L’altra figlia – Annie Ernaux

«Avevo vissuto in un’illusione. Non ero unica. Ce n’era un’altra comparsa dal nulla. Tutto l’amore che credevo di ricevere era dunque falso».

ìL’altra figlia è il racconto breve della scrittrice francese, classe 1940, Annie Ernaux. Pubblicato nel maggio 2016 da L’orma Editore, si presenta come una lunga lettera che l’autrice scrive alla sorella morta di difterite in un’epidemia del 1938, a soli sei anni e due anni prima che lei nascesse.
Chi scrive è venuta a sapere per caso di avere avuto una sorella, in una domenica di agosto dei suoi dieci anni, mentre sua madre lo confidava ad un’amica, ignara del fatto che la figlia fosse nei paraggi e stesse ascoltando. Oppure sollevata perché forse, in quel frangente, ella ne era venuta finalmente a conoscenza. Un segreto doloroso che gli affranti genitori non avevano mai trovato il coraggio di rivelare alla bambina, ritenendo in un certo qual senso di avere perduto l’“attimo”, ogni giorno di più, e non sapendo come potervi porre rimedio.
Da quel giorno, la vita di questa figlia “unica”, che ne aveva sostituita di fatto un’altra, cambia. Quasi fosse uno spartiacque tra la fine dell’infanzia e la consapevolezza di essere sopravvissuta a chi invece non ce l’aveva fatta.

Il complicato rapporto coi genitori, che fino alla loro morte non hanno mai rivelato nulla di Ginette, questo il suo nome, alla secondogenita; le loro aspettative che rischiavano ai suoi occhi di venire deluse; il fatto di considerarsi “indegna” per essere ancora viva, al cospetto di una bambina che nella morte aveva avuto parole benevole rivolte alla Vergine e al Paradiso, sono tutte tematiche su cui l’autrice ragiona. Questa sorella, che di fatto non ha mai conosciuto e che non leggerà mai la sua lettera, morta a sei anni, che non è mai divenuta grande e che praticamente non esiste, rappresenta il suo mondo passato e condiviso. Scrivere è l’unico modo per questa “altra figlia” di elaborare un lutto che si porta dentro da quell’estate di tanti anni prima, quando a dieci anni aveva compreso che quel neonato sgambettante, ritratto sul bordo di un cuscino in una foto antica dalla carta color seppia, non poteva essere lei, come le avevano fatto credere.
Da qui, un lungo processo di accettazione di sé, attraverso una visita in quella casa che in passato hanno condiviso, senza che vi sia rimasto alcun ricordo. Le poche fotografie della sorella, avute tramite cugini e parenti che l’hanno conosciuta. E quella scrittura, catartica e “curativa”, tipica di chi avverte la necessità di mettere nero su bianco le proprie emozioni.

«Io non scrivo perché tu sei morta. Tu sei morta perché io possa scrivere, fa una grande differenza»

È il destino degli scrittori, e così anche quello di Annie Ernaux. Il loro ineluttabile modo di evocare i morti, e dare loro quello spazio che non hanno avuto in vita. Un giusto posto, dentro e fuori di sé. Uno scritto intenso, pregno di domande. Tutte legittimamente umane.

L’altra figlia
Annie Ernaux
L’orma, 2016
Pagine 82
Prezzo di copertina € 8,50

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa