Un’arte per l’altro. L’animale nella filosofia e nell’arte – Leonardo Caffo e Valentina Sonzogni

I quaderni di Animot sono degli approfondimenti della rivista in questione, che cercano di chiarire con dei saggi ancora più dettagliati argomenti importanti affrontati che stanno a cuore dei curatori della rivista. Nella prima uscita abbiamo avuto modo di vedere l’animalità attraverso l’umanità, adesso invece, ne Un’arte per l’altro, come dice il sottotitolo cerca di mettere alla luce sempre l’animale ma attraverso la filosofia e l’arte.
Nello specifico, il numero di maggio 2014, è un espistolario tra il filosofo Leonardo Caffo e la storica dell’architettura e dell’arte Valentina Sonzogni.
Due amici, due intellettuali che si scrivono e discutono le questioni dell’animalità, in particolare dello specismo (secondo cui gli umani sono i detentori di considerazioni morali e possono decidere sul destino dell’animale non umano) e dell’antispecismo (che contrasta lo specismo). Due adulti che in maniera più ideale il primo, più concreta e reale la seconda, esprimono problematiche, dubbi, rispondono a quesiti attuali sul rilievo che è stato dato a questo essere vivente nel tempo.

Caffo, che sembra l’Abelardo ideologico, quando disquisisce sulle tematiche, ci fa sorridere con tenerezza traendo stima per l’impegno che impiega in questa battaglia a titolo internazionale. Sonzogni, pratica, lineare, ci spiega tutti i dettagli nella pittura e nella scultura dove viene utilizzato questo essere che sempre per una straordinaria ragione diviene un protagonista.

Tutti osserviamo il mondo, ma solo pochi si fermano a guardarlo. Guardare è osservare attentamente, perché ogni sguardo presagisce un incontro, e ogni incontro è innanzi tutto una relazione a due posti, tra un guardato e un guardante: lo sguardo è la ricerca dell’altro.

Scrive lui, mentre lei ci fa notare come nella narrazione mitologica ogni trasformazione da uomo ad animale avviene sempre per punizione. La trasformazione si configura come punizione, come abiezione dell’umano nel non-umano, e la strenua opposizione degli uomini agli dei si risolve a favore di questi ultimi, con i primi ridotti allo stato incosciente dell’animale che soccombe. E sono presenti alcune significative immagini iconografiche dove spiega il motivo per il quale è stato impiegato l’animale, che in genere agli occhi di chi studia un quadro, passa inosservato, mentre c’è sempre un motivo per cui viene raffigurato.

Interessante e alla portata di tutti questo dialogo tra i due intellettuali, perché oltre a rendere nota la questione che sta loro più a cuore, si ritrova il piacere cartaceo di una corrispondenza che di questi tempi è rara, e forse per questo ancor più preziosa. Si percepisce l’amore di questi due giovani autori che hanno e nutrono per degli ideali spesso ancorati alla filosofia. Leggendoli si vive e ci si immedesima nelle loro domande, nei loro dubbi e si ragiona insieme, coinvolgendo il pubblico a suscitare interesse per una questione che fa parte della natura e che ci riguarda.

Caro Leonardo,
le lucciole di cui mi scrivi nella tua utilma lettera mi riportano a un mondo incantato. Mi riportano al mondo della mia infanzia e a mio padre, che amava e ama le lucciole, e ancora oggi ci chiama tutti a raccolta quando riesce a scorgerne una, in quel pezzo di campagna romana sottratta alla cementificazione selvaggia.
Le lucciole sono animali non umani delicatissimi e la loro lenta estinzione […] rappresenta certamente una barbarica involuzione dei nostri costumi, ormai regolati dalla tecnologia e dal profitto.

Anche se apparentemente la tematica è una, le conseguenze che ne scaturiscono sono tante e diverse, perché grazie alle parole dei due autori che si fanno portavoce dei filosofi più rinomati ci portano a conoscenze che il dibattito prosegue da tempo, ma che non si pensa al bene comune che è quello armonico della natura, di salvaguardarla seriamente, ma di lasciarci polverizzare dagli strumenti che intendono governarlo. Le riflessioni che vengono fuori sono quelle di due adulti che si impegnano tutti i giorni, col proprio lavoro in un ideale che non dovrebbbe essere tale, ma reale, perché ci riguarda da vicino. Ci inducono a interrogarci ogni volta che vediamo una cotoletta sul piatto da dove essa proviene, non tanto perché si tratta di carne, quanto per il procedimento atroce in cui è stata trattata, e noi carnefici che facciamo finta di nulla ingurcitandola senza alcun punto interrogativo. L’arte e la filosofia ci insegnano ad amare e ad avere cura di ciò che abbiamo e che si riproduce nel tempo. Il progresso consumistico invece guarda solo all’evoluzione e a un fine preciso, senza il mezzo anche se nocivo con il quale si procede.

Può esserci un’eccezione al male assoluto della gabbia… L’empatia è una soglia verticale e trasparente.

Un saggio da leggere, per tornare a riflettere, come spunto per partire ad amare il prossimo e noi stessi.

 

Un’arte per l’altro. L’animale nella filosofia e nell’arte
Leonardo Caffo e Valentina Sonzogni
Graphe.it, 2014
Pagine 126
Prezzo di copertina € 10,00

Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist