Il poeta Steed Gamero e il suo inno alla vita

Amare è una parola usata spesso, ma messa in bocca a qualcuno carismatico diventa preziosa, importante, fondamentale per tutti quelli che l’ascoltano. Per caso abbiamo avuto la fortuna di conoscere un giovane scrittore peruviano, premiato diverse volte, fautore di importanti attività in difesa degli emarginati. Steed Gamero è una persona che vive di una bella giornata di sole, che è felice per il semplice fatto che possiede la serenità interiore.. In questa intervista ci ha spiegato perché noi italiani siamo sempre alla ricerca di ciò che non riusciamo a trovare.

Quando il suo primo approccio alla scrittura?
La mia famiglia è di origine Quechua e sono sempre stato interessato alla cultura di quel grande popolo: una cultura orale, tramandata di padre in figlio. Sappiamo pochissimo della poesia Quechua, degli Harawis, i canti religiosi e gli inni alla vita, di cui ci resta qualche memoria grazie a cronisti come Inca Garcilaso de la Vega e qualche eco nelle canzoni popolari andine. Amo i poeti del mio paese di origine, in particolare César Vallejo e Manuel Scorza. Può sembrare singolare, ma ho imparato ad apprezzarli proprio qui in Italia, grazie a Roberto Malini, il poeta grazie a cui ho scoperto la bellezza della poesia e mi sono avvicinato alla scrittura.

E come mai la scelta di vivere in Italia?
I miei genitori si sono trasferiti in Italia, a Milano, nel 1994, per sottrarsi a una difficile condizione economica e cercando un’occasione per vivere dignitosamente. Li ho raggiunti nel 1999, all’età di undici anni. Nei primi anni dell’adolescenza sognavo di tornare a Lima, la mia città, per riabbracciare i nonni, i parenti e gli amici. Successivamente qui in Italia ho stretto le amicizie più importanti e ho imparato ad apprezzare la lingua e la cultura di questo paese, tanto che uso la lingua italiana per scrivere le mie poesie e solo successivamente le traduco in spagnolo.

In cosa sono diversi gli abitanti italiani da quelli del Perù?
I peruviani sono molto legati alle tradizioni e apprezzano le cose semplici della vita. Molti italiani, invece, hanno perso il contatto con le proprie radici. È una carenza che li rende inquieti, sempre alla ricerca di beni materiali o di sicurezze che possano compensare un profondo vuoto spirituale. Per il resto, i popoli si assomigliano, perché inseguono tutti un sogno di serenità, pace e progresso.

Cosa vorrebbe lasciare ai posteri?
Quando scrivo poesie, non penso all’umanità di domani, ma a quella che vive adesso. Qualche giorno fa una ragazza, che ha vissuto per alcuni anni in una casa di accoglienza per giovani colpiti da disagio sociale, come i protagonisti del mio libro I ragazzi della Casa del Sole, mi ha inviato un’email che mi ha fatto molto piacere. “Io sono come i ragazzi delle tue poesie,” mi ha scritto, “e trovo nei sogni, nella convinzione che niente sia impossibile, la forza per andare avanti nonostante le difficoltà della vita. Se voglio, se mi concentro, se credo… posso saltare verso il cielo e volare più in alto della malvagità, dell’indifferenza, dell’ipocrisia, della paura”. Oltre alla poesia, mi dedico alla fotografia. In quel campo sì, spero di lasciare alle persone del futuro i volti dei testimoni della Shoah che ho fotografato e le immagini di rom, di migranti, di emarginati che si impegnano ogni giorno con coraggio per evitare di vedere le proprie famiglie annientate dal razzismo, dall’odio, dalla violenza.

In che modo uno scrittore vive la sua vita e l’amore?
Uno scrittore vive e prova sentimenti come ogni altro essere umano e come ogni altro essere umano spesso fa fatica a trovare le parole adatte a rappresentare la preziosità di ogni momento vissuto, la potenza di ogni attimo d’amore. Vita e amore sono tutto quello che possediamo: un patrimonio che ci rende tutti uguali gli uni agli altri e che dobbiamo far fruttare dentro di noi e intorno a noi. Amo le cose che amano tutti: una giornata di sole, una bella canzone, il sorriso di una persona cara, l’eternità di un attimo felice.

Quali i libri e autori preferiti?
Tutti i libri di Roberto Malini: le poesie, la narrativa, i saggi. Quando Roberto parla, chi lo ascolta si incanta e spesso sembra risvegliarsi da un profondo torpore dell’anima e della coscienza. Quando scrive, usa le parole nello stesso modo in cui un grande artista usa i colori per dipingere un quadro. Ti mostra la meraviglia che si nasconde dietro la nebbia delle convenzioni, oltre il buio delle menzogne. La sua poesia, per me, è una fonte di luce. Amo molti poeti e scrittori. Ne cito alcuni: Emily Dickinson, César Vallejo, Federico Garcia Lorca, Pablo Neruda, Manuel Scorza. José Maria Arguedas, Christopher Isherwood, Paulo Coelho.

Come vive la quotidianità, di cosa si occupa?
Amo la cultura, ma anche il cinema, la musica, i fumetti. Il fumetto è la forma letteraria più vicina ai giovani del nostro tempo e non a caso sono la principale fonte di ispirazione per gli sceneggiatori e i registi cinematografici. Quando non lavoro, mi piace stare in casa o passeggiare con i miei amici più cari, conversando sui grandi temi della vita, ma anche su argomenti leggeri. La cosa più bella è sentire la voce di un amico accanto a noi e non importa cosa dice: ci rende sereni anche se canta o racconta una barzelletta. Come ho detto prima, mi dedico con passione alla fotografia. Fotografia d’arte e fotografia come testimonianza del nostro tempo: delle sue tragedie, delle sue contraddizioni, ma anche dei suoi eroi positivi e dei suoi sogni.

Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist