Mente Immortale – Ervin Laszlo e Anthony Peake

«La nostra coscienza – mente, anima o spirito – finisce con la morte del corpo? O forse in qualche modo continua, magari in un altro stato o dimensione dell’universo?». «Chi e che cosa siamo se la nostra coscienza può sopravvivere oltre il nostro corpo?».  

Queste sono le domande a cui in qualche misura rispondono i due ricercatori, Ervin Laszlo e Anthony Peake, attraverso osservazioni di laboratorio, delle quali alcune sono state documentate.
Sono diversi gli studiosi e i ricercatori che hanno voluto esaminare la coscienza che riesce a comunicare dopo la morte fisica. Da quello che le evidenze rivelerebbero, si tratterebbe di una coscienza incorporea, ma – come si domandano gli autori del testo –, «quando confrontiamo le evidenze con le ultime scoperte delle scienze naturali, che genere di spiegazioni abbiamo a disposizione per decifrare la possibile persistenza della coscienza oltre il cervello e il corpo e per il contatto e la comunicazione con tale coscienza?».

Il volume, di 192 pagine, si presenta suddiviso in tre parti: nella prima si discutono “le prove”, quindi la coscienza oltre la morte cerebrale, dove gli autori traggono una prima conclusione:

«sembra che nell’esperienza di premorte, nella percezione di apparizioni o visioni, nella comunicazione post mortem, nella comunicazione attraverso un medium o strumentale, nel ricordo di vite passate e nell’esperienza della reincarnazione, ‘qualcosa’ venga sperimentato, contattato e comunicato con ciò che sembra essere una coscienza umana. L’evidenza ci dice che questo ‘qualcosa’ non è un passiva testimonianza dell’esperienza di una persona deceduta ma un’entità dinamica e intelligente che si esprime, scambia informazioni e può manifestare il desiderio di comunicare».

Da questa conclusione si deduce che sia il concetto di tempo e spazio, sia il concetto di mente e coscienza quali «fenomeni prodotti» dal cervello è bene che siano rivisti e in merito a queste revisioni, Laszlo e Peake, ritengono importante l’integrazione delle nuove scoperte scientifiche anche nelle scuole e nelle università, per camminare a passo con l’evoluzione dei tempi.
Ormai risulta chiaro che la scienza convenzionale ha posto dei limiti che, in realtà, non esistono. Ci sono sempre più scoperte, particolarmente nella Fisica Quantistica, ma anche nella Cosmologia, nella Neurologia, nella Biologia, nella Chimica, dove l’informazione è la verità prima, attraverso cui la materia può esistere nello spazio che noi conosciamo, insieme al tempo e le entità che si manifestano e si evolvono per opera di realtà più profonde, che vanno oltre la dimensione spazio-temporale.

«I rishi (veggenti) dell’India vedevano la dimensione profonda come il quinto e fondamentale elemento dell’universo. Lo chiamavano con il termine sanscrito Akasha».

Ma come è risaputo, l’intuizione di una realtà più profonda ha origini datate nel tempo.
Ed eccoci nella seconda parte del volume a cercare le intime connessioni di questa intuizione. Dai filosofi ai matematici, agli scienziati, tra cui Platone, Pitagora, Tesla, Steiner, Einstein, ma anche scrittori e poeti, artisti e scienziati di tutti i tempi hanno vissuto la fiamma di tale intuizione, creando capolavori e invenzioni fondamentali per l’evoluzione dell’umanità. E come non citare Giordano Bruno, che nell’epoca moderna «portò il concetto di dimensione profonda nell’ambito della scienza», fino ad arrivare nella seconda metà del XX secolo, periodo in cui i fisici si inoltrarono in ciò che viene definito l’inosservabile, scoprendo i quanti, che non sono mai indipendenti – nonostante siano dotati di massa propria – ma sono parte di una matrice (matrix) unificata che è alla base dello spazio e che è conosciuta come «campo unificato, grande unificazione, nuovo etere o plenum cosmico». Tale matrice contiene tutti i campi e le forze, le costanti e le entità che si manifestano nello spazio-tempo. Come gli stessi autori scrivono, «Nel nuovo paradigma che qui analizziamo, la matrice è la profonda dimensione cosmica: “l’Akasha”».

In merito a questa analisi, i ricercatori riportano la bellissima parafrasi dei figli, presente nel libro Il Profeta di Khalil Gibran:

«La vostra coscienza non è la vostra coscienza.
È la manifestazione dell’anelito dell’universo verso se stesso.
Viene a voi attraverso di voi ma non da voi».
(«I vostri figli non sono i vostri figli
Sono i figli e le figlie dell’anelito della vita verso se stessa
Essi vengono attraverso di voi ma non da voi».)

La coscienza, dunque, è un elemento intrinseco dell’Akasha. È parte dell’Intelligenza che pervade il cosmo.

«La coscienza appare nello spazio e nel tempo come una manifestazione localizzata e tuttavia non circoscritta, Erwin Schrodinger lo disse chiaramente: la coscienza è una, non esiste al plurale».

Se ne trae che noi – l’umanità – siamo la dimensione della nostra coscienza.
Volendoci inoltrare… «Le particelle e le entità composte da particelle sono parte del mondo manifesto, mentre la cosienza che può essere associata a esse è un elemento della dimensione profonda» (Akasha, coscienza cosmica). Quindi «Il cervello non produce la coscienza; esso la trasmette e la mostra».
Altro spunto interessante e importante è quello dell’osservazione e della sperimentazione, ossia, il cervello si può osservare, la coscienza non si osserva, bensì si sperimenta.

«La coscienza non esiste soltanto se associata con il cervello perché può persistere oltre di esso. Se la coscienza fosse prodotta dal cervello cesserebbe quando essa cessa di funzionare.Tuttavia abbiamo visto che in certi casi rilevanti la coscienza continua a esistere anche dopo il cervello. Questa non è anomalia. La coscienza – ripetiamo – non è parte del cervello e non è prodotta dal cervello.  È semplicemente trasmessa e mostrata da esso ed esiste indipendentemente dal fatto di essere trasmessa e mostrata da esso».

Essa è, quindi, informazione eternamente in movimento. Non a caso «nulla si distrugge. Tutto si trasforma». «La coscienza associata al cervello è una manifestazione localizzata dell’Akasha, la dimensione profonda dell’universo». Da qui ci si inoltra nella terza parte del lavoro.

«L’obiettivo della parte finale di questo studio è quello di esplorare le conoscenze scientifiche esposte nella seconda parte per la loro capacità di illuminare i fenomeni al di là del cervello esaminati nella prima parte.
[…] Poiché la nostra coscienza individuale è una parte integrante dell’Akasha olograficamente correlata, tutto ciò che avviene nella nostra coscienza è integrato ad altri casi di coscienza localizzata nell’universo».

Ci viene in mente la poetica frase di Francis Thompson: «Le cose sono unite da legami invisibili: non si può cogliere un fiore senza turbare una stella».
Quindi, «benché non si possa far rivivere un organismo una volta entrato nello stato terminale, i magazzini della sua memoria potrebbero essere stati salvati nell’Akasha e potrebbero venire “richiamati” – rivissuti – da qualsiasi organismo con un cervello attivo e un sistema nervoso. Tutto ciò che nel flusso di sensazioni, sentimenti e informazioni costituisce una coscienza umana viene “salvato” in quella dimensione profonda».
Gli studiosi, per far capire più semplicemente questa dinamica, portano l’esempio del computer: l’hard disk potrebbe simbolicamente rappresentare l’Akasha e il monitor la manifestazione olografica della coscienza localizzata. Inoltre, fanno riferimento alla rete internet, che «non è presente ai nostri sensi, – ma – è una rete – ossia informazioni cerebrali – invisibile che comprende, salva e mostra tutti i file che sono stati caricati in esso». Pensiamo, per esempio, al lavoro degli psicologi e psichiatri transpersonali.

«I sentieri del viaggio della coscienza oltre il corpo sembrano divergere ma alla fine forse convergono. Anche se c’è un ciclico ritorno all’esistenza terrena attraverso la reincarnazione per dei periodi di prova e di perfezionamento, quando quel ciclo è completo la coscienza umana torna da dove è venuta: all’Akasha, la dimensione profonda e la piena coscienza dell’universo».

Il libro si conclude con una Postfazione molto interessante, che ci vede curiosi lettori di una breve storia sulle ere umane, in cui si penetra un argomento per molti surreale, l’immortalità, seguito da un’Appendice altrettanto importante che ci trasmette delle “Conferme da fonti straordinarie” ricevute da noti medium attraverso una serie di sedute, che hanno canalizzato un’intelligenza extraterrestre comunicante informazioni fondamentali per l’umanità.
La prima parte di questo libro potrebbe annoiare, ma nell’andare oltre risulta coinvolgente, offre sensibili spunti di riflessione e conferme scientifiche su realtà multidimensionali. Pertanto vi invitiamo a leggerlo con spirito libero e privi di giudizi personali e vecchie e ormai inutili concezioni.

 

Mente Immortale
Ervin Laszlo e Anthony Peake
il Punto d’Incontro, agosto 2016
Pagine 192
Brossura € 10,90
Ebook € 3,49

 

Monica Murano

Giornalista e poetessa