Figlio – Daniele Mencarelli

Figlio è una raccolta poetica del romano Daniele Mencarelli, pubblicata in versione digitale da Edizioni Nottetempo nel maggio 2013. La possiamo definire come un viaggio nel mondo della paternità, vissuta in prima persona dall’autore, con annesse tutte le gioie che ne derivano, così come anche i dolori. È un’opera suddivisa in quattro sezioni, ciascuna dedicata ad un’attesa, soddisfatta o delusa.
Costantemente presente è il senso di caducità della vita, la coscienza dello scorrere del tempo che fa invecchiare il corpo. I figli diventano padri, e i genitori si trasformano in “altro da sé”, e dalle persone energiche che sono state. Il desiderio di proteggere i figli, di evitare loro gli stessi dolori vissuti dai padri, si fa strada.
“Cosa ti porterai di me?” chiede l’autore a Nicolò, il figlio che deve ancora nascere.
“Non prenderti gli occhi”, continua poi, “sempre troppo aperti sulle cose”.

In questa sorta di “ciclo di eterno ritorno”, complice il senso “circolare” che Mencarelli dà al tempo, il figlio ripercorre la storia del padre, e viceversa. Le due figure sembrano fondersi, mentre sullo sfondo rimane un’Italia che, con tutti i suoi problemi, viene definita “terra di nessuno”.

Importante diviene mantenere vivo lo stupore che porta ogni volta ad una nuova scoperta, anche se l’angoscia del poeta diventa universale e abbraccia l’intera umanità. Quando un genitore se ne va, chi potrà prendersi cura di un figlio malato? È una domanda fondamentale, che ci fa sentire questo autore un padre qualunque, quindi molto simile a noi. La sua poesia diventa un fatto condiviso, più che mai presente ed attuale.

Dio viene descritto come un “dottore senza camice”; mentre vi sono medici che “con le dita a pistola” sentenziano malattie che non concedono replica e cambiano il corso della storia. Il panorama desolante del servizio sanitario del nostro Paese, non riesce ad alleviare il dolore di due genitori che hanno sperimentato sulla propria pelle il significato della parola “autismo”. Essi sono arrivati a trascurare la loro stessa vita per accudire quel figlio, scrutando ogni suo movimento.

“Un anno vissuto senza estate”, lo definisce l’autore, nel tentativo di non darsi per vinti e non cedere alla crudele diagnosi.
La gioia per i nuovi arrivi incontra l’altro lato della medaglia, il dolore per chi non arriverà; ed è per quei figli non nati e per tutti gli uomini e donne che verranno che il poeta scrive.
“Eserciti di uomini mai nati/ quale sterminata terra/ vi tiene in grembo?”.

Il filo conduttore dell’opera è la speranza, insieme al coraggio di donare la vita, nonostante tutto. La malattia, il lutto per i due figli persi, nulla possono contro la forza dell’essere umano. Che esplode in tutta la sua potenza e ha il volto di Viola, la bimba “dalle ciglia fiorenti”, tanto attesa.

E mentre terminiamo la lettura di Figlio, una silloge “dura” che nulla risparmia sulle ingiustizie della vita, resta la tenera immagine di quel “letto a due piazze”,  con quelle “quattro anime strette”, come fosse una zattera che mette in salvo dalla furia del mare. È un “fuoco di corpi che si scaldano/ lasciandosi cullare/.

Rimane quell’idea di famiglia che, dalla notte dei tempi, è medicina per tutti i mali.

 

Figlio
Daniele Mencarelli
Nottetempo, 2013
Prezzo di copertina € 3,99

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa