Passaggio in Sicilia – Massimo Onofri

Una Sicilia altra, sfaccettata, inusitata è quella che emerge, col suo sorprendente itinerario di cittadine sparse come isole di un arcipelago, dall’ultima prova di Massimo Onofri, Passaggio in Sicilia (Giunti 2016), una specie di completamento interiore – e per certi versi anche un approfondimento – del precedente Passaggio in Sardegna (2015).

Sardegna e Sicilia, luoghi dell’anima in armonica compresenza, cari all’autore che ne interpreta l’essenza, iscrivendoli in un personalissimo viaggio esperienziale in partenza dalle radici, dalle suggestioni di tradizioni familiari riscoperte, e capace via via di toccare e accogliere il dato individuale, che si scinde di volta in volta in valore dell’amicizia, esperienza professionale, predilezione per i paesaggi, storia personale, propensioni culturali.
Ci sono Palermo inesistente, Cefalù di arte e di mare, Marsala garibaldina, Enna secolare, Siracusa struggente, Catania vitalissima, Messina astratta, e molti altri centri e città, percorse nei parchi lussureggianti, nelle vie strette, nelle piazze ventose, nei lungomare mediterranei, nelle chiese barocche, sempre in cerca di un genius loci da incontrare nuovamente e da partecipare al lettore. E quello stesso viaggio che Onofri ha voluto artisticamente definire “passaggio”, come a significare una toccata e fuga, l’impossibilità umana di abbracciare, anche se con molto e attrezzatissimo eloquio, l’inesauribile essenza di un luogo, specie se amato, ha proprio tutte le caratteristiche dell’attacco di un romanzo: una partenza all’insegna dell’avventura, una comitiva pronta a lasciarsi incantare da curiosità, usi, specialità gastronomiche e bellezze artistiche, un “protagonista” aperto e ben felice di cedere occasionalmente il testimone della guida a personalità del luogo che non aspettano altro che di svelare i segreti dell’isola al gruppo di viaggiatori.
Il discorso letterario informa e illumina l’intero attraversamento della Sicilia, ma ci sono tanti altri stimoli da poter seguire: il filone artistico, la linea politico-civile, quella più squisitamente turistica della tradizione culinaria, quella altrettanto pertinente al viaggiare dell’attenzione al dato urbanistico-architettonico, quella paesaggistica.

Ustica da Palermo non si vede quasi mai: epperò, quando si lascia avvistare, con quelle acque continuamente disintossicate dalle correnti, con quel suo paradiso subacqueo immacolato, è capace di richiami perentori e irresistibili. Non per i palermitani, però: se si sta a quel che ne scrive Roberto Alajmo nel suo L’arte di annaccarsi. Un viaggio in Sicilia (2010), l’arte, cioè, di muoversi e andare il più lontano possibile, ma spostandosi il minimo necessario, laddove, in siciliano, naca significa culla. Ma torniamo ai palermitani, per i quali Ustica è così presente che, forse, non c’è nemmeno bisogno di andarci: «Troppo vicina, troppo facile da raggiungere, al punto che non la si raggiunge mai». Un’isola, insomma, su cui si è sempre in procinto di andare, ma che sempre ci si scoraggia a raggiungere, come se, data la vicinanza, ci si dovesse e potesse andare a nuoto, anche se invece, a nuoto, sarebbe davvero troppo lontana. È così che l’isola si trasforma per i palermitani in una specie di allegoria: «la possibilità di un’alternativa alla terraferma».

In questo libro corposo, ipercolto, enciclopedico, e nello stesso tempo leggero come un diario intimo sorridente di osservazioni, incontriamo frotte di gente, vediamo chili di inquadrature, centinaia di facciate di palazzi, quadri, belle donne, e annusiamo in una movimentata girandola olfattiva zagare, carta stampata, cibi antichi, l’odor di morte delle mummie nelle cripte, il gran respiro del Mediterraneo giù alla marina, i vapori sulfurei dell’Etna, ed anche una certa scia di ricercati profumi francesi. La voce narrante è quasi demiurgica, e ci intrattiene per oltre 300 pagine andando e tornando, con movimento ondivago, attorno a fatti, personalità, aneddoti del mondo dell’editoria, flash di esperienze passate, conversazioni imprescindibili, prestigiosi premi letterari, amicizie dolcissime e durature. Notevole una tensione così curiosa tra raffinatezza del linguaggio e certi tic ricorrenti che costellano il discorso come a volerlo iscrivere in una tradizione più orale che scritta, di chiacchiera garbata e brillante più che di trattato. In pagine segnate da un’inesausta volontà di raccontare sfilano tutti gli attributi della sicilianità, dalla Magna Grecia sino a grandi scrittori come De Roberto, Tomasi Di Lampedusa, Sciascia, per non tacere della parentesi dedicata all’altrettanto autoctona mafia. Un’impresa così titanica, questa di attraversare e cogliere condensandola l’essenza di una terra e di tutta la sua cultura dai primordi alla contemporaneità, da sorprendere nei suoi risultati. Nonostante la mole, Passaggio in Sicilia scorre come un fiume scintillante.

 

Passaggio in Sicilia
Massimo Onofri
Giunti, 2016
Pagine 400
Prezzo di copertina € 18,00

Teodora Dominici

Articolista, collaboratrice editoriale free-lance e scrittrice in pectore