I frutti del vento – Tracy Chevalier

Torna Tracy Chevalier, l’autrice del bestseller La ragazza con l’orecchino di perla, con un nuovo romanzo dal titolo I frutti del vento (Neri Pozza, gennaio 2016). Una storia di Frontiera ambientata in quegli “States” della prima metà dell’Ottocento, che hanno alimentato il mito americano. Quel “selvaggio west” che ha ammaliato l’immaginario collettivo, tanto pittoresco quanto spietato e, molto spesso, tomba dei più audaci.
Si tratta di un connubio fra la storia della stessa America e quella delle mele – dolci da mangiare oppure aspre per farne il sidro. Nello specifico, quelle mele dell’Ohio, molto conosciute ed apprezzate, portate in semi dai pionieri inglesi.
È una storia in cui gli alberi – che purtroppo nessuno rispetta più – diventano veri e propri testimoni silenti di un dramma familiare. Una coppia di coniugi che dal Connecticut si sono trasferiti nella palude Nera, un luogo angusto pieno di fango e zanzare, che litiga in continuazione proprio a causa di queste mele.

L’acqua puzzava di marcio e il fango scuro si appiccicava alla pelle e ai vestiti e non voleva saperne di andare via.

James Goodenough, infatti, ama i suoi alberi da frutto più della famiglia stessa, e dedica loro tutta la sua capacità di accudimento. I meli non lo deridono e non si ribellano, rappresentando una garanzia per la sua scarsa autostima e il suo animo violento.

Il frutteto dei Goodenough non aveva niente di sbalorditivo, ma agli occhi di James rappresentava la prova che un fazzoletto di terra, almeno, si può domare.

La moglie Sadie è ormai un’alcolizzata, capace di dire e fare le peggiori nefandezze, pur di vendicarsi del marito, e giustificare la sua “allergia” a qualunque tipo di lavoro. A farne le spese è la figlia Martha, che fa lavorare al posto suo, e nei confronti della quale è davvero odiosa.
Sadie sogna di andarsene da quel mare di fango, ma come tutti i poveri di spirito non fa dei progetti reali. È una donna infantile ed egoista; instabile e pigra, soggiogata dai suoi più bassi istinti.
Chi si è recato all’ovest, come questa famiglia di disperati, ha avuto una vita davvero difficile. In America tutto è gigante – persino gli alberi – e gli animali sono molto feroci. Come quelle zanzare, a miliardi, che d’estate infestano la palude e “uccidono” i più deboli con la febbre che trasmettono. Di dieci figli, Sadie e James ne perdono cinque, stroncati da quella febbre subdola e devastante.
Andare all’ovest però significa anche essere liberi, e avere nuove opportunità, specie per persone che non hanno mai posseduto nulla. Vigeva infatti una legge, secondo la quale bastava piantare cinquanta alberi su un terreno per averne in cambio l’esclusiva proprietà. Una regola che James e Sadie intendono applicare, ma che sarà anche la rovina della loro famiglia, poiché li vedrà stabilirsi in quel luogo, sebbene tanto isolato e malsano.

L’opera si divide in due parti. Una prima che narra le vicissitudini dei Goodenough nella palude Nera in Ohio, dove i protagonisti sono i meli: piante fragili di cui bisogna prendersi cura. Ma questa famiglia è troppo feroce e primordiale, e gli eventi sfociano inevitabilmente in tragedia.
Una seconda parte parla invece di Robert, l’ultimogenito, che cresce e se ne va a lavorare in California, nei boschi di sequoie giganti: quella parte selvaggia che nasce da sola e sembra irraggiungibile. Qui finalmente la vita diventa più leggera. Robert è un ragazzo traumatizzato con un’infanzia difficile alle spalle, che ha viaggiato per tutta la vita. Ora non può più fuggire e deve affrontare i fantasmi del passato. Egli si salva perché incontra Molly e da lei avrà anche una figlia, ma soprattutto perché “migra”, tornando in quell’Inghilterra da cui tutto era iniziato.

I frutti del vento è un romanzo storico che unisce una meticolosa ricostruzione dell’epoca ad una fervida immaginazione. Dove personaggi realmente esistiti si alternano a protagonisti inventati. La parte della palude Nera è strepitosa, e l’ho adorata. In essa Tracy Chevalier ha creato figure davvero indelebili. Sadie fra tutti, per quanto detestabile come persona e deplorevole come moglie e madre. La seconda parte è un po’ più “dozzinale”, e forse si anima di qualche forzatura e di scene descritte con meno partecipazione.
Nonostante questo, Tracy Chevalier rimane un’abile narratrice. Un’autrice di romanzi che meritano un posto privilegiato nelle nostre letture.

 

I frutti del vento
Tracy Chevalier
Neri Pozza, 2016
Pagine: 250
Prezzo di copertina € 17,00

 

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa