Magnalardo. Mestieri, usanze e ricette di cucina del passato  – Sergio Scipioni

È uscito nel febbraio 2015, pubblicato da Edizioni dEste  e venduto su Amazon, un libro singolare, che con garbo ci riporta al passato, alle nostre origini. A quel paese che un po’ tutti siamo stati costretti ad abbandonare, in seguito al sopraggiungere di cambiamenti ineluttabili. Perché Magnalardo non è solo il paese natale dell’autore, ma si eleva a qualcosa di simbolico e più grande: è nostalgia condivisa per il passato e per le persone che non ci sono più, e con esse anche per quegli animali che abbiamo amato e che, nonostante il tempo, sempre ricordiamo.
Magnalardo. Mestieri, usanze e ricette di cucina del passato di Sergio Scipioni è un “viaggio della memoria”, così come dice Maria Rita Munzi nella Prefazione.
Quando ho letto il titolo, ho pensato fosse il solito saggio che esalta usi e costumi di un paese, senza dubbio interessante, ma non avente quell’impronta “personale” che fa la differenza. Una di quelle opere che avrebbe potuto essere presentata a La prova del cuoco di Antonella Clerici, magari per le ricette antiche in essa contenute. Invece mi sbagliavo di grosso.
Quello che mi ha colpito è stato lo stile elegante e garbato dell’autore, e soprattutto la sua capacità di romanzare un documento storico. Con “Magnalardo”, – un piccolo borgo in provincia di Rieti, nel Lazio – l’autore ha inteso tessere un vero e proprio tributo al suo paese d’origine e alla sua gente, a cui il libro è dedicato, con passione e sentimento fortemente sentiti.

Da oltre cinquant’anni sono via da Magnalardo, prima per il collegio e poi per lavoro. Nel frattempo, ho visitato molte belle città in tutta Europa: Londra, Praga, Parigi, Vienna, Roma, Berlino. Paesi di montagna o di mare. Come pellegrino ho visto chiese, musei, monumenti, fontane dove mi sono fermato a rinfrescarmi. Tutti questi luoghi mi hanno lasciato piacevoli ricordi. Ma il paese più bello che conosco è Magnalardo, frazione di Rocca Sinibalda, situato sul cucuzzolo di una montagna dell’Appennino Centrale.

Pur essendovi dei veri e propri cenni storici e testimonianze della vita di questa zona d’Italia, è l’importanza che per l’autore hanno le proprie radici ad incantare il lettore, a dare a questo scritto un’anima. Perché egli sente di potersi immedesimare e di comprendere a fondo i racconti di cui Scipioni parla. I luoghi della sua infanzia, la sua gente, la sua stessa famiglia, le tradizioni, vengono passati in rassegna e ci conducono per mano in un passato in cui l’Italia era diversa, oppure semplicemente eravamo noi a considerarla tale, perché la guardavamo con occhi pieni di meraviglia, tipici dei bambini.

Vado in riva al fiume perché lì ci sono i miei ricordi di bambino. Quando con mio nonno facevo il bagno d’estate; quando la sera, all’imbrunire, insieme prendevamo i gamberi con le mani; quando con i miei amici andavo a pescare e subito dopo accendevamo il fuoco e arrostivamo i pesci.

È nella lontananza che si avverte la nostalgia, e aver dovuto abbandonare la sua terra in giovane età, ha rappresentato per l’autore un qualcosa di “incompiuto”, come se, tutti gli anni a primavera, tornando al suo paese, egli dovesse ripetere un rituale che, in qualche modo, potesse riconciliarlo col suo essere bambino e restituirgli quello che ha perso.
La prosa di Sergio Scipioni è davvero gradevole ed evocativa. I personaggi che ci presenta rimangono impressi, anche se caratterizzati da poche, significative parole.
Sono stata lieta di avere fatto la “conoscenza” di questo paese, Magnalardo, che di per sé evoca tradizioni agresti e realtà contadine. Perché tutti abbiamo una terra che rimane legata all’anima, e se leggerete questo libro, vi renderete conto di dove sia rimasta la vostra.

 

Magnalardo. Mestieri, usanze e ricette di cucina del passato
Sergio Scipioni
Edizioni dEste, 2015
Prezzo di copertina € 2,99

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa