L’uomo che piantava gli alberi – Jean Giono

L’uomo che piantava gli alberi è il commovente racconto dello scrittore francese Jean Giono (1895- 1970), anche conosciuto come La storia di Elzéard Bouffier e pubblicato nel 1953. Quella che abbiamo letto per voi è un’edizione del 2008, edita da Salani nella collana “Istrici d’oro”, con la traduzione di Spagnol e le illustrazioni di Maluzzani.
È la storia di un pastore che, in completa solitudine e senza pretendere niente in cambio, pianta un’intera foresta in un’arida vallata delle Alpi, vicino alla Provenza, nella prima metà del Novecento. Un racconto semplice e toccante, quello di quest’uomo che si dedica tenacemente a piantare querce in una landa desolata; una trama all’apparenza ingenua, che in realtà cela un significato profondo. Un messaggio di riconciliazione dell’uomo con la natura, di rinascita della foresta e della vita, laddove in passato sono state inconsciamente annientate.

Il protagonista è un ragazzo ventenne che nel 1913, durante una delle sue passeggiate in Provenza, incontra un pastore solitario e tranquillo, felice di vivere nella “lentezza” delle sue giornate assieme alle sue pecore e al suo cane. Quest’uomo sta compiendo in realtà una grande impresa, che cambierà il futuro delle generazioni a venire. Fra l’uomo cinquantenne e di poche parole e il giovane ragazzo si instaura subito una grande amicizia, fondata sull’ammirazione che quest’ultimo nutre per Bouffier. Distratto dallo scoppio della guerra, il ragazzo sta lontano qualche anno, ma poi torna a trovare il pastore, e scopre che le sue ghiande hanno dato buoni frutti. Quella terra arida che aveva conosciuto, ora è florida e ricca di giovani alberi che stanno crescendo rigogliosi. Il ragazzo prenderà l’abitudine di andare a far visita al vecchio ogni anno. Quest’ultimo morirà serenamente nel 1947, dopo aver visto prosperare addirittura una nuova città.

Nello spazio di un breve racconto troviamo tutte le tematiche care allo scrittore, meglio noto per il romanzo L’ussaro sul tetto del 1951, trasposto nel 1993 nell’omonimo film. Il pacifismo, l’attaccamento alla vita e il ritorno alla natura; così come la ricerca della felicità e l’apprezzamento per un lavoro onesto. In poche parole, per uno sforzo tenace in grado di lasciare una traccia.
I risultati di questo lavoro fanno pensare che, malgrado tutto, la condizione umana sia degna di ammirazione, poiché:

gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre la distruzione

In queste pagine ritroviamo l’immagine dello scrittore che amava passeggiare in solitudine per le colline, fermandosi a parlare con la gente del posto. Giono da bambino camminava insieme al padre con le tasche piene di ghiande e un bastone per poterle piantare, proprio come fa il pastore descritto nel suo racconto. È convinzione comune che l’autore abbia “prestato” qualche tratto di sé a Elzéard Bouffier, il pastore che passa la sua vita seminando querce, faggi e betulle, senz’altra ricompensa che il piacere e la soddisfazione di averlo fatto.

Quando penso che un uomo solo, ridotto alle proprie semplici risorse fisiche e morali, è bastato a far uscire dal deserto quel paese di Canaan, trovo che, malgrado tutto, la condizione umana sia ammirevole.

Un racconto allegorico, narrato come fosse una parabola, che mette in guardia contro l’annientamento della natura e, con essa, del nostro futuro. Adesso come allora si avverte la necessità di preservarla e condividere la vita.

 

L’uomo che piantava gli alberi
Jean Giono
Salani, 2008
Pagine 64
Prezzo di copertina € 8,50

 

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa