Paolo Roversi: quando la scrittura è un mestiere

In questa intervista il giornalista Paolo Roversi, vincitore del Premio Camaiore, racconta della sua passione per il suo lavoro e per la scrittura.

Giornalista, sceneggiatore e scrittore, quale di queste professioni la sente più sua?
Quella di scrittore anche se, in fondo, tutte e tre hanno a che fare con la scrittura, col mettersi alla tastiera e raccontare. Un’unica passione declinata in tre mestieri.

Tanti romanzi tra cui Niente Baci alla Francese e La Mano Sinistra del diavolo, qualcosa su questi?
Sono due romanzi ormai di qualche anno fa con protagonista Enrico Radeschi, un giornalista hacker mio personaggio seriale che tornerà con un nuovo romanzo alla fine del 2016.
La Mano sinistra del diavolo, in particolare, è un romanzo a cui sono molto affezionato perché mi ha permesso di vincere il premio Camaiore di Letteratura gialla.
Niente baci alla Francese è un libro ambientato fra Milano e Parigi in cui vengono uccisi i sindaci delle due città…

A quale dei personaggi dei suoi libri è più legato?
Sicuramente a Radeschi per questioni affettive ma anche ad Antonio Santi, il poliziotto protagonista del dittico Città Rossa (Milano Criminale e Solo il tempo di morire pubblicati da Marsilio) che attraverso il suo sguardo disincantato racconta ventisei anni di storia criminale italiana.

Cosa rappresenta per lei la scrittura?
Una passione che è diventata una professione. Ma che mi entusiasma sempre come il primo giorno.

Uno scrittore a cui è più legato?
Charles Bukowski perché mi ha insegnato che per arrivare in questo mestiere non si deve mollare mai.
Don Winslow perché mi ha mostrato cosa significhi scrivere grandi epopee criminali.

Tre aggettivi per descriversi?
Meglio una frase di Bukowski “Se non scrivo per una settimana mi ammalo, non riesco più’ a camminare, mi gira la testa, vomito, non mi alzo dal letto. Ho bisogno di scrivere a macchina. Se mi tagliassero le mani scriverei con i piedi. Sicché’ non ho mai scritto per i soldi, ho scritto per questo stimolo imbecille.”

Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice