La natura esposta – Erri De Luca

Erri De Luca è tornato. Ma non solo con un nuovo romanzo, così come s’intende quando si parla di scrittori. È nuovamente fra noi con tutto il suo “sentire”, dopo le laboriose vicende giudiziarie che lo avevano coinvolto e tenuto lontano, per forza di cose, dalla scrittura. Perché, a sua detta, egli è uno di quegli autori che quando scrive ha bisogno d’isolarsi e volgere le spalle al mondo intero, al fine di entrare anima e corpo in una storia di cui conosce solo la traccia, ma che non sa come andrà a finire.

I racconti del partenopeo De Luca si sviluppano strada facendo e prendono pieghe impreviste; portano leggermente fuori strada, come vivessero di vita propria. Quindi, ecco perché il racconto di un amico scultore che vive in Alto Adige, e che lo aveva piacevolmente colpito, viene rielaborato e portato alla luce ne La natura esposta (Feltrinelli, settembre 2016), soltanto a un anno dal loro incontro. Quando, risentendo quell’aneddoto, De Luca si è reso conto che attendeva solo lui. D’altra parte, amici e conoscenti dello scrittore sono avvertiti: «Da questo momento tutto quello che dite potrà essere usato a mio vantaggio», sono le parole che rivolge sempre loro, prima di iniziare qualunque conversazione. Come un poliziotto che legge al reo i suoi diritti, perché gli scrittori sono così, attingono linfa vitale da ogni esperienza, riportandola nero su bianco, con l’ausilio della fantasia.
E quindi veniamo a questa storia. Breve, come sono spesso i libri di De Luca, quasi egli fosse un ospite nella vita del lettore, che si preoccupa di congedarsi prima di venire a noia.
Il protagonista non ha nome, ma è sulla sessantina. Ha svolto molti lavori nella sua vita, fra cui il minatore. Non possiamo definirlo proprio uno scultore, poiché si è occupato più che altro di aggiustare statue mutilate – un naso, una mano, un piede.

«Abito vicino al confine di Stato, sotto montagne sapute a memoria. Le ho imparate da cercatore di minerali e fossili, poi da scalatore. L’incerto guadagno mi viene dal commercio di quello che trovo e da piccole sculture in pietra e legno.»

Senza dubbio egli è un artista, poiché quando viene incaricato dal parroco di un paese in cui ha trovato asilo di restaurare un crocifisso – opera di uno scultore del periodo della Prima Guerra Mondiale –, s’immerge talmente nel “pezzo” da arrivare a sentire, toccare e sperimentare tutto attraverso la sua stessa persona. Ecco quindi che quella “natura” – in napoletano ha proprio il significato di organo genitale – censurata negli anni attraverso un panneggio, ora deve risorgere a nuova vita. Deve essere forgiata ad immagine e somiglianza di un uomo morente, sulla croce, che non ha alcuna possibilità di coprirsi e quindi, per questo, ancora più degno di pietà. L’accenno di erezione, che il tentativo di opporsi alla morte fa trasparire, deve essere visto non come simbolo erotico, bensì come estremo baluardo: qualcosa che va oltre la vita. E sarà premura di questo scultore coscienzioso, riportare sul marmo la dignità di un uomo morente, prima ancora di ogni altra allusione.

«Torno con gli attrezzi e inizio a scalpellare la copertura. È un granito che si stacca a schegge. Sta ben ancorato ai fianchi, con un po’ di vuoto sul ventre magro. Infilo lo scalpello in questo spazio e con i giusti colpi spezzo e tolgo. Ne resta sulle ossa del bacino e sopra la natura. Cerco di salvare ma il panneggio ci sta ancorato sopra. Batto di scalpello tutto intorno e i colpi mi rintronano nel corpo, come se scalpellassi il mio bacino.»

È vero, il racconto è breve, ma De Luca mette al fuoco davvero “tanta roba”. La vicenda degli immigrati clandestini che sperano di espatriare in luoghi più sicuri, al di là dei valichi montani; un racconto teologico che definisce ed approfondisce molti particolari della storia antica, sebbene l’autore non sia religioso – almeno, non nel senso del termine. Un piccolo “giallo nel giallo”, poiché un giornalista denuncia il nostro protagonista e lo costringe a lasciare la sua vita in montagna per una località di mare, dove egli si dedicherà appunto a restaurare il crocifisso; fino all’incredibile vicenda di qualcuno che lo vuole morto e che porta a diffidare di giovani donne, interessate a uomini molto più grandi.
Erri De Luca è stato mio “ospite” per due soli pomeriggi, tanto ci ho messo a leggere il suo libro. Non credo che gli avrei chiesto di restare. Per me si è fermato il giusto tempo, così come aveva previsto lui, con lungimiranza. Però lo vorrei ringraziare per questa storia, e penso che farò tesoro di tutte le sue nozioni.

La natura esposta
Erri De Luca
Feltrinelli, settembre 2016
Pagine 124
Prezzo di copertina € 13,00

 

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa