Dove porta la neve – Matteo Righetto

«Capì che era proprio lui la persona giusta, l’anima candida, la vita alla quale dedicare finalmente qualcosa lasciando il segno di un gesto d’amore, un gesto riparatore. Sentì forte il desiderio di fargli un dono, anche a costo di mentire, ché le menzogne a fin di bene, esattamente come i romanzi, sono più pure di ogni verità.»

Matteo Righetto, insegnante di Lettere padovano che scrive articoli culturali per Il Foglio, è tornato in libreria con un racconto poetico molto delicato. Dopo La pelle dell’orso, il suo romanzo più conosciuto grazie anche ad una recente trasposizione cinematografica, è la volta di Dove porta la neve (Tea, gennaio 2017), una storia tenera, fatta di solitudine e di povertà, ma allo stesso tempo anche di coraggio e serenità. Perché ci vuole stile anche nel vivere le avversità, e soprattutto perché un montanaro non molla mai, vero e proprio “mantra” della storia.

Due persone che più diverse non si può, si incontreranno per vivere la più incredibile avventura di Natale della loro vita; un viaggio che cambierà il loro destino e la loro concezione dell’esistenza. Carlo ha quarantotto anni ed è affetto dalla sindrome di Down. È un “puro di cuore”; un personaggio davvero commovente nella sua ingenuità, poiché non conosce la menzogna e non è stato intaccato dalla perfidia del genere umano. Nicola è un settantaquattrenne che vive solo e di stenti. Talvolta riesce a procurarsi dei lavoretti saltuari, tipo impersonare Babbo Natale davanti ad un centro commerciale, al fine di guadagnare qualche soldo e poter vivere dignitosamente. Quel centro commerciale che sta proprio di fronte alla casa di Carlo, il quale ha sempre creduto nell’esistenza di Babbo Natale e, quando dalla finestra lo vede, non esita a chiedergli aiuto per un regalo che vorrebbe fare alla madre. Quest’ultima, Nora, è molto anziana ed è ricoverata da tempo in ospedale, ormai in fin di vita.

La trama è ambientata a Padova, nella notte di Natale più “nevosa” che si ricordi. Nicola e Carlo intraprenderanno un viaggio con la vecchia 124 scassata di Nicola, mentre la neve cade copiosa ed infuria la bufera. Comunque andrà, ne usciranno cambiati, e Nicola potrà finalmente dare sfogo al suo istinto paterno troppo a lungo celato.
Matteo Righetto scrive di cesello: annota solo l’essenziale. Anzi, narra col pennello, come se dipingesse a piccoli tocchi colorati di bianco una realtà ovattata, che emerge a poco a poco e scava un solco. Profondo, che fa breccia nel lettore.
Passato e presente si fondono, con arte, e la storia del viaggio di Nicola e Carlo si alterna a quello intrapreso dalla mamma di Carlo nel 1951, quando il suo paese in montagna è stato bloccato dalla neve per giorni. Questa donna moribonda, eppure estremamente vitale ed essenziale per la narrazione, avverte un’estrema necessità di raccontare ad una giovane volontaria le sue memorie.

La montagna è una tematica che ricorre spesso, nelle opere di questo autore. Come simbolo di difficoltà da superare, di tenacia e di un isolamento che porta all’introspezione.
Carlo e Nicola sono due persone che prima di tutto sanno stare da soli con se stessi, e che in un determinato periodo della loro vita, decidono di unire le loro solitudini. Ne esce un abbraccio la cui eco sarà difficile da dimenticare.
Una lettura consigliata. Anzi, consigliatissima.

 

Dove porta la neve
Matteo Righetto
Tea, gennaio 2017
Pagine: 148
Brossura: € 13.00

 

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa