Infanticidio: intervista a Rosalba Vangelista

In queste pagine la scrittrice Rosalba Vangelista racconta del successo inaspettato del suo libro Le ossa del lago. Ha iniziato a scrivere un anno e mezzo fa quando ha sentito il bisogno di esprimere il suo bisogno fisico e spirituale, dando voce alla trama dove i sentimenti in qualche modo sono stati già vissuti in seconda persona.

Come è nata l’idea di scrivere Le ossa del Lago?
Nasce dal così detto blocco dello scrittore. Lo scorso anno stavo scrivendo un paranormal romance, che ho ancora in fase di stesura, dal titolo Alejandro, arrivata a circa poco più della metà mi sono completamente bloccata, non riuscivo più a scrivere una sola parola. Così ho lasciato da parte il libro aspettando l’ispirazione.
Poi una mattina di luglio dello scorso anno, mentre bevevo uno dei miei soliti caffè, senza un motivo preciso, senza esser stata influenzata direttamente da qualcosa o qualcuno, in una frazione di secondo la storia de Le Ossa del Lago si è materializzata nella mia mente. Un lago, un bambino ucciso, dei misteri nascosti, una cittadina apparentemente perfetta, tutto era già nella mia testa, come se Silver Lake ed i suoi protagonisti avessero cercato me. L’ho sviluppata mettendoci dentro i miei sentimenti, le mie esperienze di vita vissuta, creando quei personaggi che si sarebbero caricati di tutto questo peso.

Un romanzo thriller insolito: che emozioni hai provato durante la stesura?
Credo sia un thriller che posso definire sentimentale, dentro la mia storia c’è tanto dolore, tutto è venuto fuori man mano che scrivevo, ho vissuto tutte le emozioni e le sofferenze dei personaggi, loro sono legati dalla sofferenza provocata dall’aver perso qualcuno o se stessi, l’omicidio di Marcos porterà ognuno di loro a confrontarsi con la propria solitudine ed i propri fantasmi.
Le loro vite sono come le acque di quel lago dove ha origine tutto, sotto la superficie si nascondono realtà drammatiche e profondi segreti.
Ho cercato di trattare l’argomento principale che apre il romanzo con rispetto e tatto proprio perché si parla di infanticidio. Volevo far riflettere e mettere il lettore di fronte a delle domande importanti, però alla fine ho voluto lanciare un messaggio di speranza, perché a volte, la luce si trova proprio in fondo a quel tunnel che sembra infinito.

Cosa rappresenta la scrittura per te?
Ho iniziato a scrivere solo un anno e mezzo fa, sono sempre stata una gran lettrice, poi ho sentito il bisogno fisico e spirituale di scrivere. Credo di aver iniziato per dar sfogo a quello che ho dentro, quando scrivo mi libero.
Le Ossa del Lago è stato terapeutico per me in quanto alcuni dei drammi descritti li ho vissuti in seconda persona. Questo mi rende particolarmente legata al mio romanzo ed ai suoi personaggi, scrivere è comunicare, credo che ogni scrittore sia come una spugna che ‘assorbe il mondo’ e poi lo rilascia attraverso le sue parole scritte.

Uno scrittore a cui sei legata o ti ispiri?
Sono una grande estimatrice di Oriana Fallaci, Stephen King, Alice Sebold, Jeffrey Eugenides, Robin Norwood…

Non credo di essermi ispirata ad un autore in particolare, sicuramente qualcosa dei loro scritti me lo porto dentro ed inconsciamente l’ho elaborato nella mia mia scrittura, ma non so come e dove, sono sincera.

Tre aggettivi per descriverti?
Questa è difficile, quando si deve scavare nel proprio profondo non siamo mai bravi, dunque potrei dire: umile, curiosa, empatica. Poi ce ne sarebbero altri mille nel bene e nel male.

Il pubblico come sta rispondendo al tuo libro?
Sono piacevolmente sorpresa dal buon riscontro da parte del pubblico, la mia storia piace credo perché è portatrice di messaggi importanti e di quei valori morali che oggi spesso vengono a mancare nella vita di tutti i giorni. Poi il tema dell’infanticidio è molto sentito e discusso. Sta andando molto bene e ne sono davvero felice, è una gioia immensa quando un lettore ti dice di essersi emozionato o di aver passato dei bei momenti in compagnia del tuo romanzo.

Progetti futuri?
Ho da terminare e pubblicare Alejandro come prima cosa, poi sto pensando se fare un sequel de Le ossa del Lago visto che parecchi lettori mi hanno fatto questa richiesta, Kate e Steve i due protagonisti sono piaciuti al punto di suscitare la voglia e la curiosità di leggere ancora di loro e questo mi riempie il cuore, creare un personaggio che lascia qualcosa dentro è meraviglioso.

Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice