Finzione infinita – Silvio Valpreda

Si chiama Alexander l’uomo del romanzo Finzione Infinita, di Silvio Valpreda, illustrazioni di Marco Martz, prefazione di Marco Revelli, Editrice Eris, Torino 2015. È un uomo che potrebbe essere in mezzo a noi, usa la bugia non fine a sé stessa ma come comportamento strategico per truffare gli ex commilitoni, imbastendo, di volta in volta, situazioni patologiche talmente verosimili da impietosirli ed emotivamente costringerli a venirgli incontro economicamente. L’inganno è l’alternativa alla verità, un’alternativa che non torna indietro in quanto, se praticata, renderebbe Alexander nudo in tutti i sensi e costituirebbe un’infrazione alle regole sociali.
In un mondo in perenne crisi economica l’inganno non stupisce più, anzi ha le gambe più lunghe della verità, esso cresce e trova accoglimento “morale” in quanto inserito in una società modificatasi  secondo un contesto globale e che lascia intravedere un futuro distopico.
Alexander è un personaggio che tiene a distanza qualsiasi contenuto emozionale, egli utilizza un surrogato fatto da una riflessione immediata, proiettata alla focalizzazione dell’oggetto: la truffa. Siamo nel XXI secolo, l’umanità vive una fantomatica minaccia aliena di occupazione della Terra, una guerra che dura da oltre un secolo e che affida la difesa del pianeta a due eserciti privati, i quali si contendono gli sponsor pubblicitari e l’audience televisiva. Il pubblico perde l’interesse verso ogni forma di pubblicità di genere, è attratto soltanto dalla trasmissione Grande Cucina, dove uomini e donne si appiccicano davanti alla TV aspettando l’apparire, sui teleschermi, di quei cuochi che si sfidano nella preparazione dei cibi davanti ad una giuria che, alla fine, proclama il nuovo tele-cuoco, facendolo diventare leader per la preparazione dei cibi in campo mondiale. Al di là dello scettro vi è un grande ritorno economico in quanto nel mondo in cui si vive, consumando soltanto alimenti precotti confezionati, non si conoscono più neanche le pentole e il loro uso.
L’autore fa muovere e parlare con maestria Alexander, artigiano della menzogna, che vive in un mondo trasformato dalla tecnologia, che ha generato guerre fra gli umani, ove la società appare come un laboratorio, di cui è poca cosa il richiamo nazista. Gli individui, seduti nei più remoti angoli della terra, stanno a guardare il Tablet, con la voglia di elaborare la scienza, non vogliono più sapere come è fatta, ma come si fa. Nel terzo millennio si vive in una guerra infinita, senza più generali ma con manager che mirano alla concentrazione di capitali, utilizzando le industrie belliche come strumenti di terrore per accaparrarsi il potere economico. L’autore lancia così il concetto di come potrebbe prendere forma la trasformazione della società proiettata nel futuro, la sua evoluzione, la sua formazione e come tutto tende a diventare forza. La società non cambia più per quelle idee ribelli che sono state alle origini di ogni cambiamento, condizione indispensabile che ha determinato la nostra condotta di vita, adesso ci si accorge che l’idea, da sola, non sta in piedi ed è necessario accompagnarla o farla sostituire dalla forza. Le idee vengono aggredite, messe in crisi da un ambiente in continua trasformazione, prende corpo il relativismo. Affiora, così, una considerazione sul personaggio Alexander, elaboratore e pianificatore di menzogne, dalle quali ha tratto quella forza che gli ha permesso di sopravvivere, una strategia che avrebbe disarmato persino gli apostoli, quali predicatori di verità, ma non Lena, la sorella di un suo commilitone, defraudato in sua presenza e, quindi, scoperto.

Il pianeta è diviso tra complottisti e pacifisti, i quali vogliono una tregua con gli alieni, né visti e né conosciuti, mentre gli amministratori delegati delle multinazionali sono affaccendati a costruire strategie dentro e fuori del potere istituzionale, al quale attribuiscono la responsabilità di limitare la libertà di parola.
L’autore, nel descrivere l’incontro di Alexander con Lena, riesce a mettere in discussione le considerazioni che il lettore aveva fatto sul personaggio principale e mettere in evidenza come Lena persegue lo stesso scopo, cioè entrare in quota, usando il ricatto nei confronti di Alexander e cambiando le vittime, destinatarie delle sue falsità, vittime adesso rappresentate, dalla moltitudine di aspiranti cuochi e non più da commilitoni, i quali l’avrebbero lasciata fuori dalla spartizione del ricavato della truffa. Le loro indagini vanno avanti oltre l’accertamento delle condizioni economiche delle vittime, spaziano fino a scoprire che il tele-cuoco, declamato in tutto il mondo, è un personaggio falso, perché inesistente. Saltano così i vincoli morali e culturali di una società tradizionale, la quale trova un comune denominatore inequivocabile in un futuro distopico. Lena, personaggio che dice la verità scoprendo il falso di Alexander, diventa un tutt’uno col suo antagonista, dove falsità e verità rivelano la stessa cosa, ella  fugge questa realtà che attrae i due personaggi fino a cascare nei gangli di coloro che hanno in mano la sicurezza del pianeta, che sorvegliano ogni atteggiamento equivoco degli abitanti della terra i quali, inavvertitamente, potrebbero offrire agli alieni il fianco per la scoperta di zone strategiche da attaccare. Infatti è il disegno del nipotino riguardante le montagne osservate dalla finestra dell’albergo che diventa l’oggetto della prova d’accusa di spionaggio a favore degli alieni. Lena, così, resta imbrigliata in un mondo che si sviluppa in una finzione infinita, ove la sua verità non è l’omissione di qualcosa, ma una menzogna  taciuta, che non le evita il carcere. L’idea dell’autore e la riflessione del lettore si incontrano in questa narrazione, indipendentemente dal loro carattere tradizionale o innovativo, mettendo in evidenza la finzione verso cui tutti siamo proiettati in un mondo futuro e distopico.

 

Finzione infinita
Silvio Valpreda
Illustrazioni di Marco Martz
Eris, 2015
Pagine 290
Prezzo di copertina € 13,00

 

Franco Santangelo

Critico e Storico