Sonata a Kreutzer – Lev Tolstoj

Il matrimonio visto come dramma, una storia di coppia dove l’amore non può esistere, perché sopraffatto dai sentimenti di rancore, gelosia, egoismo. Emozioni altalenanti, rabbia e tanta compassione per il protagonista di questa meravigliosa opera del secondo Tolstoj, Sonata a Kreuzer. Un breve racconto, “scritto con cattiveria” ha dichiarato qualcuno, però oltre che sconvolgente e ricco di pathos a tratti sembra comune alla quotidianità che ogni coppia vive. Pozdnysev, durante un viaggio in treno, decide di confidare a uno sconosciuto la sua colpa segreta e il motivo per il quale non crede più nell’amore. E così, nei tormenti che rivive, coinvolge il lettore fino a dargli quasi ragione in tutto il percorso che in fin dei conti è tragico e ingannevole. Lo scrittore, che nel suo primo periodo visse in maniera felice e ottimista, che vedeva nella natura la madre di tutte le cose, nella donna la gioia di vivere e che era proiettato verso la felicità assoluta, nel secondo periodo della sua vita, in cui coincise anche con la scrittura di questo pezzo, è come se ribaltasse tutto, come se la sua esperienza lo avesse riportato alla consapevolezza che l’inganno sta sempre dietro l’angolo, che l’uomo è un animale, incapace di usare il pensiero perché troppo legato agli ideali e alle apparenze, in concomitanza alla delusione provata dopo il tradimento della moglie con un musicista.
In questo libro, in parte autobiografico, si parla di matrimonio, di tutto ciò che le convenzioni sociali portano a subire, di quanto la coppia sia stressata dalle incombenze della famiglia, specialmente quando subentrano i figli, visti persino come fonte di preoccupazione e sollecitazione all’isteria, nella donna.

È veramente sorprendente quanta forza abbia l’illusione che la bellezza coincida con il bene. Se ascolti una bella donna che dice delle sciocchezze, tu non senti le sciocchezze, ma ti pare di ascoltare un discorso intelligente. Se lei dice o fa delle porcherie, tu ci vedi qualcosa di grazioso. Se poi quella non dice né delle sciocchezze né delle porcherie, pur essendo bella, be’ allora ti sembra proprio un miracolo d’intelligenza e di elevatezza morale.

Tolstoj è severo, è come se volesse fortemente denunciare le ipocrisie della società, dove in buon nome della religiosità bisogna sposarsi con una fanciulla pudica, di buona famiglia e fare il classico percorso della vita come unica fonte di felicità. Egli dice chiaramente che le false illusioni diventano tormenti, e come i protagonisti della storia che scrive non si sono mai realmente amati, hanno covato rancore e rabbia, non si sono mai venuti incontro per ragioni nemmeno di reale importanza, così le false apparenze diventano il motivo di chiusura inaspettata alla vita! Denuncia nella postilla, dove spiega ai suoi lettori il motivo di questa tragicità, che bisogna cambiare la modalità di educazione dei nostri figli, svecchiarci e liberarci dalle pretese cristiane o comunque religiose che spingono l’uomo a volere sempre di più per una felicità irraggiungibile. La coppia, che dovrebbe essere sancita da un sentimento spirituale dovrebbe aver rispetto e tolleranza anche nei periodi di astinenza sessuale, perché l’uomo è troppo carnivoro e resta ancorato ai piaceri del sesso come unica fonte di benessere fisico, senza il rispetto nei confronti di una donna che in periodi della vita è soprattutto madre e così deve restare.

Ero tormentato dall’idea che solo a me toccava di vivere con mia moglie una vita così squallida e così diversa da quel che mi aspettavo, mentre negli altri matrimoni questo non succedeva. A quell’epoca io non sapevo ancora che si tratta invece di un destino comune; tutti credono – come credevo anch’io – che la loro infelicità sia un fatto eccezionale, e pertanto non solo si sforzano di tenere nascosta questa loro infelicità agli altri, ma non la confessano nemmeno a se stessi.

L’amore appare come un’ingannevole veste in cui si ricopre il desiderio sessuale, una specie di trappola a spese delle nostre sofferenze e il sesso viene visto come uno degli strumenti “impiegati dalla natura per servirsi di noi”.
Un libro rivelatore, scritto a fine 1800, ma decisamente attuale, perché rapportato alla realtà odierna mi fa pensare a tutte quelle coppie che si fanno i selfie al viaggio di nozze, fotografano ogni posto in cui vanno solo per condividerlo nei social network, si gonfiano la vita di fronzoli per dimostrare al mondo che vivono la gioia, mentre dentro sono morti per la vita. Una storia dove a parlare è la passione dell’uomo, la quale pur diventando una furia a volte viene persino giustificata dagli eventi che la fanno diventare tale. Un libro che mi ha personalmente aperto gli occhi su come affrontare determinati avvenimenti, dove l’ira può accecare e offuscare la realtà. Un racconto di persone umane, che mi ha fatto sentire normale, nel dolore e nei dubbi che giornalmente si innestano nella mia mente.

Sonata a Kreutzer
Lev Tolstoj
Traduzione di Gianlorenzo Pacini
Feltrinelli, 1991
Pagine 148
Prezzo di copertina € 7,00

Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist