La classifica delle letture più emozionanti del 2015

Un altro anno intenso di letture si è quasi concluso: dai classici alla narrativa contemporanea, dalla saggistica alla biografia, dalla storia alla cura della salute, dalla favola alla poesia. Sono state tante e diverse le nostre recensioni, e, giunti alla fine, abbiamo voluto dare un contributo ulteriore ai nostri affidati lettori, dedicandogli una classifica dei tre libri più belli, letti nel 2015, dal punto di vista dei nostri collaboratori più attivi.

Questo il punto di vista della scrittrice e articolista Cristina Biolcati:
Penultimo giorno dell’anno e tempo di fare bilanci. In qualità di lettore, in primis, e di recensore, poi, mi sono chiesta cosa rimanga di questo 2015 pregno di romanzi ed avventure letterarie. Sicuramente tante emozioni e tanti “viaggi” che i libri hanno saputo trasmettermi, ciascuno a modo proprio.
Ma dovendo scegliere tre letture, quali sono stati i romanzi che mi sono piaciuti di più? Presto detto.
Al primo posto, La verità sul caso Harry Quebert (Bompiani, 2013), un thriller mozzafiato di Joel Dicker. L’ho amato per quel modo peculiare di analizzare un fatto di sangue – la scomparsa di una ragazzina di 15 anni, ritrovata dopo 33 anni cadavere nella proprietà di un noto scrittore – da diversi punti di vista. Per la maniera di tenere alta l’attenzione del lettore, arricchendo il testo di continui colpi di scena, senza mai annoiare, sebbene si tratti di oltre 770 pagine di romanzo. Davvero un mito, l’autore, e una bella storia.
In seconda posizione, L’amante giapponese di Isabelle Allende (Feltrinelli, 2015), per il fatto di avere dato voce ad una storia d’amore che vince il tempo e anche la morte; sebbene costellata di tante piccole ingenuità o peccati che sono tipici dell’uomo. Ad esempio, uniformarsi ad un’epoca non ancora pronta ad accettare che una giovane donna di buona famiglia si leghi ad un giardiniere giapponese – siamo nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, molto diffidente nei confronti del popolo nipponico – e cedere, per vigliaccheria, alle convenzioni sociali: pena l’infelicità e il portare sempre il vero amore nel cuore. Un sentimento eterno vissuto a piccoli bocconi e precluso dalla storia.
Infine, un classico. Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald (in libreria dal 1925, edizione scelta Feltrinelli, 2013), che ho scoperto in tarda età, poiché lo avevo sempre reputato un romanzo frivolo. Niente di più sbagliato. In esso ho riscoperto tanta poesia. Il mito romantico di un personaggio che ha determinato un intero periodo, la cosiddetta “età del jazz” americana. Un uomo dal grande fascino, Gatsby, ma imbrigliato nella propria solitudine e nell’incomunicabilità dell’epoca. Un mito destinato a naufragare e a lasciare spazio ad una realtà dolorosa, dove prima dell’amore regna l’interesse. L’essere umano è preso in considerazione finché dona ricchezze e riluce di sfarzo, mentre quando tutto finisce, la gente se ne dimentica come non fosse mai vissuto. Sicuramente un libro da leggere ed apprezzare con la maturità:  l’ho capito col tempo.
Auspicandomi di poter leggere tanti altri bei libri, nel prossimo 2016, di cui potervi parlare, giungano ai lettori i miei più sinceri auguri e un arrivederci. A presto.

A Claudia Crocchianti, giornalista pubblicista, sono maggiormente piaciuti i seguenti:
Volevo i Pantaloni di Lara Cardella (Mondadori, 1989), un libro che ho letto anni addietro e riletto recentemente, perché parla di donne, di battaglie e indipendenza, di tutto quello che ancora oggi molte combattono. L’ho scelto per recensirlo in quanto è attuale e contiene un messaggio di insegnamento che bisogna rispettare prima di tutto noi stesse. Poi mi ha appassionato tantissimo Non so che viso avesse di Francesco Guccini, pubblicato sempre per Mondadori nel 2001, perché questo scrittore e cantautore ha sempre fatto parte della mia vita e in questo libro ho potuto ricostruire interamente la sua vita. Infine non poteva mancare tra i miei preferiti di quest’anno Fiore di fulmine (Garzanti, 2015) di Vanessa Roggeri, che ho avuto anche il piacere di intervistare, perché racconta la mia Sardegna quella dei miei zii, quella nascosta e vera che contiene dei segreti  importanti: alcuni svelati nel libro e altri rimasti nella custodia della scrittrice.

 

Ecco, poi, il punto di vista della scrittrice e articolista freelance Teodora Dominici:
Tanti sono stati i libri recensiti quest’anno, e più ancora quelli letti, così tanti, da non riuscire a tener dietro con la penna… Ma si sa, leggere e scrivere sono due operazioni complementari e, per quanto affini, viaggiano ciascuna con la sua velocità. E però, se dovessi dire quali, dei recensiti, più mi hanno colpito, se dovessi, per esempio, nominarne solo tre (per una convenzione rituale e ormai quasi giocosa), diremmo che tra i tanti letti con curiosità e piacere mi son piaciuti Nascita dell’Odissea, di Jean Giono (Guanda, 2005), per la freschezza, la naturalezza, la bestialità di uomini, animali e dei descritti a ricreare un mito fascinoso come l’avventura stessa, quello di Odisseo, un Odisseo spogliato della sua regalità e costretto a mangiar pane e olive coi pastori, e a misurarsi con un figlio malriuscito, con una sposa da riavvicinare, con la gioventù fiorente mentre lui accusa i colpi del tempo; poi L’allegra apocalisse, di Arto Paasilinna (Iperporea, 2010), spassosissima incursione nell’assurdo tutta nordica che con toni ironici e mordaci fa riflettere sui destini del mondo, sul ruolo della comunità nella società, sulla bellezza e sulla fragilità della natura selvaggia, e sul potere dissacrante e fattivo che una personalità eversiva può sprigionare; e infine – perché penso anche ai più piccoli – La voliera d’oro, di Anna Castagnoli e Carll Cneut, (Topipittori 2015), meravigliosa fiaba dai colori scintillanti, bianca e verde come un inverno, delicata come il piumaggio di uno dei meravigliosi uccelli che descrive, una storia che parla di solitudine, di prepotenza, ma anche di rinascita, e che cala la classica dinamica del “buono/cattivo, giusto/sbagliato” in un universo insolito e del tutto innovativo. Che ci resta da dire, buon 2016, e… buone letture dell’anno vecchio e nuovo!

 

Franco Santangelo, storico, critico e scrittore di saggistica, invece, scrive:
L’anno 2015 sta per concludersi, “la fin de siècle” è lontana, le trasformazioni prendono piede, anzi si diffonde sempre più la convinzione che in alcuni settori del nostro mondo politico-socio-culturale è iniziata una trasformazione, irreversibile rispetto al secondo millennio.
Appare però una forma di scetticismo intellettuale e culturale, alimentato da incertezze e perplessità che investono non solo il presente ma anche il futuro, un mondo che si dibatte tra modernità e tradizione, tra materialismo e beni immateriali, dando inizio ad un processo di cambiamento a livello macro-sociale, come la globalizzazione che ha modificato la struttura della famiglia tradizionale e ha creato la sindrome dell’incertezza, l’erosione dei valori religiosi e laici, l’insicurezza del lavoro, la corruzione politica, il multiculturalismo e la centralità dei valori in una dimensione culturale che mette quotidianamente le generazioni a confronto, confronto  che potrebbe essere individuato anche nella produzione libraria di cultura e narrativa, che si cimenta nel porre una griglia di valori senza tempo, descrivendoli come indicatori dei problemi socio-politico-economico-culturali.
Mi è stato chiesto quali sono i tre libri che mi sono piaciuti maggiormente fra quelli recensiti nel 2015.  Penso che l’apprezzamento di un libro non nasca da una lettura superficiale ma approfondita, tale da potere esprimere un giudizio. Non mi è stato facile fare una scrematura, ci vorrebbe un confronto diverso fra lettore e recensore,  ma nonostante ciò ho deciso di scegliere i seguenti testi:
Il demonio di Sant’andrea;
Come cambia lo sguardo;
La caparra dell’anima.
La scelta è stata difficile specie quando si parla di un autore di nuova zecca, come Gaetano Allegra, autore de Il demonio di Sant’andrea , Edizioni dEste, il quale propone temi non facili, quali l’amore errante, il brigantaggio, la povertà e  descrive la battaglia svolta per l’unità d’Italia in una regione del Sud, in modo originale. Fa apparire il momento storico come una sceneggiata dei potenti che mirano al passaggio  indolore dei poteri fra i Borboni e i Savoia. Cavour, Garibaldi, Mazzini sembrerebbero essere le marionette della storia, dove invece il brigantaggio e i briganti sono gli uomini veri, svolgono compiti e ruoli migliori dei personaggi storici. Dopo la Seconda guerra  mondiale il popolo si rimbocca le maniche per ricostruire l’Italia democratica, è la freschezza del racconto di Susanna Trippa ad evidenziare le lotte che portarono al progresso sociale ed economico del paese, ma anche le devianze patite ad opera degli estremismi politici.
Come cambia lo sguardo, un racconto autobiografico di Susanna Trippa, Corbo Editore, ambientato nella Bologna degli anni ‘50. I sogni di una ragazza e della sua famiglia cedono il posto, giorno dopo giorno, alla  ricostruzione del paese, dove appare l’alto prezzo pagato per la libertà conquistata e il continuo impegno per mantenerla perennemente viva. Nel frattempo avvengono delle lacerazioni nella società, stravolgendo l’insieme sociale per una palese dissociazione individuale che ormai appartiene a molti e che meglio si configura nel libro:
La caparra dell’anima, di Ugo di San Vittore, a cura di Manlio della Serra, editrice Armillaria.
È un testo nato nel  Medioevo (1200), in cui l’autore si prefigge di stringere la forbice tra forma e contenuto e pretende di accreditare «una scienza divina che parli la lingua degli uomini», così come sta avvenendo con il ministero di Papa Francesco «Miserando atque eligendo».
Oggi, in presenza di due culture, quella dei poveri e quella dei ricchi, sarebbe meglio leggere la cultura delle sofferenze per potere assegnare un valore diverso ai beni  materiali e nel contempo godere di una spiritualità più profonda. Questo è il messaggio fondante dei tre libri da me preferiti. Buon 2016.

 

Infine, ecco i tre libri che sono principalmente rimasti nel cuore alla giornalista Maria Ausilia Gulino:
Un altro anno si è concluso con entusiasmanti, importanti e producenti letture. Difficilmente è possibile dare la priorità a pochi libri, perché chiaramente quelli rimasti nel cuore sono stati molti di più. Dovendo scegliere mi sento in dovere di segnalare un classico, poco conosciuto, di Lev Tolstoj sul dramma del matrimonio, dal titolo Sonata a Kreutzer (Feltrinelli 1991): in parte autobiografico, racconta di tutto ciò che le convenzioni sociali portano a subire, di quanto la coppia sia stressata dalle incombenze della famiglia, specialmente quando subentrano i figli, visti persino come fonte di preoccupazione e sollecitazione all’isteria, nella donna. Altra lettura che mi sento di ricordare è quella a firma di Gloria Germani, edita da Il punto d’Incontro (2015) dal titolo Tiziano Terzani. La forza della verità: una ricostruzione dettagliata della vita di questo giornalista-saggio che ha vissuto in Asia, e che già allora aveva capito l’arma principale della distruzione di massa, ovvero quella mediatica attraverso la televisione. Gloria Germani ci ha dato la possibilità di conoscere un uomo completo, sia come giornalista, sia come persona che a un certo punto della sua vita decide di “arrendersi” all’armonia della natura.
In ultimo, ma non per importanza, anche in vista del Giubileo, mi sembra opportuno segnalare un’altra biografia, del Papa Silvestro II, ovvero Gerberto d’Aurillac di Luca Montecchio (Graphe.it, 2011). Egli, il primo papa della storia francese, ebbe un forte e continuo interessamento per la sorte del Santo Sepolcro occupato dai saraceni: per questo fu anche definito il precursore delle crociate. Da Montecchio scopriamo che può anche essere stato il primo papa del Giubileo. Infatti, durante l’anno Mille, visto e considerato che si credeva ci fosse la fine del mondo, molti furono i pellegrini che andarono nell’Urbe per redimersi dai peccati. Pare che in quella occasione, in maniera non ufficiale si concedessero quelle che con Bonifacio VIII (nel 1300) vennero chiamate indulgenze.

Rinnovando a tutti i lettori affezionati di Nuove Pagine i nostri più affettuosi auguri, vi diamo appuntamento all’anno prossimo, con tante e ancora emozionanti letture e interviste agli autori. Felice 2016 ricco di amore, pace e ovviamente libri!!!