La principessa del carnevale di Rio – Alfredo Tocchi

Sono trentadue i racconti che compongono la raccolta dell’autore milanese Alfredo Tocchi, alcuni brevi, altri più lunghi. L’opera ha il titolo di La principessa del carnevale di Rio, è stata pubblicata nel marzo 2015 da Aracne Editrice, ed è acquistabile su Amazon.
I racconti sembrerebbero slegati fra loro e presentano narratori diversi, ma a voler ben guardare, ricorrono i nomi di Celeste, Paola, Giulio. Talvolta anche un cognome: Tocchi.
In realtà, ad un’analisi più attenta, rappresentano diverse sfaccettature che permettono di focalizzare meglio il pensiero dell’autore stesso: un uomo elegante, di professione avvocato, che desidera fare lo scrittore, ma deve lavorare per mantenere la famiglia. Sono quindi, anche se con voli di fantasia inseriti ad hoc qua e là, racconti autobiografici.
Tanti sono i ricordi ai quali va la mente dell’autore in questo libro: dall’infanzia trascorsa al lago –  l’amato lago Maggiore che figura in copertina – , con persone care, quali i nonni; oppure amici incontrati per caso; i ricordi di gioventù e le vacanze con la moglie Paola; la figlia Celeste piccola, poi sempre più grande. Soggetti che hanno lasciato di diritto l’impronta in quella caverna a cui aspira l’autore, quale gesto di comunione e d’immortalità.
Credo che il filo conduttore dell’opera risieda in una frase citata all’inizio, dello scrittore e saggista britannico Martin Amis. A dire il vero, molti sono gli autori che Tocchi cita in questa sua opera, talvolta con aneddoti divertenti, tipo quello di Alda Merini, personalità singolare dei Navigli. Questa però, di Martin Amis, mi ha colpito:

Scrivere significa combattere contro i cliché. E non soltanto i cliché della penna, ma anche quelli della mente e quelli del cuore.

E prima ancora del Tocchi scrittore, credo che questo sia il Tocchi uomo. Una personalità che non si uniforma, originale in ogni cosa. Egli non parla di eventi straordinari, bensì della sua vita, degli incontri con le donne, della sua storia. Tocchi è “l’uomo con il cane”, il suo fedele compagno Wigo da portare a spasso col guinzaglio, che non si differenzia dalla folla per le azioni, bensì per il pensiero. Egli è capace di parlare di un giro in Ferrari, e poco dopo di un amico clochard che ha cercato di aiutare, e questo perché possiede un’intelligenza poliedrica, capace di dare risalto non all’oggetto in sé oppure alla persona, ma a ciò che rappresentano; cogliendo quello che di profondo c’è in ogni situazione. La prosa di Alfredo Tocchi è semplice e diretta. Le frasi sono brevi, ma evocative.
La morte aleggia fra le righe, sempre come sinonimo di oblio e di fine di tutto. Morire per diventare immortali, è il messaggio che passa.
E vorrei concludere questa mia riflessione, accennando alla principessa del carnevale di Rio. Quando si legge un libro, ci si chiede perché abbia quel determinato titolo. Ebbene, chi è questa principessa? Il suo nome è Flor, ha 32 anni ed è brasiliana. Il protagonista dell’omonimo racconto l’ha conosciuta su Meetic, ed è rimasto colpito da una sua foto con “le piume in testa”. Durante un incontro, la ragazza gli spiega che è stata scattata nel 1997, al carnevale di Rio.
Le descrizioni dei rapporti amorosi di questo autore possiedono sempre qualcosa di magico, perché egli sa dare dignità e risalto ad ogni donna. La fa sentire importante.
Almeno nei suoi scritti, essa diventa pertanto una principessa, in grado di dare e ricevere quell’amore che fa sentire meno soli e, al pari con la scrittura, anche un po’ immortali.

La principessa del carnevale di Rio
Alfredo Tocchi
Aracne Editrice, 2015
Pagine 243
Prezzo di copertina € 11,00

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa