La signora delle camelie – Alexandre Dumas

Leggere è il segno tangibile del tempo che passa. E se a distanza di tempo riprendere un titolo della letteratura francese dell’800 rinnova opinioni sopite e suscita dissenso per personaggi, un tempo amati, ci si rende conto di quanto un libro possa interrogare il lettore sul suo personale tempo escatologico. Ed allora concediamoci di gettare uno sguardo sul nostro passato, attraverso un libro se occorre, per capire in che direzione procediamo. Verso la propria salvazione o meno.
Marguerite Gautier ed Armand Duval sono esattamente gli alter ego di Dumas figlio e della giovane e bella Alphonsine Marie Duplessis – sua concubina per poco meno di un anno – siglata da una lettera del giovane Dumas circa l’impossibilità di continuare la loro storia d’amore. Questa lettera, andata perduta, e recuperata da Dumas ad un’asta, è la sola prova tangibile della veridicità della storia.

E il tramite tra Dumas-narratore e i due protagonisti è proprio un libro, il Manon Lescaut, comprato dal narratore all’asta dopo la morte di Marguerite, ad un prezzo “caro”. Caro non solo per la cifra battuta, superiore dieci volte il suo valore reale ma caro al punto da spingere Armand a rintracciare le orme di quel compratore per pregarlo di concedergli il solo vincolo che gli ricordasse ancora Marguerite. Proprio il libro che lui aveva donato a quella triste cortigiana con una sua personale dedica.
Marguerite Gautier, la prostituta ricca ed assaporata – nelle sue carni – da ogni uomo che ha posato su di lei il suo sguardo, venendone ammaliato da tanta avvenenza e charme, incarna la sola eroina del romanzo. Lei è la redenzione, riconosciuta come tale dal suo stesso amante.

Che importa padre mio, ora che non sarà più di nessuno! Che importa, dato che è stata rigenerata dall’amore che ha per me e da quello che io ho per lei! Che importa, insomma, se c’è conversione!

Dumas, nella sua apparenza licenziosa, ci propone una Marguerite dalla morale quasi religiosa, nascosta dal velo nero del peccato e da una vita di frivolezze e debiti. Una parabola esistenziale piuttosto spenta, quella della signorina Gautier, malgrado il luccichìo di una vita di gioielli e denaro. E la conversione di cui parla Dumas, è quella di un cuore ancora illibato, come camelie non ancora dischiuse, che si concede al richiamo dell’Amore disinteressato e non più venduto. Non più l’amore del profitto, dei vizi che colmano vuoti esistenziali ed un passato da dimenticare ma quello semplice, quello che spinge alla scelta di Marguerite di svestire i soliti abiti “barocchi” per indossare un borghese abito bianco ed un cappello di paglia per vivere, ritirata in campagna, lontana da Parigi, il suo Armand. Il testamento spirituale di Marguerite è la scelta dell’Amore, e il sentimento che la lega ad Armand è così reale che accetta la richiesta di Monsieur Duval: che lasci libero suo figlio per salvare l’onore della sua famiglia. Marguerite accetta la resa non perché sta per morire e tiene a cuore la salvezza dai suoi peccati ma perché non ha mai posseduto qualcosa da farsi paladina della libertà.

E come uno scultore che cesella le grossolanità di un marmo per sprigionare l’anima che tiene intrappolata, così Armand – il solo uomo che ha oltrepassato l’intimità delle lenzuola di Marguerite – diviene il tesoriere della sua fragilità. E quando Armand si rivolge al padre antagonista della felicità del figlio per dirgli a chiare lettere cos’è Marguerite per lui, allora può conquistarsi il titolo di vero uomo.

“Credetemi padre mio. Marguerite non è la donna che voi pensate. Questo amore lungi dal mettermi sulla cattiva strada, riesce al contrario, a sviluppare in me i sentimenti più onorevoli. Il vero amore rende sempre migliori, qualunque sia la donna che lo ispiri. Se conosceste Marguerite, capirete che non corro alcun rischio.” “Perdonatemi padre mio, ma non partirò.” “Per quale motivo?” “Perché ho l’età in cui non si obbedisce più ad un ordine.” A quella risposta mio padre impallì.

Ma Armand è tutt’altro che un uomo capace di tale flemma. È un bambino capriccioso incapace di prendere posizioni. È continuamente vinto dalla gelosia per Marguerite, come un bambino mancante di attenzioni materne. La sua amante assolve il compito di prendersene cura e sono continui i momenti  in cui è lei a tenerlo stretto tra le braccia. Il suo infantilismo non è da confondersi con i tratti dell’eroe romantico che fa dell’Amore travagliato il suo cavallo di battaglia. Non fa che piangere, e non per il sentimento che lo lega alla cortigiana, quanto per il suo volare a bassa quota, quello di un miserando autovittimismo.

 

La signora delle camelie
Alexandre Dumas
Newton Compton, 2011
Numero di pagine 190
Prezzo di copertina  € 7,00

 

Imma Paone

Studentessa Universitaria