Michele Gardoni: quando la scrittura è indirizzata a se stessi

Dialogare con se stessi per capire un pezzo della propria vita: Michele Gardoni ha fatto così, ha scritto un libro indirizzato a lui, in prima persona, per analizzarsi e comprendersi. E il pubblico lo ha ringraziato, perché ha trovato autentiche le sue parole, immergendosi in una realtà che tante volte ci piace tenere da parte.

Parole che avrei voluto dirti, è un romanzo coinvolgente e che racconta la sua esperienza biografica, quale messaggio ha voluto dare con questo libro?
Più che un messaggio è stato un vero e proprio dialogare con me stesso. Il libro non era destinato agli altri ma serviva al sottoscritto per dare libertà a tutte quelle parole che nel vissuto non sono riuscito a dire. Mi è servito per consentire alla mia personalità di uscire dal nascondino in cui è alloggiata da sempre. In realtà non è nato come romanzo, ma semplicemente come quaderno su cui ho appuntato ogni cosa vissuta, un vero e proprio diario di bordo per riflettere su comportamenti ed errori.

Cosa rappresenta la scrittura per lei?
È la mia più grande amica. Un mondo dove riesco a essere come forse mi preferirei. Viaggio sempre con un quaderno e una penna in borsa, spesso li metto sul tavolo e magari non ci scrivo nulla, ma mi rassicura sapere che ci sono e che se avessi bisogno potrei usarli, perché sono ancora tra quelli che preferisce scrivere a mano, il computer mi serve solo per trasferire in bella le cose già fatte. Sono uno che scrive molto con la testa a volte mi estraneo totalmente da tutto e tutti perché impegnato nell’immaginare come racconterei qualcosa che sto vedendo o vivendo, poi appena possibile lo trasferisco su carta.

Uno scrittore a cui è più legato?
Non ho mai avuto un vero e proprio autore preferito. Mi piace entrare in libreria e guardare di tutto, poi difficilmente compro davvero quel che mi attira perché entro già sapendo cosa voglio. Scelgo le mie letture sfogliando le librerie virtuali su internet e leggendomi le sinossi, quando titolo e sinossi mi conquistano allora cerco approfondimenti, evito le recensioni perché non amo essere influenzato dal giudizio altrui, preferisco trovare commenti dell’autore (magari interviste) poi quando ritengo di avere un quadro completo del libro tiro le conclusioni, qualsiasi siano (anche negative) vado a comprarlo perché mi piace che a guidarmi sia la prima impressione. Ultimamente leggo moltissimo Moravia, su suggerimento di un caro amico. È davvero fantastico.

Tre aggettivi per descriversi?
Forse tre son troppi. Sono una persona estremamente riflessiva, mi piace osservare da lontano così da non essere visto; riservata oltre ogni limite e quindi di conseguenza non di compagnia. Nella mia casa editrice mi hanno soprannominato “il fantasma” perché non mi faccio vedere.

Progetti futuri?
Sicuramente scrivere. Sto completando la sceneggiatura di un’opera teatrale sulla quale realizzerò il romanzo collegato. Sto scrivendo un libro sulla musica (mia grande passione) e poi viaggio e scrivo tanto per la mia attività di redattore. A breve presenterò il mio nuovo sito internet www.michelegardoni.it

Il pubblico come risponde alle sue opere?
Non saprei rispondere. So che la vendita della prima edizione è andata tutta esaurita, intorno a 1750 copie, tanto che a settembre uscirà una seconda edizione di Parole che avrei voluto dirti con dei contenuti extra, una copertina completamente rinnovata (realizzata apposta dall’artista Serena Busiello) e tante altre sorprese. Quello che però mi interessa maggiormente non sono le vendite (anche se so che servono per fare bene) ma sapere se al pubblico il mio libro qualcosa l’ha lasciato. Per ora sembra che sia piaciuto a tutti quelli che mi hanno scritto ma non sono tutti, forse c’è una parte di pubblico che non osa scrivermi per evitare di offendermi.

Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice