Le anatre di Holden sanno dove andare – Emilia Garuti

La giovane scrittrice emiliana Emilia Garuti ha scritto il suo primo romanzo a diciotto anni, considerato dalla critica l’esordio brillante di una mente geniale.
Le anatre di Holden sanno dove andare è una storia sofferta da parte di chi, in sostanza, ha paura di crescere. Tratta quindi una tematica sempre attuale e universalmente condivisa.
La protagonista è Will – in realtà Willelmina, ma nessuno osi chiamarla così – figlia unica di una famiglia benestante, dove l’apparenza è tutto. L’ipocrisia dei suoi genitori genera in lei una sorta di diffusa “allergia” per tutto quello che è “preconfezionato”, inducendola ad attuare una “vendetta” nei confronti di “Muso di lucertola”, ovvero la psicologa pagata fior di quattrini, senza mai proferire verbo durante le sedute.
A mettere Will in crisi, e a farle tentare addirittura il suicidio, è la fine del liceo classico. Ormai è settembre e tutte le sue amiche sanno già quale università frequentare. Lei no. Lei ancora non ci pensa, e si sente in trappola. Braccata, obbligata a fare una scelta dalla quale potrebbe dipendere il suo futuro. E se fosse quella sbagliata? Per questo tergiversa.
Will è una ragazza dotata di un grande senso dell’ironia, col quale si fa scudo. Proprio nello studio della psicologa conosce Matteo che, in un primo momento, si dimostra poco amichevole, ma che in seguito saprà farle rivalutare la vita e la indurrà a prendere una decisione.

Il titolo si rifà alla celebre opera di Salinger, in cui Holden si chiede – e domanda a tutti – dove vadano le anatre di Central Park d’inverno, quando il lago ghiaccia.
La domanda di fondo è: dove va una persona quando non ha più un posto in cui stare? Nonostante nessuno sappia dare una risposta al quesito, le anatre si alzano e vanno, quindi evidentemente sanno dove.

Anche io in realtà lo so dove andare. Però non so se ci posso andare. Però dopo starei meglio.

Si tratta di un romanzo “fresco”, che si chiede che cosa significhi essere sempre se stessi, e soprattutto essere giovani.

Volevo fare come Brizzi e Salinger – con le dovute proporzioni tra tutti ovviamente – e scrivere un libro che desse voce a un personaggio giovane, come me, senza scadere negli stereotipi della giovinezza.

Nonostante lo stile piacevole e diretto, l’autrice è incappata in alcune contraddizioni che un lettore attento non può ignorare. Lei stessa afferma che non basta riempire un testo di parolacce per far sì che risulti automaticamente “giovane”. Sono pienamente d’accordo che questo sia un espediente errato, allora perché lei fa la stessa cosa? Questo romanzo infatti non è esente da turpiloquio.

Will è un tipo solitario, che sta bene in compagnia del suo iPod e non rivolge la parola a nessuno. Ma allora perché, nella seconda parte del romanzo, cambia “rotta” e ci rimane così male se alla Facoltà di Lettere nessuno le rivolge la parola?
Forse questo romanzo andrebbe recensito da una persona giovane, della stessa età della protagonista, così potrebbe rispondere alla mia domanda: davvero è così importante quello che pensa la gente? Will si è sempre professata anticonformista, eppure quando va all’Università si sente una sfigata. Ma è davvero convinta che siano tutti lì a guardare lei? Avrei gradito più coerenza, dall’inizio alla fine. I presupposti c’erano tutti, ma si sono persi un po’ per strada.
Il post scriptum finale potrebbe essere un’idea geniale, è vero. Dipende da come lo si interpreta.  Ad esempio, a me ha fatto mettere in discussione tutto. Ma sento di non potervi rivelare oltre.

 

Le anatre di Holden sanno dove andare
Emilia Garuti
Giunti, aprile 2015
Pagine 144
Prezzo di copertina € 12,00

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa