Gli anni belli di Marco Proietti Mancini

Un lettore compulsivo che diventa scrittore per evoluzione spontanea: così si definisce Marco Proietti Mancini che nel suo ultimo libro racconta un pezzo importante di storia del Novecento in mezzo alla trama d’amore di Benedetto ed Elena. Per lui la fantasia non è solo invenzione, ma un rivestimento della realtà che diventa letteratura. Lo abbiamo conosciuto.

Gli anni belli, un romanzo che racconta un pezzo di storia fondamentale e l’amore fra Elena e Benedetto: come è nata la trama?
Nasce per la necessità di dare continuità a una storia iniziata in un precedente romanzo (Da parte di Padre) che racconta la storia di Benedetto e che introduceva nelle ultime pagine una Elena poco più che bambina.
Questo dal punto di vista del “progetto editoriale”; invece come pulsione narrativa questo romanzo proviene dal bisogno di scrivere ancora della vita di persone comuni in un periodo della storia d’Italia tanto ricco di avvenimenti importanti e drammatici, da far dimenticare agli storici di narrare della vita delle persone qualunque, la gente comune.
C’era il fascismo in ascesa, una Europa agitata da guerre civili e movimenti rivoluzionari, c’erano ancora le colonie d’oltremare che erano continuamente scenario di guerra, troppe cose per preoccuparsi di come vivevano e cosa sentivano dei popolani di Subiaco o di San Lorenzo.
Allora ho voluto farlo io, trasformando in romanzo la tradizione del racconto orale dei vecchi, davanti al camino nelle sere di inverno.

Chi sono Elena e Benedetto?
I nomi sono reali e ho voluto rendere omaggio ai veri nomi di mia madre e mio padre; ma a parte questo particolare e la coincidenza (voluta) di alcune date e avvenimenti importanti, tutto il resto del romanzo, i personaggi collaterali e le vicende che racconto, sono di pura fantasia.
Anche se poi moltissime persone, soprattutto anziani, leggendo il romanzo hanno detto “era proprio così” e si sono riconosciuti nelle mia storia.
Quindi ho avuto la prova che la fantasia non è invenzione, ma solo l’abito che veste la realtà e la rende letteratura.

Lei racconta di una Roma di anni addietro, un po’ di nostalgia per quel periodo e cosa è cambiato oggi rispetto ad allora?
No, nostalgia non direi. Come anche non direi rimpianto. Piuttosto cerco di permettere a chi legge di fare confronti tra un periodo che ormai è già storia e la vita contemporanea. Cerco di descrivere le priorità e le cose importanti dell’epoca, per far capire che quel che conta, quel che veramente conta, sono le stesse cose che contano anche adesso, i sentimenti, le paure, la rabbia e la speranza. I ragazzi si amano adesso come si amavano Elena e Benedetto un secolo fa.
Cosa è cambiato veramente? L’uso del tempo, una volta non c’era questa ossessione di riempirlo, la smania di comandarlo e controllarlo che c’è adesso. Si accettava il tempo come qualsiasi altro elemento della natura e lo si usava. Adesso siamo usati dal tempo, nel senso che lo viviamo come una ininterrotta sequenza di scadenze. Di impegni.

Scrittura, una grande passione, come è nata?
E’ nata insieme a me, ma non è una affermazione per sembrare un artista innato. E’ semplicemente la constatazione di un fatto. Appena ho iniziato a leggere sono diventato un lettore compulsivo, consumatore di pagine, da lettore sono diventato scrittore per evoluzione spontanea.
Una pulsione tenuta nascosta fino a che qualcuno non mi ha spinto a “rivelarmi” e io ho assecondato le richieste. Onestamente – soprattutto considerando la situazione economica del mercato editoriale – continuo a considerare la scrittura una passione prima che una professione.

Tre aggettivi per descriversi?
Pigro, capriccioso, umorale. Basta?

Progetti futuri?
Tanto futuri da essere immediati. A inizio settembre usciranno due romanzi che incorniciano Gli anni belli. Sarà ripubblicato, a distanza di sei anni dalla prima uscita, il primo romanzo della serie, quel Da parte di Padre da cui nasce tutto. E insieme a questo, sarà pubblicato il seguito de Gli anni belli, un romanzo incentrato soprattutto su Elena che si intitola Il coraggio delle madri e che riprende la vita di Elena e Benedetto da quel giorno del 1940 in cui nasce la prima figlia e arriva fino al 1950.
A dicembre uscirà una antologia di autori romani di cui sto curando l’edizione, per il prossimo anno ho un romanzo in uscita, due in scrittura, oltre a un progetto per una nuova raccolta di brevi racconti ambientati a Roma.


Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice

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