Bataclan – Bonifacio Vincenzi

È sorprendente il modo di reagire delle persone di fronte ad eventi tragici, improvvisi e totalmente fuori controllo. Taluni si lasciano invadere dal terrore e si chiudono a riccio, evitando di frequentare luoghi affollati. Altri continuano la loro vita, pensando che sia questione di destino.
E poi ci sono i poeti, che avvertono la necessità di immortalare il fatto, e far rivivere le vittime attraverso le proprie parole. Uno scrittore, a differenza di un soldato, non può fare altro che rendere omaggio ai morti nell’unica maniera che conosce. Affinché nessuno dimentichi.

È quanto ha fatto Bonifacio Vincenzi con la raccolta di poesie Bataclan (LietoColle, 2016), riprendendo il titolo dal nome di quel teatro di Parigi, entrato nell’immaginario collettivo nel peggiore dei modi. La sera del 13 novembre 2015, infatti, durante un concerto al quale assistevano in prevalenza giovani, il Bataclan è stato scenario di un attentato terroristico riconducibile all’Isis, che ha portato il triste bilancio di 93 vittime.
Insieme a quei ragazzi, riuniti in un venerdì sera di festa, è morta un po’ anche della nostra gioia di vivere in un mondo libero, senza imposizioni. Un mondo che riesca ancora a discernere il bene dal male; che non sia in balìa di pazzi assassini che uccidono a caso, in nome di un Dio che nemmeno conoscono.  L’opera di Bonifacio Vincenzi è breve, ma molto suggestiva. Divisa in quattro parti, è dedicata ai caduti di Parigi e alla Francia. I suoi pensieri sono rivolti alle vittime, anziché perdersi in inutili invettive contro quei carnefici che non meritano menzione.

La raccolta si apre con Un attimo prima degli spari, ovvero la parte della “sorpresa”, del frastuono e dell’orrore, che precede il fuoco dei terroristi. Allorquando “dal nulla emerse la coatta partecipazione alla morte”. L’attimo in cui cadono vittime innocenti e sgomente.

Stavano lì
ad assaporare la vita
ignari che la normalità
fosse una colpa.

La seconda parte, Vittime, è dedicata a coloro che in tempo di pace sono andati solo a divertirsi, ma sempre saranno ricordati come vittime di guerra. Sono queste persone nelle quali ci si può immedesimare, descritte non come eroi. Quella sera, non era in corso una guerra. E comunque, la battaglia non era di certo la loro. Su tutto, riecheggiano urla strazianti, di gente che arriva ad appendersi anche fuori dalle finestre, pur di avere salva la vita. Attimi tremendi vissuti in qualità di “soldati disarmati”.
La terza parte, Il sorriso di Marie, è dedicata a Marie Lausch, 23 anni, uccisa insieme al fidanzato, quella maledetta sera. Per lei, forse la lirica più bella:

Capiterà anche al mondo, Marie,
di svegliarsi nella tua assenza
e viverti in un sospiro.

L’abitudine della vita, quarta e ultima parte, suona come un monito. Nessuno potrà salvarci dalle nostre colpe. Un “dopo” Bataclan, dove la vita riprende e i morti sono già “oltre” noi.
E sento di concludere proprio con quel riferimento a Prévert, evidenziato dall’autore.
Non sono più ragazzi che si baciano contro le porte della notte, quelli del nostro tempo. Ma giovani che muoiono con la sola colpa di baciarsi e divertirsi.
Forse non conoscevamo i loro volti, e ricordiamo pochi dei loro nomi, ma questa vicenda ci ha scosso nel profondo. I caduti del Bataclan vivono dentro di noi e in chiunque non si rassegni ad una vita di ingiustizie. In chiunque osi ribellarsi, fosse anche scrivendo poesie, così come ha fatto l’autore.

 

Bataclan
Bonifacio Vincenzi
Lieto colle, 2016
Pagine 66
Prezzo di copertina € 13,00

 

 

 

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa