Quando arrivarono i tedeschi – Gianluca Meis

Quando arrivarono i tedeschi, al di là dei campi di battaglia, nelle retrovie, la vita continuava con le sue paure, con le emozioni, con i sentimenti d’amore, sentimenti rinviati a “quando tutto sarà finito”, al ritorno della pace, mentre le sofferenze estreme erano destinate a sopravvivere in modo inesorabile anche dopo la cacciata dello straniero. L’autore di questa raccolta di racconti brevi è Gianluca Meis, presentata in occasione della celebrazione del  25 aprile 2015.
Soldati tedeschi, braccati dai partigiani e dalle forze alleate, intrappolati nella paura della ritirata, uccidevano e si facevano uccidere in nome della follia hitleriana, così come ci racconta Lucia, nel giorno dedicato al bucato:

A terra il corpo di un uomo: … La moglie in ginocchio e tremante con le mani premute sul suo addome, ma già troppo bagnate di sangue per immaginare quel gesto di una qualche utilità. Due tedeschi in piedi parevano altrettanto sorpresi di quello che avevano appena fatto.

Italiani e Tedeschi presenti in questa scena sembravano colloquiare con lo stesso interlocutore, la morte, silenziosa dietro l’angolo, si leggeva nei loro volti, quando improvvisamente,

… Il soldato cadde in ginocchio, riversandosi infine a terra, schiacciato dal peso dello zaino che teneva sulla schiena: qualcuno dalle case vicine lo aveva centrato proprio al collo. L’altro soldato gettò a terra il fucile urlando frasi in tedesco. Tremando girava su se stesso, guardando verso le finestre che andavano aprendosi. Alla distanza in cui si trovava Lucia il rumore dei colpi arrivava leggermente in ritardo: fu così che vide cadere anche lui in ginocchio poco prima di avvertire il nuovo sparo.

Cosicché quei panni appena lavati servirono per ripulire il sangue di quei due soldati morti. Ma non erano stati i soli a perdere la vita nello scenario delle retrovie, vi è anche il triste racconto sulla morte del partigiano Matteo, detto ”il muto”, di  professione cantante, catturato dai fascisti e posto subito alla fucilazione per non avere rivelato il nascondiglio dei suoi compagni: Matteo fu messo con la schiena appoggiata al muro di cinta che costeggiava il Municipio. Fu allora che cominciò a cantare. Egli tradì il doppio significato che si attribuisce al gergo “cantare”, almeno a quello attribuito dai fascisti, in quanto sfoggiò la sua voce possente e forte, lasciando le persone della piazza tutti allibiti,  per la sicurezza e il tono alto e diffuso  con cui cantò il brano la forza del destino di Giuseppe Verdi:

O tu che seno agli angeli
eternamente pura,
salisti bella, incolume
dalla mortal  jattura,
non iscordar di volgere
lo sguardo a me tapino,
Che senza nome ed esule,
in odio del destino,
chiedo anelando,
Ahi misero,
la morte d’incontrar.

Subito dopo  il comandante fascista ordinò: “Sparate! Sparate!”.

È morto senza nemmeno tirare il fiato dopo la romanza.

Nei racconti non solo si parla di morte, ma anche d’amore, l’amore di una staffetta partigiana, che rimane con la foto dell’amato in attesa del suo ritorno, attesa intrisa  di pudore, di morale, che non viene minimamente scalfita dagli avvenimenti bellici.

Ho ancora freddo, Carlo, e paura. Parlare con la tua foto mi consola.  Avrei ancora bisogno di sentirti sfiorare la mia mano. Ora più che mai avrei bisogno di saperti all’erta, alla fine di questa strada che mi è stata data in sorte di percorrere da sola.

Si parla anche di altre storie tristi, di donne e di bambine, rimaste sole e giunte ad un epilogo tragico, forse confuso con la tragedia della guerra, che sicuramente anch’essa contribuì. L’uomo si accorge così dell’inevitabilità della morte, cosciente che la guerra, sia in prima linea che nelle retrovie, la rende sempre in agguato e più vicina, anzi con lui cammina, come la storia della bella Elvira, morta ammazzata, che ha sospeso tutto l’interesse verso ogni avvenimento bellico e la ricerca dell’assassino protrattasi nel tempo. Scorrevole la lettura dei vari racconti, si leggono tutti d’un fiato, come lettere di amici che un tempo si ricevevano per posta.

 

Quando arrivarono i tedeschi
Gianluca Meis
Graphe.it, 2015
Pagine 56
Prezzo di copertina € 9,90

Franco Santangelo

Critico e Storico