Storia del pinguino che tornò a nuotare – Tom Michell

Se negli anni Cinquanta, quando ero piccolo, mi avessero detto che un bel giorno la mia vita sarebbe stata indissolubilmente legata a quella di un pinguino e che, almeno per un periodo, saremmo stati io e lui contro il mondo, non avrei fatto obiezioni.

Chi pensa che Storia del pinguino che tornò a nuotare di Tom Michell (Garzanti, 2016) sia una favola a lieto fine, alla Sepulveda, se lo scordi. Complici copertina e sinossi – che hanno lasciato intendere che un pinguino andasse in giro in motocicletta a vedere il mare, insieme al suo “padrone” –, non si aveva idea che fosse, in realtà, una storia vera. L’autore, l’inglese Tom Michell, nei lontani anni Settanta era insegnante di madrelingua in Argentina, partito poco più che ventenne, per soddisfare quel desiderio di avventura che lo aveva animato fin da piccolo.
Durante una vacanza in Uruguay, nella baia di Punta del Este, il giovane insegnante s’imbatte in una moria di pinguini, riversi sulla battigia inermi e completamente ricoperti di petrolio. In quell’ecatombe di uccelli morti, scorge un flebile segno di vita. Uno di essi infatti, e solo uno, è ancora vivo. Sarà proprio il ricordo di quell’esemplare –  poi battezzato Juan Salvador come il gabbiano di Livingstone nell’edizione spagnola – a dare origine a questa storia, che lo scrittore ha inteso mettere nero su bianco al fine di tramandarla ai suoi nipoti, del tutto ignaro del successo che avrebbe avuto in seguito.

Tom si prodiga e salva il pinguino da morte sicura; lava le sue piume, anche se così facendo toglie quell’impermeabilizzazione che rende l’uccello un abile nuotatore. Di tornare in mare il nuovo amico non ne vuol sapere, e il giorno seguente Tom deve rientrare a Buenos Aires, dove all’istituto scolastico riprenderanno a breve le lezioni. Rocambolesche avventure vedranno il ragazzo alle prese coi problemi più disparati: come far passare alla dogana un pinguino in una borsa di rete? O ancora, cosa mangia un pinguino? Anche se l’alimentazione, con pesce crudo, avviene in un primo momento in maniera forzata.

Tom Michell porta Juan Salvador il Pinguino con lui, in Argentina, e fra i due si instaura subito un legame. Il pinguino si ambienta sulla terrazza del comprensorio scolastico dove Tom vive ed insegna, e diventa la star incontrastata, mentre allievi ed insegnanti fanno a gara per prendersene cura. Juan Salvador viene eletto anche mascotte della squadra di rugby dell’istituto; così come sarà di esempio per Diego, un allievo boliviano fragile ed insicuro, futuro campione di nuoto.

Le parti che descrivono la vita di Tom insieme a Juan Salvador, senza dubbio le più scorrevoli e divertenti, sono intervallate da nozioni che l’autore dà sulle sue molte avventure, frutto di innumerevoli viaggi. Così come da notizie economico-politiche sull’Argentina di quegli anni difficili, dove immenso è il divario fra poveri e ricchi, a causa di una forte svalutazione del denaro. Quegli “descamisados” – scamiciati – che anni prima avevano trovato l’unico simbolo di riscatto, per il fatto di provenire dagli strati popolari della società, grazie al movimento peronista, di Juan Domingo Peron e della moglie Evita.
Le scorrerie dell’autore nella penisola Di Valdés, allo scopo di valutare un possibile reinserimento del pinguino nelle colonie autoctone dei suoi simili; così come i racconti sulla Patagonia, o sulle notti in tenda nella pampas argentina, a dire il vero un po’ annoiano, perché distolgono l’attenzione dalla storia che pensavamo di sentir narrare: quella di questo eroe con le penne e decisamente fuori dal comune. In realtà, Juan Salvador non sale mai su quella moto, mezzo di trasporto in giro per il Paese del suo giovane “padrone”. Passatemi l’ironia, è solo lui a farne “abuso”.

Il libro si batte a favore dell’ecologia e condanna l’inquinamento ambientale causato dall’uomo. Nella parte finale Tom Michell parla di “Mundo Marino”, ovvero il centro sorto in Argentina e che da quasi quarant’anni si prodiga per salvare gli animali danneggiati dalle catastrofi ambientali. Dal 1987, l’anno in cui si è iniziato a documentare gli interventi, sono stati riabilitati più di 2.500 pinguini, tre quarti dei quali erano rimasti vittime dell’inquinamento da petrolio.
Sebbene in punto di morte, togliere un animale dal suo ambiente naturale e decidere del suo destino è sempre una grande responsabilità. Se Tom avesse saputo di questo centro animalista, avrebbe capito tante cose su Juan Salvador. Per esempio che nella fatidica notte del suo salvataggio, il fatto di volerlo seguire ad ogni costo era solo istinto, e che nel comportamento degli animali c’è sempre una spiegazione. Forse sono più di una le cose che non ci hanno detto, a proposito di questo romanzo. O forse, più semplicemente, anche i grandi sbagliano e talvolta sono disattenti. Mi sento allora di dire che niente è perduto, e che ci sia una speranza di riscatto per tutti.

 

Storia del pinguino che tornò a nuotare
Tom Michell
Garzanti, 2016
Pagine 206
Prezzo di copertina € 14,90

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa