Anima – Natsume Soseki

Una lettura difficile, questa. Così intricata da rischiare di rimanere senza parole per parlarne a dovere. Un tale aborto lessicale lo si può intendere come il raggiungimento dell’intento di Natsume Soseki. Dobbiamo zittire. Talvolta, è vitale per comprendere. Ma per la legge degli opposti, e con un particolare svolgimento, all’autore piace ravvivare l’egotismo della lettura, sottoposta all’empirica conoscenza del discernimento dell’anima, di cui il testo porta il titolo. Questo processo metacognitivo induce a porsi domande sul senso stesso della lettura, che ha come scopo ultimo il socratico “conosci te stesso”. La lettura di Anima diventa, essa stessa, metodo per l’apprendimento della vita e dei suoi intramontabili quesiti così come il principio per interrogare tutta la propria esistenza e quella dei propri avi – impressa nel nostro patrimonio genetico – per risolvere problemi come il rapporto padre-figlio, il binomio vita-morte, l’esperienza (la Vita) che appiattisce la natura (il temperamento), il vilipendio dell’Amore e la sua più gretta mortificazione: il suicidio.

Questi temi, tanto cari all’autore, non vengono dipanati attraverso personaggi definiti in una tradizionale azione narrativa. Si legge di un Maestro, di un tale K., di una moglie, di un fratello e di altre figure che servono, in un contesto narrativo suddiviso in tre capitoli, a sviluppare intellettualmente quei binomi prima menzionati ed in una temporalità legata all’impero Meijii, vissuto in prima persona da Soseki. L’effetto è quello di un mero stream of consciousness. La non definizione dei personaggi, portavoce del problema dell’Io, diventa lo strumento per facilitare nel lettore una sua personale gnoseologia. Ciascuno può suicidarsi come K. o avvertire il peso del rifiuto genitoriale (vissuto realmente da Soseki). E chiunque può rimanere indifferente all’incipiente morte di un padre ammalato o decidere di non muovere un passo per il futuro incerto di una vedova insieme ad un fratello, di cui si rammentano solo liti adolescenziali e nient’altro. Ma se la Vita offre la “misericordia” di incontrare il Maestro della propria anima, quei capi d’accusa diventano l’alibi della propria “salvezza”.
Per capire in che modo l’umano rapporto padre-figlio, molto spesso, si mostra come variante della “normalità” e come possono, invece, esistere paternità subalterne, più vere ed illuminanti, ecco che trova giustificazione la figura del Maestro. Lo stesso Soseki, è dovuto ricorrere ad un Maestro di riserva per sopportare il peso del rifiuto genitoriale.

“Quando riceverai questa lettera, con ogni probabilità io avrò lasciato questo mondo. Vale a dire che forse sarò già morto”. Sussultai. Il mio cuore, tranquillo fino a quel momento, sembrò bloccarsi di colpo. […] Tutto ciò che volevo sapere era se il maestro fosse vivo. […] Tornai nella stanza di mio padre per vedere come stava. Era tutto sorprendentemente tranquillo. Mi chinai su mio padre, e gli chiesi se si sentiva meglio dopo il lavaggio. Lui annuì e disse “Grazie”. Era inaspettatamente lucido. Quando fui di nuovo nella mia stanza, guardai l’orologio e presi a consultare l’orario ferroviario. Quindi mi alzai, mi rassettai l’abito, infilai la lettera del maestro nella manica e uscii di casa dalla porta sul retro.

È in dinamiche esistenziali così complicate dove la Vita chiede di essere più di una legge karmica, per non soccombere all’inganno di cui siamo emotivamente attentati, che sembra invece trovare consenso la legge darwiniana del più forte che annienta il più debole. Non si ha scelta, o si resiste per salvare la propria storia o si soccombe. Soseki propone la salvezza di un Maestro, una figura a sua volta salvata da un acuto discepolo.

Volevi aprirmi il cuore e vedere il sangue scorrere. A quell’ epoca vivevo ancora. Non pensavo con indifferenza alla morte, e rimandavo la tua richiesta a un altro giorno. Ora, aperto il mio cuore con le mie stesse mani, voglio che il mio sangue bagni il tuo viso. E sarò soddisfatto se, quando il mio cuore avrà cessato di battere, una vita nuova avrà trovato posto dentro di me.

Diventa forte, a tal proposito, un approccio cristiano alla salvezza della propria condanna, dove questi due lemmi trovano il loro legame inscindibile in una figura, simbolo delle nostre falle umane.

 

Anima
Natsume Soseki
Se, 2015
Pagine 224
Prezzo di copertina € 23,00

 

Imma Paone

Studentessa Universitaria