L’occhio del barbagianni – Guido Ceronetti

Agli appassionati di filosofia o, più semplicemente, a chi ama leggere aforismi vorremmo consigliare L’occhio del barbagianni di Guido Ceronetti, edito da Adelphi nel 2014. L’opera vede raccolti 134 nuovi pensieri dell’autore torinese, classe 1927, che ha dato alla stampa un nutrito numero di scritti.
Così com’è stato definito dalla “ditta” Fruttero e Lucentini, Ceronetti esprime le sue meditazioni più ardite sulla nostra società, in qualità di “folletto filosofo” o “mistico saltimbanco”, anche se in quest’opera fa riferimento a se stesso in qualità di “Filosofo Ignoto”.
Ne scaturisce un quadro pessimista ai limiti dell’apocalittico, dove l’autore descrive un essere umano ormai privo di qualunque speranza. Servendosi della figura del barbagianni, ovvero un uccello rapace dotato di una vista acuta, egli “dipinge” una versione della nostra società, ormai alla deriva ed invasa dall’eccesso di progresso, ma a nostro parere veritiera.
Il barbagianni diventa il simbolo del filosofo stesso che, anche se deriso, poiché tutti sappiamo il significato della frase “sei un barbagianni”, non si ferma all’apparenza. Al contrario, è in grado di vedere tutto, elaborando considerazioni importanti allo scopo di condurre l’uomo ad una presa di coscienza.

La parola articolata, il logos specchio del mondo, fatto di lingua e linguaggio, là è la madre di tutti gli uomini, caduta in una fossa di matricidi.

Forse perché di un’altra generazione, Ceronetti aborre il progresso, diffida di computer e cellulari, responsabili di aver fatto credere all’uomo che qualcun altro potesse agire per lui, togliendogli, in un certo senso, l’entusiasmo di vivere.

Interessanti i numerosi riferimenti filosofici, in cui si compendiano le molte letture dello scrittore, dai presocratici a Spinoza e Schopenhauer; e letterari, da Shakespeare, a Petrarca e Kafka.
Nemmeno la storia dell’arte è esente dalla sua analisi spietata, che qui agisce attraverso l’opera di un grande moralizzatore. Rembrandt viene celebrato come “maestro di luce”, quasi se prima di lui la luce non fosse mai esistita; a Cézanne viene riconosciuto il merito di avere liberato il mondo da una bellezza femminile obbligatoria in pittura; Kokoschka è citato per averla ridotta al silenzio, frantumandola in puzzles di molecole. In sostanza per essersi resi conto che l’arte dovrebbe essere lo specchio della società, in cui appunto, non vi è più bellezza.

Processiamo la Vita e non permettiamo, da accusatori implacabili, che venga assolta.

Forse questa considerazione il Filosofo Ignoto dovrebbe rivolgerla direttamente a se stesso, a quel viaggiatore instancabile, pronto a scandagliare i luoghi comuni alla contemporaneità. L’economia, la natura, il corpo umano, la morte, il progresso, la democrazia, sono tutte tematiche analizzate in questa breve raccolta, al fine di giungere a comprendere ciò che siamo e, soprattutto, quello che stiamo diventando.

La prognosi è riservata, la diagnosi affilata come una lama. Con un po’ di coraggio, se ne può ricavare una lettura illuminante.

 

 

L’occhio del barbagianni
Guido Ceronetti
Adelphi, 2014
Pagine 60
Prezzo di copertina € 7,00

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa