Balzac e la piccola sarta cinese – Dai Sijie

Mettetevi pure comodi cari lettori perché quello che sto per suggerirvi non è semplicemente un romanzo ma un meraviglioso viaggio. Accompagnatevi, come sottofondo, con un po’ di musica orientale e fate un profondo respiro prima di iniziare questo cammino che vi farà approdare nella Cina maoista degli anni ‘70, quando la storia di questo paese era tinteggiata dai vivaci colori della Rivoluzione culturale proletaria. Quest’ultima aveva come principale obiettivo il ripristino del pensiero marxista-leninista per disarmare l’ala comunista delle Guardie Rosse. Lo  stesso autore – esordendo come romanziere, nel 2000, proprio con questo titolo – fu protagonista lui stesso di questo storico evento subendo la rieducazione, come i due protagonisti, presso i contadini delle montagne cinesi. Quella che si realizzò fu una vera e propria diàspora degli intellettuali che venivano confinati a migliaia di chilometri di distanza dalle loro città, definiti veri nemici del popolo. Tuttavia, le pagine di questo splendido romanzo ci insegnano che quelli che dovevano essere gli ufficiali educatori di milioni e milioni di giovani provenienti dalle città, sono stati a loro volta educati da quelle figure umane portatrici di novità. È esattamente questo il nucleo centrale della narrazione, dipanata sapientemente da un Dai Sijie che ancor prima di essere scrittore si è fatto conoscere al pubblico come regista, riuscendo a trasporre nel linguaggio verbale quell’azione cinematografica che sembra trasformare l’inchiostro stampato in vividi fotogrammi.

I protagonisti sono due ragazzi non ancora ventenni: il narratore ed il suo amico Luo. Entrambi sono figli dei nemici del popolo, figli di medici che come pegno da pagare devono vivere il resto dei loro anni in rieducazione, secondo le leggi del governo di Mao Zedong. Come destinazione, a loro tocca la montagna Fenice del Cielo evocativa per l’asperità della sua posizione, tale da sembrare che facesse il solletico al cielo con le sue cime aguzze ma anche metafora di quel cammino di rieducazione da concepire in maniera ascensoriale, tipico di quando ci si appresta a scalare una vetta. Luo ed il suo amico violinista saranno “gli stranieri” per quel popolo di contadini, religiosamente fedeli ad una introversione che li contraddistingue come popolo e che sfocia in una reticenza contro il non-autoctono, nonché il diverso. L’ingresso dei due ragazzi in quella realtà di miseria culturale e spirituale segnerà il momento, per entrambi, di essere consapevoli della forza della loro “diversità”, risorsa quasi sempre usata in maniera cosciente. Il timoniere di tale stratagemma sarà soprattutto Luo, personalità virulenta, perspicace, coraggiosa, percepito dallo stesso amico come una sorta di maestro a cui guardare con occhi d’ispirazione. Proprio la sagacia di Luo permetterà ai due di superare l’inquisizione del capo del villaggio e di tutto il popolo che scrutano sbigottiti e sgomenti un aggeggio di cui scoprono l’esistenza proprio in quel momento: il violino del narratore. Al sospetto degli astanti che si trattasse di qualcosa di demoniaco o filocomunista si accompagna la paura del narratore di poter assistere inerme alla distruzione del suo prezioso strumento, ma l’intervento di Luo, che suggerisce al suo amico di intonare una sonata dal titolo fasullo Mozart pensa al presidente Mao, significherà, per il violinista, la salvezza.

Lo stesso accadrà quando la sveglia di Luo, sostituendo l’abitudine secolare di quel popolo di svegliarsi col sorgere del sole, gli favorirà la libertà di poterlo raggirare, spostando le lancette e conquistandosi un’ora in meno di quel faticoso trasporto quotidiano di letame umano o animale, lungo i sentieri della Fenice del Cielo.

Saranno proprio Luo e l’amico a far conoscere il cinema a quella gente, tanto curiosa ed attenta ad ascoltare le storie raccontate dai due ragazzi. Così facendo, si conquisteranno la simpatia di quel tedioso capo di villaggio che concederà loro periodiche vacanze dal lavoro per raggiungere la città più vicina a quel villaggio – distante quattro giorni di cammino ininterrotto – dove c’era il cinema all’aperto e qui i due amici avrebbero dovuto memorizzare le battute degli attori per inscenarle una volta al rientro.

Sebbene Luo e l’amico rappresentino la scintilla del fuoco dell’evoluzione di un intero popolo ma della Piccola sarta, vera protagonista del romanzo, anche le loro vite saranno letteralmente sconvolte da questa figura femminile. L’elemento che terrà legate le vite dei tre ragazzi sarà una valigia di libri. Presso la Fenice del Cielo era in rieducazione anche Quattrocchi, figlio di un romanziere e di una poetessa che si era beccato la stessa sorte di Luo e del violinista. Diversamente dalla gente locale, lui era introverso per circostanza: doveva preservare la valigia contenete i libri proibiti, i libri occidentali dagli attacchi nemici. In quel frangente storico gli unici testi in circolazione erano il Libretto Rosso di Mao e quelli scientifici, gli unici ad essere conformi alla linea di pensiero del partito. Ma quando i due amici in rieducazione scopriranno il suo tesoro non gli daranno tregua perché ne possano assaporare la bellezza.

Sotto i nostri occhi pile di libri; i grandi scrittori occidentali ci accolsero a braccia aperte: in testa a tutti il nostro vecchio amico Balzac con cinque o sei romanzi e poi Victor Hugo, Stendhal, Dumas, Flaubert, Baudelaire, Romain Rolland, Rousseau, Tolstoj, Gogol’, Dostoevskij e qualche inglese: Dickens, Kipling, Emily Bronte…
«Mi ricorda la scena di un film» – disse Luo – «quando i banditi aprono una valigia piena di soldi…».                                                                
«Non ti viene da piangere di gioia?»                                                              
«No. Provo soltanto odio».                                                                          
«Anch’io. Odio tutti quelli che ci hanno proibito questi libri».
Luo richiuse la valigia e, posandovi sopra la mano come un cristiano che formuli un giuramento, dichiarò: «Con questi libri farò della Piccola Sarta una persona diversa. Non sarà mai più una semplice montanara».

Innamorandosi di Balzac, Luo riuscirà a far fiorire il bocciolo dell’amore che lo lega alla Piccola Sarta. Con totale devozione, ogni giorno, attraverserà l’impervio raccordo montuoso, largo appena trenta centimetri, che collega la casa della piccola Sarta – dove si recava per educarla alla conoscenza di quegli scrittori – con la sua, ubicata all’altro estremo della distesa montuosa.

I libri saranno lo strumento narrativo per definire in maniera più chiara il profilo dei tre protagonisti che, prendendosi per mano, descriveranno il proprio percorso di crescita personale senza potersi, però, svincolare dagli altri due. La Piccola sarta sarà in realtà l’ago della bilancia per misurare la sincerità dell’amicizia che lega i due ragazzi, entrambi innamorati di lei. Ma il dubbio che sia stata la Piccola Sarta a scegliere Luo come suo amante, non tarda a fare capolino. Potremmo parlare, piuttosto, di una contrapposizione tra l’animosità di Luo che fa di lui un vero temerario nei confronti della vita e lo stare in sordina del violinista, di cui mai viene menzionato il nome quasi fosse privo di una sua personalità, che osserva la vita da lontano. Se Luo conoscerà l’amore, il coraggio, l’innocenza di baci rubati, il rischio di cadere nel burrone attraversando quel cordone largo trenta centimetri per raggiungere la sua amata, la scoperta della sessualità e dell’affermazione di sé, il violinista sarà, invece, quello che scoprirà tutto questo attraverso dei filtri. Lui sognerà di fare l’amore con la Piccola sarta solo in una dimensione onirica. Ma sul finire della storia, l’autore confermerà la natura innocente di questo protagonista che, da perfetto innamorato, aiuterà la Piccola Sarta a risolvere un incidente di percorso che sembra far prendere alla storia una direzione avversa. Sarà lui, in maniera debolmente delineata, a permettere alla Piccola Sarta di spiccare il volo dell’emancipazione dichiarando, ella stessa, che Balzac le aveva fatto capire che «la bellezza di una donna è un tesoro inestimabile».

 

Balzac e la Piccola Sarta cinese
Dai Sijie
Adelphi, 2004
Pagine 176
Prezzo di copertina € 9,00

Imma Paone

Studentessa Universitaria