Le bambine di Carroll – Bonifacio Vincenzi

S’intitola Le bambine di Carroll la nuova raccolta poetica dello scrittore calabrese Bonifacio Vincenzi. Facendo riferimento ad Alice nel paese delle meraviglie, il romanzo fantastico della seconda metà dell’Ottocento dell’inglese Lewis Carroll, l’autore prova a riflettere su quella che è la condizione della nostra società.
Così come il racconto di Alice è pieno di allusioni a personaggi, poemetti e proverbi appartenenti all’epoca in cui visse Carroll, anche Bonifacio Vincenzi opera similitudini trasportando le riflessioni in quello che è il nostro tempo.
La raccolta si divide in due parti, ciascuna delle quali composta da 15 brevi liriche. La peculiarità di questo poeta è l’essere breve ed essenziale, con versi che tanto attingono al mondo della filosofia, dalla struttura lineare, composti perlopiù da terzine o quartine.
Partendo da un paragone con Alice, la bambina ingenua e sognatrice del libro di Carroll, evocata da un paio di citazioni che Vincenzi fa nell’introdurre ciascuna delle due parti, la sensazione che si ha è di trovarsi al cospetto di un essere umano non propriamente conscio di se stesso, che non sa esattamente dove andare. Quello di Bonifacio Vincenzi è un uomo – in senso generale del termine – che sembra rimanere in un limbo, senza una vera e propria volontà di agire. Forse nessuno vuole più fare fatica, crogiolandosi nel suo “lasciarsi vivere”.

Nessuno sceglie la salita
nessuno ama più la vita
[da Nessuno sceglie la salita]

È come se l’umanità fosse cieca, intenta a compiere un viaggio infinito, mai però goduto fino in fondo.
Dio viene spesso citato, ma non può più fare nulla, perché l’uomo ormai si è infilato in un baratro in cui dovrebbe salvarsi da solo. La facoltà di agire è propriamente umana, operando una sorta di “passaggio di testimone” dalla divinità, vista come un “purissimo impostore”, al libero arbitrio di cui l’uomo è in potenza dotato, se solo ne avesse la volontà.

Di istante in istante
ognuno crea la sua realtà
se ne fa scudo
garantisce
nella sua piccola isola
solitudini e silenzi.
[da Il sole del presente]

Sarebbe bello se l’uomo riuscisse ad accettare se stesso, ma egli vuole sempre più potere. Ed ecco quindi che giunge un ricorrente appellarsi alla morte, pressante ed ossessivo, poiché l’autore affida ad essa l’importante compito di ristabilire il principio di equità. Il valore della libertà è agonizzante, offuscato da questo delirio di onnipotenza che caratterizza l’uomo, più che mai presente in chi ha più potere nella società.

Siamo immagini riflesse nello stesso
specchio, in attesa della medesima chiamata
che spaventa sempre prima e dopo mai.
[da La paura]

L’uomo quindi ignora ad arte l’enigma della sua venuta al mondo, così come quello della partenza, senza mai indagare a fondo – per pigrizia o per paura, oppure per tutte e due le cose – rimanendo in superficie e attendendo una fine che è ineluttabile.
Ecco quindi che l’immagine della piccola Alice, coi suoi riccioli biondi, tutta meraviglia e scoperte, rimane un bel miraggio per l’odierna società. Un rimpianto o un ricordo, o forse un celato augurio che quella parte “bambina” che ancora crede alle favole e scopre il mondo con ottimismo, possa un giorno ritornare.

 

Le bambine di Carroll
Bonifacio Vincenzi
LietoColle, 2015
Pagine 54
Prezzo di copertina € 13,00

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa