Intervista a Marco Dellera

In questa intervista Marco Dellera racconta di sé, del suo romanzo e della passione per la scrittura. Un giallo-noir il suo, che ha a che fare con la morte e l’erotismo.

Roberto Politi è un chimico siciliano, un personaggio particolare, ha qualcosa di te?
Molto, direi. Roberto, come me, è un chimico siciliano. Un uomo molto curioso. Del resto un chimico come può non esserlo? Un uomo che per soddisfare la sua curiosità non teme di infilarsi in situazioni più grosse di lui, mettendo in pericolo la sua stessa vita. Roberto, come l’autore, è un cinquantenne che vorrebbe far tornare indietro le lancette del tempo. Altre analogie legano Roberto all’autore, ma il rischio è di svelare troppo.

Due città, Trieste e Aquileia, cosa rappresentano per te?
Trieste è la mia seconda città, dopo Marsala, la mia città natìa. Una città che amo moltissimo e in cui passo parte dell’anno. Una città che ho sentito subito mia, affascinato dalla sua aria plurietnica e dalla sua storia dalle tante vite. Trieste è come una elegante dama che ha  vissuto tanto e che ha tanto da raccontare. Aquileia l’ho amata per la sua ricchezza storica e per la tranquillità bucolica che si respira.

Famiglia, lavoro ed eros (ma che non si spinge oltre il limite), come è nata quest’idea di introdurre l’elemento erotico?
Voglio subito precisare che le pagine erotiche non sono state inserite nel romanzo per seguire una certa moda oggi molto in voga, ma hanno un senso nella dinamica della trama. Al di là di questo, l’eros descritto è un modo per sottolineare una tematica che affligge la nostra società moderna: l’iperedonismo, la corsa sfrenata nella ricerca del piacere e del soddisfacimento egoistico dei propri desideri. In questo caso ho scelto di parlarne attraverso l’erotismo.

Nel romanzo mi hanno colpito le descrizioni delle due città nei minimi particolari, è questo il tocco in più?
Direi di sì. Insieme all’accusa sociale, la descrizioni dei luoghi in cui si svolge un romanzo credo sia una conditio sine qua non per coinvolgere il lettore e aiutarlo a entrare nel vivo della storia. È importante che il lettore “legga” il romanzo come un film e lo viva insieme ai protagonisti e possa immedesimarsi in loro, vivere le loro emozioni, divenendo così protagonista e non solo spettatore.

Tornando a te cosa rappresenta la scrittura?
Scrivere per me non è solamente raccontare, è cercare di trasmettere emozioni. È allontanarsi, anche se per poco, dal mondo circostante. È evasione. È catarsi.

Tre aggettivi per descriverti?
Curioso, disordinato, sensibile.

Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice