Un uomo che dorme – Georges Perec

Hai venticinque anni e ventinove denti, tre camicie e otto calzini, qualche libro che non leggi più e qualche disco che non ascolti più. Sei seduto e vuoi soltanto aspettare.

Il protagonista del libro è uno studente che un bel giorno, ben sapendo di dover sostenere un esame all’università, lascia suonare la sveglia e continua a dormire. L’uomo che dorme dormirà, farà una moltitudine di sogni, osserverà i suoi sei calzini – a mollo in una bacinella rosa – non leggerà più, non si muoverà quasi. Il suo obiettivo è radicale: «Non voler più niente, aspettare finché non ci sia più nulla da aspettare».
Mentre cammina, ma anche mentre osserva da sdraiato le crepe nel soffitto o i disegni che si formano all’interno delle palpebre quando socchiude gli occhi, lo studente impara la solitudine, la pazienza, il silenzio, la trasparenza, l’inesistenza. Il protagonista, che decide di trasferirsi fuori dalla routine, dall’abitudine, dall’assuefazione, impara a vedere e «mette alla prova la sua cecità». Sa che la vita, in fin dei conti, non è altro che un far trascorrere il tempo.

Segnato dal Tu rivolto al protagonista, Perec ci racconta il tentativo dello studente di staccarsi dalla vita e di arrivare completamente all’indifferenza. Lo fa raccontando un vivere ipnotico, fatto di solitari con le carte, di immagini che appaiono nel dormiveglia, di lunghe e dettagliate passeggiate per Parigi. «La sola cosa che a te importa è che il tempo scorra e che nulla possa colpirti»

La lettura del giornale è il quotidiano misurare come tutto (dal crollo della Borsa, agli uragani) gli sia indifferente. Sebbene respinga espressamente l’idea di ribellione, la sua è una ribellione contro il dover essere, contro l’imperativo dell’attività. Non deve rendere conto a nessuno dei suoi gesti, compiuti e mancati.

Lui vuole – al contrario – azzerarsi, scomparire. Vuole trasformarsi in un’ombra, in un puro occhio che guarda. Vuole scivolare sopra le cose. Vuole diventare «l’anonimo padrone del mondo, quello su cui la storia non ha più presa, quello che non sente più la pioggia cadere, che non vede più venire la notte».
Le giornate, così, scorrono uguali le une alle altre, in un abulico distacco. Tra camminate senza meta nelle strade parigine, la lettura intensa quanto distratta dei giornali, il cibo ingerito due volte al giorno come mero nutrimento, reiterate serate al cinema senza alcuna attesa per le pellicole che si trova casualmente a vedere.

Quando tutto sembra però indicare il suo progressivo avvicinamento a uno stato di follia, l’uomo si «sveglia». Ma – qui sta la grandezza di Perec – non è impazzito, non è morto, non è diventato più saggio perché in fondo «il prigioniero era un finto prigioniero, la porta era aperta».
Alla fine lo studente, che non ha dato il suo esame, non ha imparato niente, tranne che la solitudine non insegna niente, che l’indifferenza non insegna niente: «Eri solo, tutto qui».

 

Un uomo che dorme
Georges Perec
Quodlibet, 2009
Pagine 170
Prezzo di copertina € 12,50

 

Imma Paone

Studentessa Universitaria