Shakira. Uno sguardo dal cuore – Bonifacio Vincenzi

Nel raccontare la storia di Shakira Vincenzi Bonifacio inizia dicendo «nessuno può dire con certezza da dove viene un figlio», viene da lontano di sicuro e con sè porta un sogno che ognuno avrebbe cercato di farlo diventare realtà. I bambini i sogni li vivono dice l’autore, anche se qualcuno li mette in guardia facendo loro notare che la realtà è diversa. Lei, Shakira Isabel Mebarak Ripoll, voleva diventare scienziata ma la realtà prende un’altra piega con la scrittura di poesie e di canzoni, in cerca di musica per dare voce al canto che fa diventare il sogno realtà. Inizia così la sua danza di gioia e di canto che si mischia con il carnevale di Barranquilla, città che canta, balla e si diverte come quando il 2 febbraio 1977, Shakira fece il primo vagito. La ragazza è predestinata a dedicare la sua vita alla musica e al canto, ella stessa sembra essere musica o almeno cerca di esserlo per esistere, quei suoni sono accompagnati da un linguaggio misterioso, come Waca Waca, Loca Loca, e come afferma Schopenhauer: «La musica oltrepassa le idee, è del tutto indipendente anche dal mondo fenomenico, semplicemente lo ignora, e in un certo modo potrebbe continuare ad esistere anche se il mondo non esistesse più». Ammesso che si potesse dare una spiegazione della musica, dice Schopenhauer, vuol dire riprodurre il mondo in concetti, un mondo che non esiste non può trovare le ragioni a una cosa che esiste, questo potrebbe servire a togliere il tormento ai genitori di Shakira nell’indagare sulla sua provenienza, accontentandosi invece di questo germoglio artistico come dono di Dio. Lo stesso autore, nel tentativo di scoprire l’origine di Shakira, si rende strumento, pizzica le corde tese del suo sentimento facendole vibrare per coltivare un pensiero che colloca Shakira un poco fuori dal reale.

Shakira in arabo significa “donna piena di grazia” e nella lingua Indù “Dea della luce”, una luce che avanza lasciando dietro le ore che diventano nulla, mentre l’innocenza della sua bellezza compie il primo rapimento intellettivo nei confronti dei genitori che le danno in dono una macchina da scrivere, convinti che volesse diventare scrittrice. Ma è a scuola che avviene l’inciampo non tanto nella scrittura ma nel canto, in quanto viene esclusa dal coro scolastico perché gli insegnanti si convincono che ella “canta come una capra”, parola brutta se associata al canto, ma che porta tanta energia se si fa riferimento allo zodiaco cinese, infatti da questa esperienza lei ne trae giovamento rafforzando il carattere anziché indebolirlo. Adesso guardandosi intorno vede meglio la figura protettiva del padre, anzi una guida, le sue prime creazioni hanno come modello il padre in cui ella trova rifugio, conforto e poter tener anche gli occhi chiusi. Magia è il titolo del suo primo disco che incide a soli quattordici anni, «magia, sentire la magia, qualcosa di nuovo da poco è nato in me..». Vive i propri limiti, ma li gestisce senza paura, l’autore le accosta la parabola Davanti alla legge, di Kafka, per dire che c’è un guardiano dentro di noi, fermo davanti alla porta dei nostri limiti, che ci aiuta a sconfiggere le nostre paure. Le accosta anche Kahlil Gibran per dire che anche la vita ha il suo sapore e per assaporarla si deve amare. L’autore fa danzare Shakira sia con le sue certezze che con i suoi limiti, con semplicità la fa rivivere in quella danza tribale del Tamil Nad che, in fondo, è fatta dai suoi movimenti, movenze e stile del suo essere, dove il termine danza assume un significato diverso da quello da noi conosciuto, essa nel contesto del tamil Nad significa gioia, divertimento, sacralità, non soltanto un movimento ritmico e controllato del corpo ma anche gioco, piacere, mimica, gestualità dove:

Cadono le resistenze della mente e del corpo. Un concerto? Oh, no! Molto di più. Buoni e malvagi si muovono all’unisono. Soffiano i venti della musica, del canto, del mistero. Migliaia di destini si aprono come un immenso fiore di loto che affonda le sue radici nel fango delle acque stagnanti e all’improvviso appare con tutta la sua struggente bellezza. Il mondo c’è ma è lontano. Le differenze ci sono ma sono lontane. Potere della musica. Potere del canto. Potere del ritmo…Shakira danzatrice del Tamil Nad. Shakira danzatrice tribale… La metafora del pubblico che freme di entusiasmo diventa in quel momento l’unica realtà percepibile…Shakira danzatrice sciamana che sviluppa una forza di suggestione sulla propria e sull’altrui psiche…[…] Shakira come un sogno…Shakira senza confini…[…].

Di fronte a tanta considerazione artistica sembra che l’autore, aggiungendo quel pizzico di sensualità, voglia darci la chiave di lettura della liberazione di tanta energia che, mescolata alla magia seducente della musica tribale e alle movenze cadenzate di Shakira, emana un magnetismo galvanizzante. Ricorre ad Ovidio con le metamorfosi e la legenda di Filemone e Bauci, che chiesero a Zeus di poter morire insieme e alla fine dei propri giorni Zeus li trasformò in quercia e tiglio, uniti per il tronco, e alla storia dei gemelli Castore e Polluce, figli di Zeus, che alla morte del primo, per il forte affetto che li univa muore anche l’altro. In sostanza nel racconto di Vincenzi prevale la logica unificante della fusione, dove l’immateriale e la materia intervengono proiettando lo spirito in un tempo che non esiste ma esisterà in una dimenticare diversa da quella originaria. Richiama anche le teorie freudiane parlando delle “fissazioni orali”, del modo come l’artista le colloca in rilievo nei suoi album gemelli, scritti in lingua spagnola e inglese e mettendo in risalto ciò che maggiormente passa per la nostra bocca: mangiare, cantare, ridere e parlare.

Il famoso scrittore Gabriel Garcia Marquez fu affascinato dalla voce e dalla sua bravura non soltanto del canto ma anche del ballo. Il premio Nobel per la letteratura espresse il suo favore per la bella e brava Shakira, capace di proporre una musica alternativa, diversa dai ritmi più conosciuti. Un’altra riflessione capziosa la incontriamo quando l’autore parla della recente maternità di Shakira, avvalendosi delle tesi Groddeckiane con la frase «il grembo della madre è culla e tomba», una provocazione letteraria, anche una banale osservazione che pone nel conscio e nell’ incoscio, in egual misura, il senso di colpa materno, senza utilizzare i filtri che lasciano passare quei contenuti psichici compatibili solo con il funzionamento della società, in fondo sono quei filtri che danno a Shakira speranza nel domani e poco importa se non si sa da dove viene un figlio quando non si sa neanche dove andrà dopo la morte. Nessuno di noi ha scelto di venire al mondo, forse può decidere quando andarsene oppure aspettare che sia tutto finito, ma una madre deve continuare il gioco della vita, non può rifiutarsi di essere tale se vuole che ancora venga sfogliato il libro della vita.

La bambina, l’adolescente e la donna sono la proiezione della Shakira di oggi, uscita fuori dal suo alveo colombiano, dove le onde sonore delle sue canzoni non conoscono più confini in quanto calcano anche gli stadi di calcio in diversi campionati mondiali. Vincenzi Bonifacio immagina una visita di extra terrestri negli stadi, i quali anche a non capire il gioco, sicuramente apprezzerebbero Hips Don’t Lie, la canzone cantata da Shakira insieme a Wyclef, che scatenò la folla dello stadio di Berlino nella partita Italia-Francia o la canzone Waca Waca, cantata negli stadi del Sudafrica durante il campionato del 2010 e quello del 2014 in Brasile con il brano Dare (La, La, La), solo così gli alieni capirebbero perché una partita di calcio è capace di muovere tanto interesse e partecipazione:

Capirebbero quanto sono importanti nell’uomo le passioni, le emozioni, il senso di appartenenza, la condivisione della gioia e della sofferenza. Capirebbero tante altre cose riguardo all’istinto animale del branco, che riposa nei meandri più oscuri dell’uomo e che a volte si può risvegliare anche durante una partita.

Shakira con il suo corpo, con la sua voce e con la sua seduzione non è entrata solo negli stadi, è entrata nelle case di tutto il mondo, si è mescolata con le nostre gioie, con i nostri dolori e ha infranto la barriera dei nostri sogni. Il libro di Shakira, di Vincenzi Bonifacio, non è stato scritto soltanto con uno sguardo dal cuore, egli la vede quasi come una sua creatura e a questo libro, sicuramente, non porrà la parola fine.

 

Shakira. Uno sguardo dal cuore
Bonifacio Vincenzi
Kymaera edizioni, 2014
Pagine 40
Prezzo di copertina € 3,99



Franco Santangelo

Critico e Storico

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