Pietro Orsatti: il volto di Roma che cambia

In questa intervista abbiamo incontrato Pietro Orsatti in occasione della presentazione del suo ultimo libro Roma Brucia, presso l’ex chiesa di San Michele a Tivoli.

Un libro importante il suo, come è nata l’idea di scriverlo?
Roma Brucia è nato da una necessità, raccontare il sistema criminale che da decenni condiziona la Capitale e i legami con la politica e l’economia. Ultimo frutto di un lavoro iniziato nel 2011 e secondo libro dopo l’inchiesta scritta con la collega Floriana Bulfon in Grande Raccordo Criminale (sempre per Imprimatur editore) che anticipava di quasi un anno quello che poi è emerso con la prima operazione del dicembre 2014. Abbiamo ritenuto, con l’editore, che fosse importante raccontare questo ultimo anno, la città e il disorientamento di scoprirsi cittadini di una città in mano alle mafie.

Mafia Capitale: cosa ne pensa?
Gli inquirenti hanno battezzato con il nome Mafia Capitale l’organizzazione che fa capo a Massimo Carminati. Ma il sistema mafioso che si insediato da almeno 40 anni nella Capitale non si esaurisce con Carminati. In città sono insediate tutte le mafie presenti a livello nazionale, da Cosa nostra siciliana alla ‘ndrangheta, dalla camorra e dai Casalesi sia le mafie straniere e organizzazioni «autoctone» come i Casamonica e le altre famiglie Sinti come gli Spada. Tutte operanti come una Associazione Temporanea d’Impresa con Carminati nel ruolo del mediatore, del broker, distributore di affari. Ma è ancora più importante capire bene proprio il ruolo e delle origini dell’organizzazione di Carminati, diretta emanazione della Banda della Magliana e di gruppi e persone dell’eversione nera. E proprio questa natura di Mafia Capitale ci fa capire quanto sia antica la storia che stiamo osservando oggi. La Banda non era morta, l’eversione nera saltati i paletti ideologici si è trasformata in oggetto criminale. E nessuno è riuscito a fermare questa trasformazione.

Perché solo ora sta uscendo questo “scandalo”?
Non è uno scandalo. Lo scandalo è solo nel coinvolgimento, miserabile, della politica e della pubblica amministrazione che si sono messi a disposizione delle mafie facendosi corrompere per pochi spiccioli. La situazione è emersa perché fra il 2007 al 2013 vi è stata una serie impressionante di omicidi e crimini dalla matrice tipicamente mafiosa in città. Nonostante alcuni personaggi, fra cui l’ex prefetto Pecoraro, continuassero a gettare acqua sul fuoco dichiarando che la mafia a Roma non c’era. Anche quando ci si trovava a commentare esecuzioni di chiara mano mafiosa.

Progetti futuri?
Prima dell’estate uscirà, sempre per Imprimatur, un romanzo. Un esperimento. Poi sto lavorando su una vecchia inchiesta. A volte il Cold Case riescono a darci una chiave di interpretazione del nostro paese.

Il pubblico come sta rispondendo al suo libro?
Bene, sta vendendo e soprattutto continuo a ricevere a chiedere richieste di presentarlo non solo a Roma ma in tutt’Italia. Se serve a fare chiarezza e a aprire un dibattito «dal basso» il risultato è più che soddisfacente.

Tre aggettivi per descrivere Roma oggi?
Umiliata, violenta e rabbiosa.

Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice