Sulla Blasfemia – Riccardo di San Vittore

Sulla Blasfemia, titolo originale De Spiritu blasphemie, di Riccardo di San Vittore, è una pubblicazione curata da Manlio Della Serra, edita da Armillaria, gennaio 2016, alla quale è stato aggiunto un breve testo inedito di Ivano Porpora. Si tratta di un breve trattato che vuole rispondere alla domanda fatta a Riccardo di San Vittore da un suo giovane allievo sulla questione della blasfemia, cioè del peccato contro lo Spirito Santo. La domanda nasce da ciò che Gesù disse:

Ogni peccato e ogni bestemmia sarà perdonata agli uomini; ma la bestemmia contro lo Spirito Santo non sarà perdonata. E chiunque avrà parlato contro il figlio dell’uomo sarà perdonato; ma chiunque avrà parlato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato né in questo secolo né in quello futuro (Mt 12,31).

Il discorso è rivolto ai Farisei che, invece di rallegrarsi per le guarigioni miracolose compiute da Cristo Gesù, pieni di rabbia complottavano per ucciderlo. Riccardo di San Vittore riflettendo sul fatto che qualsiasi cosa i Farisei dicevano veniva ascoltata in silenzio e accettata senza contrapposizioni, anche se rivolta contro il re o contro la religione, capì che la “parola”, nel diritto di essere pronunciata, nasconde anche il diritto all’offesa. Egli scruta il potere delle parole che a volte, peggiori di una lama, scatenano atti crudeli di scellerata malvagità, giungendo perfino alla blasfemia e all’odio verso Dio. I predicatori, quali maestri della parola, mettendo in guardia sull’uso distorto del messaggio evangelico, ne chiedono la regolamentazione perché la menzogna rappresenta la negazione di Dio. Sant’Agostino aveva già individuato nella blasfemia verbale una sottrazione, che toglie la natura divina alle cose e introduce sotto forma di rettitudine la bestemmia, offesa verso Dio, ma non per questo imperdonabile, anzi la non perdonabilità vanificherebbe la funzione salvifica della Chiesa.

Ugo di San Vittore, maestro di Riccardo, sosteneva che l’uso della parola doveva essere subordinato ai testi sacri, così, indagare sulla parola assunse un significato morale, per distinguere in essa o l’identificazione blasfemica o l’identità di fede. L’effetto morale chiarificatore o di censura creò le basi di un relativismo etico, ove l’individuo poteva essere compresso da una dipendenza creaturale, manifestata continuamente con la gratitudine, o dall’irrazionalità sovrana e autoritaria, quale poteva essere quella di un padrone. La vicenda fra Papato e Impero, verso la metà del XII secolo, contribuì a spostare l’indagine dal potere delle parole alle parole del potere, facendo nascere delle ostilità fra i sostenitori dei diritti imperiali e alcune fazioni, costretti a sciogliere i sudditi dall’obbligo di obbedienza. Nell’ambito ecclesiale invece avvenne il cambio Papale che portò un diffuso  malcontento, bloccato proprio dal monaco Riccardo di San Vittore. Le tesi di Sant’Agostino e di Ugo di San Vittore si manifestarono in modo solidale e comunitario, su questo presupposto Riccardo rispetta profondamente le indicazioni di Ugo e mette in evidenza l’ambiguità dell’episodio di blasfemia da parte dei Farisei, quando accusano Gesù di possessione, applica così un metodo riferito alla circostanza e giunge alla conclusione che non è grave l’accusa blasfema rivolta a Gesù, ma quella di diffidare dello Spirito Santo.

Per quanto riguarda il chiarimento da parte dell’allievo egli chiede una pausa fra il pensare e il dire, in modo da esprimere meglio il contenuto della mente. Giunge alla conclusione che l’accusa di possessione a Gesù fu un pretesto per creare la bestemmia e distinguerla dalla SSTrinità in quanto la bestemmia, spirito malefico, non può trovare collocazione nella Trinità. Non è grave, quindi, l’offesa al Padre e al Figlio, dice Riccardo di San Vittore, ma quella contro lo Spirito Santo, imperdonabile proprio perché non ha un movente, quindi irremissibile. Per Riccardo nella tripartizione del peccato, da lui costruita, lo Spirito Santo ha avuto il potere d’incidenza sulle azioni del Figlio, l’imperdonabilità deriva dall’esempio di guarigione dell’indemoniato da parte di Gesù e dall’azione dello Spirito Santo sul Figlio di Dio, in quanto non è stato Satana a scacciare Satana, ma la potenza dello Spirito Santo. Dunque si pecca contro lo Spirito Santo quando si vuole colpire la bontà, bene insostituibile di sua appartenenza, come la Potenza al Padre e la Sapienza al Figlio. Si pecca contro il Padre quando si è fragili, contro il Figlio per ignoranza, contro lo Spirito Santo per malizia, volendo il male per sé stesso e rifiutando i mezzi forniti dalla speranza cristiana. In ultima analisi Riccardo di San Vittore coglie nella blasfemia l’asserzione che essa non si avvale del visibile e del percepibile, ma annulla la bontà dello Spirito Santo e rende il peccato irremissibile e imperdonabile. Questa tesi si distingue dalle altre tre forme di interpretazione in quanto non parlano di cos’è la bestemmia ma di remissibilità e perdonabilità. Riccardo di San Vittore, come ultima ratio, affida la perdonabilità del peccato contro lo Spirito Santo alla rendenzione per un sincero pentimento del peccatore, che lo rende libero di ogni colpa, cosa impossibile per le sue valutazioni.  Il tema è comune alle altre forme di pensiero, ma l’interpretazione diverge perché alcuni attribuiscono all’impenitenza il rifiuto ostinato a pentirsi dei propri peccati e imputano l’imperdonabilità  del peccato contro lo Spirito Santo non  a Dio, come sostiene Riccardo di San Vittore, ma all’Uomo medesimo come sostengono Agostino, Bonaventura, Marco e Matteo. La tesi di Riccardo di San Vittore non è pedanteria, egli conferma la trascrizione esatta del passo evangelico e sostiene che la malignità senza ragione non può essere irremissibile in quanto essa è la condizione che diversifica i peccati e per essere perdonabile è necessario trovare la causa.  L’interpretazione di Riccardo di San Vittore ha il pregio di fare riflettere sul passo biblico, di capire meglio cos’è il peccato, tanto che Manlio della Serra ha avvertito il bisogno di includere al testo un’opera inedita dal titolo Bruciavamo le formiche, del bravo Ivano Porpora, proprio per mettere in evidenza che molti non sanno cos’è il peccato contro lo Spirito Santo e quindi, non conoscendolo, sarà valida l’imperdonabilità? Di certo è un problema teologico, ma è il nostro amico Gesù che ci indica la strada, in quanto Egli è…la Via, la Verità e la Vita.    

 

Sulla Blasfemia
Riccardo di San Vittore
Armillaria, 2016
Pagine 96
Prezzo di copertina € 12,00

Franco Santangelo

Critico e Storico

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