Riflessi in solitudine – Federica Voi

Cos’è un riflesso? Prima di rispondere avremmo bisogno di restare nel silenzio di noi stessi per ascoltare la nostra autentica risposta. Il riflesso è «un’azione che ritorna su chi agisce». Facendo, quindi, riferimento alla luce, esso è la stessa luce «rinviata da una superficie riflettente». Questo ci spiegano i nostri dizionari. Ed è proprio così. Se applichiamo il suo significato all’essere umano, il riflesso è – il più delle volte – il riverberare del pensiero sull’anima, ma è anche il risuonare dell’anima sul pensiero. Volendo dare un corpo ai nostri pensieri e alle nostre emozioni, potremmo dire che quest’ultimo è come un raffinato diapason. Se si riesce a intuirne il suo funzionamento, si possono creare le più belle vibrazioni musicali, che allietano maestosamente il nostro cuore. Certamente a ciascuno il proprio diapason. A ciascuno l’onore e l’onere di sentirlo nella sua più intima essenza. Ma per poterlo ascoltare e sentire, dobbiamo essere eleganti abitanti del silenzio, poiché soltanto vivendo nella sua intimità possiamo ricevere la dolce grazia della verità del cuore.
Cos’è il pianto? Attraverso il pianto si esprime dolore, ma anche gioia. In entrambi i casi potremmo dire che esso è una delle espressioni che l’emozione assume per esprimere sé stessa. Quindi arriva sempre per liberare, per purificare uno stato interiore che, altrimenti, rimarrebbe represso.
Non per tutti è così semplice dimorare nel silenzio e viverne i suoi riflessi. Molti sono gli animi sensibili che sentono, al contrario, disagio e dolore nella solitudine che esso richiede: «E tu, Silenzio? / Con il tuo rumore / (spesso) assordante / devasti i miei pensieri».

Così sembrerebbe essere per la delicata poetessa della silloge intitolata Riflessi in solitudine, un’anima irrequieta, confusa, smarrita tra la rete dei suoi sofferti pensieri e delle sue dolorose emozioni, vissute in un’inaccettabile solitudine:

«E si piange
Distrugge il pianto,
nemico del respiro.
E si piange
per i silenzi,
per gli attimi
ancora da vivere.
E si piange senza fine
per chi non sa
dove andare;
per chi non sa
come conoscersi;
per chi non sa
come vivere.
E si piange
per chi non sa.
E si piange
quando il silenzio
fa impazzire».

Ma continuando a leggere, troviamo dei versi che scansano le nuvole per vedere l’azzurro del cielo: «E si ribellano questi pianti, / segretamente silenziosi /. Nonostante il loro ribellarsi, la sofferta solitudine “insistente / si posa /».
In questa raccolta poetica, dolcemente accompagnata da illustrazioni disegnate dalla stessa autrice, vive un’intensa tristezza, profonda a tal punto da descriverne il morire della vita interiore, il vuoto in cui non vi è ristoro alcuno: «Come un vortice, / il nulla / nel mio cuore».
La poesia di chiusura comunica chiaramente questa straziante angoscia che la poetessa vive:

«In solitudine
Non vedo orizzonti
attorno.
Non esiste volto
che conosco.
Tutto è sbiadito.
Nella mia solitudine,
volteggio e delirio.
Tutto è ignoto
ed ho paura.
Alla ricerca
di qualcosa
che non so.
Nella mia solitudine
che mi incatena.
Non esistono suoni
che rimembro.
E volteggio
tra il frastuono
della mia anima.
E starò in disparte
perché il tempo
mi dia ragione».

Sappiamo che esiste una solitudine che distrugge e un’altra che edifica. Una solitudine che rende trasparente ogni cosa dentro e intorno a noi e un’altra che “sbiadisce”, che intimorisce. E a noi ci vengono in mente i fiori. Pensiamo un momento ai fiori e alla pioggia, e al buio della notte. Potrebbero crescere i fiori senza la pioggia? No. Nel silenzio buio delle notti, i fiori vengono nutriti in modi che noi ignoriamo e, per questa ragione, non riconosciamo. La Natura ha i suoi perché, che non sempre è necessario capire. A volte basta solo vivere. Sì, semplicemente vivere. Che non è cosa scontata. Lì risiede lo sforzo maggiore, la più forte delle resistenze: vivere la vita, nella gioia e nel dolore. E se Lei – la vita – ci consegna il silenzio, la solitudine, il pianto, per quanto difficile sia, proviamo a guardare oltre l’apparenza. Cerchiamo di penetrarlo quel silenzio, quella solitudine, quel pianto. Entriamoci a occhi aperti e vediamo cosa vogliono mostrarci. Ogni esperienza vuole consegnarci un dono, se noi siamo capaci di accoglierlo. E teniamo presente che l’esperienza siamo noi stessi, qualunque siano i contesti vissuti, all’interno prima e all’esterno poi.
Noi riteniamo la Poesia una tra le migliori compagnie che l’Uomo possa avere. Ringraziamo, dunque, la poetessa e le sue poesie per essere stata spunto di profonda riflessione umana.
La nostra preghiera è che la solitudine possa essere amica e non nemica e possa il pianto rigenerare l’interno degli occhi, dove una sola cosa li fa brillare in trasparenza: l’anima.

 

Riflessi in solitudine
Federica Voi
Narcissus, 12 dicembre 2013
Pagine 60
Prezzo ebook € 1,99

 

Monica Murano

Giornalista e poetessa