Simone Oggionni: l’identità dei partiti si sta perdendo

Oggi sarà presentato alle 17:30 a Tivoli al Teatrino Comunale il libro Manifesto per la Sinistra e l’Umanesimo sociale di Simone Oggionni e Paolo Ercolani. Insieme all’autore saranno presenti Nicola Genga, direttore del centro per la Riforma dello Stato, e Luciana Castellina, fondatrice del giornale il Manifesto. Su questo libro abbiamo intervistato Simone Oggionni.

Manifesto per la Sinistra e l’Umanesimo sociale, in questo periodo di crisi politica, è un libro importante. Come è nata l’idea di scriverlo?
Siamo con entrambi i piedi dentro un passaggio di fase straordinario. Il mondo è sull’orlo di un baratro: dall’Isis agli squilibri climatici, dai nuovi venti di guerra all’ottavo anno di crisi economica globale. Tutto fuorché “emergenze” contingenti, come solitamente si racconta. Si tratta di una crisi profonda del sistema economico, del modello di sviluppo occidentale che, anche sul terreno politico, vede confrontarsi populismi di varia natura e tecnocrazia, tra loro complementari perché Le Pen e le grandi coalizioni pro-austerity sono due facce della stessa medaglia. In tutto questo la Sinistra, in Italia, semplicemente è scomparsa. Non è più sinistra il Pd che si è assunto la responsabilità di governare in nome e per conto dei poteri forti europei, applicando il neoliberalismo dentro la crisi; ed è una sinistra senza respiro e senza utilità quella sinistra radicale che non fa altro che fare il controcanto alle politiche del governo Renzi. Questa assenza di sinistra, questa crisi della sinistra italiana, ci è parsa una ragione sufficiente per provare a dare il nostro contributo, provando a indicare da dove ripartire, da quali idee, da quali proposte.

Cosa manca alla politica italiana?
Alla politica italiana manca appunto una Sinistra degna di questo nome. Una Sinistra né subalterna né minoritaria, né costretta a governare insieme alla destra promuovendo politiche di destra né costretta ad abbaiare alla luna, con percentuali irrisorie e una vocazione alla sconfitta e alla testimonianza che è l’esatto complementare del governismo. Ma per rimettere in campo una Sinistra degna di questo nome va innanzitutto preso di petto il problema centrale: che la politica così com’è non interessa più a nessuno, non coinvolge più nessuno, vive di linguaggi, riti e stili che sono distanti anni luce dalla vita reale, dalla quotidianità di milioni di persone, in primo luogo giovani e precari. Se pensiamo di andare avanti come se niente fosse, non abbiamo capito nulla e siamo destinati all’ennesima sconfitta.

L’identità dei partiti si sta perdendo. Un brutto segnale a cui si può rimediare?
L’identità è una parola importante, altrettanto importante di pratiche sociali concrete che dimostrino, materialmente, l’utilità della politica. Ma non c’è identità senza cultura politica, senza una cassetta degli attrezzi che consenta di definire il tuo punto di vista sul mondo, la tua lettura degli eventi e dei processi. Si può rimediare, rimettendo in campo pensieri, lunghi e identità forti. Solo così si batte la politica del tweet, della banalizzazione e della semplificazione che non è altro che l’adeguarsi, anche nella comunicazione politica, alla dittatura del presente. Qui sta il nostro ruolo: evocare un orizzonte alternativo, una cornice di senso, non soltanto obiettivi pratici a breve periodo.

Tre aggettivi per descrivere la politica in Italia in questo periodo?
C’è la politica che fanno gli altri: noiosa, banalizzata, incomprensibile. E quella che dobbiamo iniziare a fare noi: appassionante, libera, finalmente utile.

 

Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice