell’aurora pochi eccelsi privilegiati”.

Nebbia
Ivano Mingotti
Casa editrice Ded’A, 2014
Prezzo di copertina € 12,90
Pagine 304

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa