Il nazista ebreo – Georg Rauch

Durante gli anni di Hitler l’esercito doveva essere molto forte e ben calibrato: non si faceva altro che reclutare giovani, specialmente dopo l’annessione dell’Austria alla Germania. Quello che accadde a Georg è proprio questo: venne chiamato alle armi e malgrado le origini ebree per conto della madre inizialmente viene preso lo stesso a prestare giuramento davanti al Führer. Sceglie la fanteria, ma solo per comodità. La madre, una donna molto forte ma spodestata dal lusso della nobiltà del vecchio impero austroungarico, prima di partire dice al figlio di essere forte, e che se riuscirà a sopravvivere diventerà un uomo di ferro!

Il nazista ebreo, edito da Piemme,  è un libro-testimonianza di avvenimenti bellici che l’autore inizialmente non voleva pubblicare. Finita la guerra, e trascorsi tanti anni, la moglie lo incita a rivelare al mondo quello che ha subìto per testimoniare l’orrore di chi ha vissuto anche da soldato nazista. Georg però non era un fante come tutti gli altri, era ebreo, ma Hitler non ne era a conoscenza. Scoprirà anche che molti altri suoi colleghi lo sono, così “ben nascosti agli occhi di tutti”.

Secondo la tradizione dei nostri avi, di fatto sei ebreo, perché lo era la tua nonna materna. In base alle regole di Hitler, però, il figlio di un’ebrea e di un ariano è ebreo solo a metà. Dal momento che mio padre e i tuoi nonni paterni erano ariani, tu sei ebreo per un quarto, sempre secondo il Führer. Ha persino coniato un termine specifico per quelli come noi. Gli ebrei per metà o per un quarto adesso li chiamano Mischlinge. Mi auguro che questo non ti crei troppi problemi, ma dovrai farci l’abitudine.

Georg non era una personalità abbastanza solida psicologicamente come voleva che fosse sua madre, la quale nel frattempo rischiava la vita per nascondere ebrei dalla tragedia incombente. Egli aveva sempre paura, e non gli piaceva fare il soldato. Quando fu destinato in Russia viveva spesso di ricordi della sua famiglia, del padre che era stato nell’esercito durante la prima guerra mondiale, della sorella la quale era fidanzata con un altro soldato. Malgrado nella sua famiglia era quasi logico combattere per la patria, nessuno di loro nutriva stima per Hitler, e questo ragazzo non era fatto per entrare in quelle fila dai caratteri duri e impietosi.

Avevo diciannove anni, ero sul fronte da tre settimane, e adesso mi ordinavano di ammazzare un ragazzo disarmato. L’avevo visto bene in volto. Era bello e pieno di paura, con i tratti ancora infantili. Forse, come me, non voleva andare in guerra, e quand’era arrivata la chiamata alle armi si era nascosto. O magari era persino troppo giovane per arruolarsi.

Il testo, tra racconto in prima persona e lettere destinate alla madre e al padre, è carico di emotività per delle azioni costrette a fare senza il proprio volere e impartite dall’alto. In guerra poi si sa, vivere a fianco alla morte diventa quasi normale come mangiare e dormire (quando è possibile). Fino alla battaglia di Marinovka il terreno era disseminato di nemici, morti o comunque feriti. Lui, diventato telegrafista riuscì comunque a cavarsela, rispetto ad altri soldati, mangiava, dormiva, e a parte qualche lesione, febbre, dissenteria in mezzo a sangue, sporcizia e pidocchi ne uscì sempre indenne. Dunque una triste realtà di soldato di guerra, in Cecoslovacchia, in Russia, in Romania, dove il freddo, la neve, il sangue, i morti hanno salvato solo pochi fortunati.

Non mi interessa sapere come e perché il mio viaggio verso l’eternità venne interrotto. Per me conta soltanto la certezza che, per un breve periodo di tempo, avevo lasciato questo mondo, e al mio ritorno ero diventato un altro. A prescindere dalla sua durata, quell’evento segnò la fine della mia vita vissuta fino a quel momento, e l’inizio di una nuova.

Un racconto di colui che finita la guerra e la successiva prigionia, purtroppo sempre a contatto con la morte, andò via da Salisburgo, diventando un pittore famoso in tutto il mondo. L’idea del libro, infatti, è nata per caso: rileggendo tutte le lettere inviate alla madre, che ella aveva gelosamente conservato, si rese conto che forse qualcosa doveva essere rivelata, facendo persino ordine tra i ricordi che la sua mente aveva offuscato o forse volontariamente rimosso.

 

Il nazista ebreo
Georg Rauch
Piemme, 2016
Pagine 310
Prezzo di copertina € 19,50

Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist