Emanuela Provera: L’Opus Dei e la milizia di Dio

I numerari dell’Opus Dei: la caccia alle vocazioni, il distacco violento dalla famiglia, la manipolazione delle coscienze; forse è solo estremizzazione dell’eccessivo amore di e per Dio? Comunque stanno le cose, di mezzo, pare ci sia un interesse integralista che non proprio si può definire ecclesiastico.
Emanuela Provera, cattolica, ha offerto la testimonianza personale in qualità di ex numeraria (operante dal 1986 al 2000) in un libro ispirato dal forum on line (privato) sull’argomento in questione. Si intitola Dentro l’Opus Dei, edito da Chiarelettere. L’abbiamo incontrata, e ci ha spiegato cosa vuol dire far parte di questo mondo.

Come nasce il suo interesse per l’Opus Dei?
Nasce da giovane, attraverso l’attività apostolica di ragazze dell’Opus Dei che, con abilità, mi hanno avvicinata all’ambiente formativo della prelatura con la proposta di attività culturali/ricreative accompagnate da una formazione cristiana apparentemente laicale. Le attività promosse dall’Opera non sono esclusivamente di carattere spirituale, ma anche culturale o ricreativo, queste ultime attirano l’attenzione di giovani che vengono coinvolti in un ambiente stimolante dal punto di vista “ludico”. Così è stato anche per me che, in un primo momento, fui interessata ad un corso di lingua inglese.

L’organizzazione definisce questo stile apostolico. Uno stile nel quale si possono individuare caratteri manipolatori tipici di certi ambienti cattolici, normalmente legati ai movimenti ecclesiali (mi riferisco anche a Comunione e Liberazione, Neocatecumenali, Focolarini, Legionari di Cristo eccetera).

Apprendiamo dal suo libro che lei è un’ex numeraria (operante dal 1986 al 2000): come si è avvicinata a questo mondo?
Attraverso attività culturali e ricreative come ho spiegato prima. Dal punto di vista spirituale fui affiancata da un sacerdote (che si occupava della confessione e della direzione spirituale) e da una numeraria, cioè da una persona laica, che integrava l’attività di direzione spirituale condotta dal prete. Quest’ultimo è rigorosamente incardinato nella prelatura [ossia è sacerdote dell’Opus dei, non è sacerdote diocesano]. Tra l’altro l’attività di direzione spirituale condotta dai laici e dai preti dell’Opus Dei non è conforme alle norme del codice di diritto canonico, che lascia liberi i fedeli di aprire la propria coscienza con chi vogliono, non obbligatoriamente con i loro superiori che hanno funzioni di governo. Mi riferisco a quanto espressamente indicato e proibito nel magistero solenne esplicitato nel Decreto Quodadmodum del 17.XII.1890 e ripreso e confermato nel CIC del 1917, canone 530, e nell’attuale CIC del 1983, canone 630, attualmente vigenti. È qui che la santa sede e il papa avrebbero dovuto svolgere controlli e verifiche; ma nonostante le segnalazioni che hanno ricevuto, i pontefici hanno sempre permesso all’Opus Dei una condotta contraria agli stessi regolamenti della chiesa e a danno delle persone. Perché?

Com’è riuscita a venirne fuori?
La vita che conducevo dentro l’Opus Dei non era normale, le numerarie erano e sono sottoposte a forti pressioni psicologiche e non sono libere di scegliere il proprio orientamento esistenziale, professionale e umano in genere. Nella prelatura è ossessivo il controllo sugli individui, per influenzarne le decisioni intime. Sono riuscita ad uscirne perché ho preso coscienza di questa anomalia e della violenza morale. Successivamente, ma sempre mentre ero nell’Opera, ho lavorato su di me per avere il coraggio di ricominciare una vita diversa, legata alla realtà quotidiana, finalmente lontana dai condizionamenti cui ero sottoposta. La malattia e il disagio psicologico (provocati dalle vessazioni) sono stati un importante campanello d’allarme. Credo mi abbia aiutato il forte desiderio di indipendenza che caratterizza il mio temperamento, la mia indole. Anche l’amicizia con persone esterne all’Opera è stata importante per compiere un passo di distacco dall’organizzazione; fondamentale è stata la mia famiglia di origine, che con grande accoglienza mi è stata vicino. Per famiglia mi riferisco anche ad alcuni parenti stretti così come a persone amiche che considero tutt’ora “di famiglia”. Mi hanno aiutato materialmente ma soprattutto attraverso l’affetto e la comprensione. Anche le persone della mia parrocchia, del mio paese mi hanno manifestato affetto con una delicatezza esemplare.

A distanza di tempo come vede oggi la chiesa?
La chiesa soffre perché è stata maltrattata da chi l’ha governata secondo logiche di successo e di numeri, ora c’è bisogno di ritornare al Vangelo chiamando con coraggio potere la presenza della chiesa in ambiti che non le sono propri, come le banche e le realtà economiche che mirano al profitto più che alla cura delle anime. Cito solo le più note come l’Apsa (l’amministrazione del patrimonio della sede apostolica), lo Ior (l’istituto per le opere di religione); alle Cayman pare ci siano due ‘quasi parrocchie’ con il ruolo apparente di Missio sui Iuris (terra di missione apostolica).  La realtà dei movimenti ecclesiali ha contribuito fortemente alla fisionomia moderna di una chiesa potente ma lacerata da lobby interne e tentativi di prevaricazione in ambiti temporali. I movimenti ecclesiali hanno portato soldi e numeri alla chiesa a danno delle masse di individui che, sottoposte a condizionamenti, si sono omologati alla logica degradante del gruppo. All’interno dei gruppi infatti l’individuo sperimenta una certa esaltazione dell’affettività perché la sua appartenenza è spinta dal consenso, dalla suggestione. Parimenti questi stessi individui perdono lo spirito critico ossia la capacità di pensare; la capacità intellettuale si riduce con lo scopo di eguagliare gli uni agli altri. L’artefice principale di questa intelligente operazione, è stato Giovanni Paolo II; in pochi anni il papa conferì riconoscimento giuridico a realtà come I legionari di Cristo (1983), l’Opus Dei (1982), Il movimento dei Focolari (1990), il Rinnovamento dello Spirito (2002), Comunione e Liberazione (1982), la Fraternità sacerdotale dei missionari di San Carlo (ossia il clero di Comunione e Liberazione) istituita nel 1985 e riconosciuta dal pontefice nel 1999, il Cammino Neocatecumenale (1990 come itinerario di formazione cattolica), La comunità di Sant’Egidio (1986), eccetera. A questo proposito cito alcune parole del cardinale Carlo Maria Martini: “I movimenti possono dare molto alla chiesa (…) ma quando in essi prevalgono le dinamiche del potere e del profitto la Grazia può andare perduta e la chiesa invece di arricchirsi di nuova energia spirituale, sperimenta emorragie debilitanti”.

Quali sono i suoi i suoi scrittori e libri preferiti?
Tra gli autori Raimundo Panikkar, tra i libri la Sacra Bibbia.

Che consiglio vorrebbe dare ai giovani di oggi un po’ più vulnerabili rispetto al passato?
Più che ai giovani, mi rivolgo ai loro genitori, miei coetanei. Vorrei dire loro di cominciare da se stessi assumendosi la responsabilità della crescita dei loro figli senza cedere alla comodità di delegare l’educazione ad ambiti come la scuola, la parrocchia, i gruppi religiosi… È senz’altro più impegnativo perché significa che non esistono vacanze o soste al proprio ruolo.

Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist

Un pensiero su “Emanuela Provera: L’Opus Dei e la milizia di Dio

  • 15 Agosto 2014 in 16:52
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    Viva l’Opus Dei!

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